Cade quest'anno il terzo centenario della scomparsa di Angelo Massarotti, genio barocco. Potrebbe essere l'occasione per restaurare il suo grande affresco a S. Benedetto
Cade quest’anno il terzo centenario della morte di Angelo Massarotti, il più grande pittore barocco cremonese, ma nessuno sembra essersene ricordato. Eppure è a lui che si deve quello che gli studiosi hanno individuato come il ritratto del giovane Antonio Stradivari, raffigurato tra i personaggi della grande tela sulla controfacciata della chiesa di S. Agostino. Il dipinto del 1689, che raffigura Sant’Agostino mentre consegna la regola a una folla di fedeli e religiosi, è stato ritenuto da Lanzi il capolavoro di Massarotti e raffigura al centro Agostino seduto su un trono barocco, circondato da un vivace e numeroso gruppo di prelati, esponenti di ordini religiosi e personaggi d'alto rango, che sono disposti in varie pose e vestono splendidi abiti dell'epoca all'interno di un porticato sormontato da un architrave curvilineo. Sempre per la chiesa di sant'Agostino a Cremona Massarotti avrebbe dipinto la sua ultima opera. Si tratta di un sant'Agostino che medita sul mistero della Trinità, che è conservato nel presbiterio. La grande tela, rimasta incompiuta, ricorda nei toni incupiti e gravi la versione, più sottilmente malinconica, che Lanfranco aveva realizzato per la chiesa romana di S. Agostino. Ma la sua opera sicuramente più famosa dipinta verso il 1702, è il grande affresco che raffigura la Gloria di San Benedetto, nella chiesa omonima, che rischia di essere totalmente dimenticato e danneggiato dalle infiltrazioni d’acqua. L'affresco fu restaurato nel 1986 da Marcello Bonomi di Nembro di Sotto, grazie ai fondi del Rotary Club cremonese, in occasione dei 60 anni dalla fondazione, per volontà del presidente di allora, Piero Negroni, sostenuto, fra gli altri, da Bruno Solzi e altri soci. Il restauro venne consegnato alla città nella persona del sindaco Zaffanella, il 10 maggio 1986. All'epoca era previsto il recupero funzionale del complesso di San Benedetto mediante il completo utilizzo, sia della chiesa esterna, sia di quella interna. Dal restauro del 1986, in assenza di una costante manutenzione ed areazione dell’ambiente la situazione è andata degradandosi, a causa della mancata cura del tetto, e delle precipