10 ottobre 2024

Verdi e i legami con territorio cremonese: dal 10 ottobre al 21 dicembre a Busseto la mostra documentaria con i carteggi inediti

Da oggi, giovedì 10 ottobre (giorno in cui ricorre l’anniversario della nascita del maestro Giuseppe Verdi) e fino al 21 dicembre, a Busseto (Parma) nelle sale monumentali della storica biblioteca della Fondazione Cariparma, è aperta al pubblico una importante mostra documentaria con importanti legami e riferimenti anche alla storia e alla cultura cremonese.

L’esposizione, dal titolo “Pregiatissimo Signor Canonico… La vita dei coniugi Verdi nelle lettere di Giuseppina Strepponi a Don Giovanni Avanzi”, è visitabilecon visite guidate, fino a sabato 21 dicembre ogni seconda domenica del mese all’interno del ciclo “Meravigliosa Biblioteca” e ogni sabato pomeriggio alle 16.30. La storica Biblioteca di Busseto, che conta oltre 86mila volumi, conserva un inedito carteggio formato da un centinaio tra lettere e bigliettini che Giuseppina Strepponi, seconda moglie del Maestro Verdi, scrisse tra il 1861 e il 1895 a don Giovanni Avanzi.

Originario di Soarza, già parroco di Vidalenzo e canonico della Collegiata di Busseto, il sacerdote fu una delle persone più care e vicine ai coniugi Verdi, che lo stimavano per la vasta cultura. Il Maestro scrisse di lui al senatore Piroli nel 1882: “Voi conoscete l’Avanzi e sapete, che oltre essere dottissimo è liberale quantunque prete, ed onestissimo. Dove sono mai i preti dei villaggi, e dei piccoli paesi che sappiano qualche cosa. Avanzi è un fenomeno, ed i preti dovrebbero accusarlo per troppo sapere”. In mostra, nelle sale monumentali della Biblioteca, sono esposte le lettere più significative per il contenuto ideologico e religioso, per le testimonianze di carità e per i riferimenti alla politica nazionale e locale. L’esposizione non trascura la cronologia artistica di Verdi, che fa sempre da sottofondo, come gli avventurosi viaggi in Russia, a San Pietroburgo del 1861 e 1862 in occasione della prima rappresentazione de La Forza del destino.

Nel carteggio sono incluse anche tredici lettere della sorella Barberina Strepponi, che morì a Cremona dove abitava il 4 settembre 1918 (ed è tuttora sepolta nel cimitero cittadino) e sette della contessa Clara Maffei, oltre a due bigliettini dello stesso Verdi. A completare l’allestimento sono alcune riproduzioni delle non frequentissime immagini pittoriche o fotografiche di Giuseppina Strepponi, compagna, consorte e amica di Verdi, che fu accanto al Maestro fino al novembre del 1897 e che riposa accanto a lui a Milano nella Casa di Riposo per Musicisti. La mostrasi inserisce nella programmazione di Verdi Off e Verdi 10/10. 

Per quanto riguarda la figura di Barberina Strepponi (nata a Monza il 15 gennaio 1828 e morta a Cremona il 4 settembre 1918), è noto che Verdi, durante i suoi viaggi a Cremona (che era per lui il luogo degli affari) si recava spesso a trovarla nella sua abitazione di corso Cavour, dove ora sorge la Galleria XXV Aprile. Le sue finestre davano verso la strada, in corrispondenza della sede della Camera di Commercio ed il Cigno era attirato anche dai marubini che destavano la sua ammirazione. Da oltre cento anni Barberina riposa nel quinto androne della crociera di levante del cimitero cittadino e la sua tomba è costituita da una semplice lastra marmorea con una croce quasi del tutto cancellata   ed una sola epigrafe: Barberina Strepponi, una prece. Vi è inoltre riportata la data della morte: 6 settembre 1918 anche se secondo alcuni storici sarebbe invece morta il 4.

Barberina era la sorella minore di Giuseppina, cognata di Giuseppe Verdi e, come scrive Fabrizio Loffi nel suo articolo (leggi qui) esiste  una foto dell’archivio Ricordi che la ritrae nel 1900 nel giardino di Sant’Agata, alla sinistra dell’anziano, illustre parente che, compiaciuto, seppur irrigidito in una posizione del tutto innaturale, guarda con un sorriso arguto nell’obiettivo. Lei, Barberina, è l’unica vestita di nero, anche se, dalla posizione che occupa nell’immagine, è anche l’unica che possa godere della familiarità col maestro. Gli altri si atteggiano in posa, fingendo una innaturale naturalezza: chi ha le mani in tasca, chi infilate nel panciotto, ostentando un atteggiamento quasi sfrontato. Lei no, guarda nell’obiettivo con un sorriso spontaneo, le dita delle mani che giocherellano con il cameo di un lungo collier. 

Sorella minore di Giuseppina e nata cinque mesi prima del licenziamento del padre Feliciano dal posto di maestro di cappella ed organista del Duomo di Monza, era caratterizzata da uno stato di salute particolarmente precario, affetta tra l’altro da corea elettrica, una malattia nervosa cronica per la quale tenne in costante apprensione i coniugi Verdi, che più volte la ospitarono nella villa di Sant’Agata (desolatamente e tristemente chiusa da due anni) e si recarono con lei a Montecatini Terme ed a Tabiano bagni, mentre Giuseppina, anche negli ultimi anni di vita quando la sua salute era declinante, la raggiungeva spesso a Cremona.

Dopo la morte della sorella rimase in contatto col maestro Verdi e, probabilmente, l’ultima lettera  scritta dal maestro Verdi con una calligrafia incerta è diretta proprio a lei. “Sono da quasi quindici giorni in casa perché ho paura del freddo!! Io sto abbastanza bene, come in passato, ma ripeto ho paura del freddo! Oggi però è una bella giornata ma io sono ferocemente attaccato alla mia sedia e non mi muovo. Tu pure fai bene a stare ritirata e mi spiace che la tua stanza sia così impropria. Speriamo che le belle giornate come questa d’oggi continuino e così saremo liberati anche dal freddo. Io scrivo poco perché lo scrivere mi affatica ma tua che hai la mano ferma scrivimi”. Queste le parole scritte dal Cigno, datate 8 gennaio 1901: il maestro morì diciannove giorni più tardi. Tra l’altro al punto 12 del testamento del maestro stesso, datato 18 maggio 1900, si legge: “Lascio alla Barberina Strepponi, mia cognata, dimorante a Cremona, vita natural durante l’usufrutto del fondo denominato Canale, dell’estensione di circa centodiciotto biolche, da me comperato dal signor Pedrini Francesco di Cortemaggiore con rogito Dott. Carrara Angelo di Busseto, e lego la proprietà del fondo stesso alla signora Peppina Carrara maritata Italo Ricci, figlia primogenita della Maria Verdi maritata con Alberto Carrara”

Per la cronaca, a proposito di lasciti testamentari, va ricordato che Barberina Strepponi lasciò tutti i suoi averi al Seminario di Cremona. Per quanto riguarda la corposa corrispondenza che si conserva a Busseto, ora al centro della mostra allestita fino al 21 dicembre, vi è anche una lettera  del 17 gennaio 1870 in cui Giuseppina Strepponi, che in quei giorni era a Genova, avverte il canonico della morte della madre Rosa Cornalba, avvenuta a il 13 gennaio 1870 Cremona (dove la donna viveva, evidentemente, insieme a Barberina). Nel testo la Strepponi evidenzia che la morte è avvenuta “come lampada a cui manchi alimento” e chiede al sacerdote, definendolo “buono e venerato amico” di pregare con lei e con Barberina. Per quanto riguarda invece la corrispondenza partita da Cremona, a firma di Barberina Strepponi  spiccano in particolare due documenti: in uno di questi Barberina si rammarica per la morte della nipote del canonico e nell’altra, datata 1887, invece, si felicita con lui per l’avvenuta nomina a Cavaliere della Corona d’Italia. Interessante anche una lettera del 1868 in cui la contessa Maffei di Milano informa l’Avanzi delle ottime condizioni di salute di Alessandro Manzoni.

L’occasione della visita alla mostra documentaria può essere anche favorevole per ammirare, nello storico palazzo del Monte di Pietà i due grandi lunettoni ad affresco del cremonese Angelo Massarotti, tra le più notevoli figure della pittura cremonese del tardo Seicento. I due lunettoni si trovavano, originariamente, sotto al portico del palazzo. Negli anni Ottanta del Novecento sono tuttavia stati strappati dal muro e collocati al primo piano del palazzo di proprietà della Fondazione Cariparma. Sono entrambi molto deteriorati (ma chissà che non si possano gettare le basi per un loro restauro) ma comunque significativi e meritevoli, nel ricordo di un grande pittore cremonese che merita di essere conosciuto, valorizzato, promosso. I due affreschi risalgono al 1682 e raffigurano la “Pietà” e il “Martirio di San Bartolomeo”, patrono della città e della parrocchia di Busseto.  La tradizione, tra l’altro, ci ricorda che nei panni di uno dei carnefici di San Bartolomeo il Massarotti avrebbe utilizzato il volto di un esponente della storica comunità ebraica locale. La persona in questione, stando sempre alla tradizione, non gradì particolarmente la cosa, ma ormai l’opera era compiuta. Per ulteriori approfondimenti sulla figura del Massarotti si consiglia la lettura di questo articolo.

Per informazioni e prenotazioni, tel. 0524 92224 –Mail: biblioteca.busseto@fondazionecrp.it

Eremita del Po

Paolo Panni


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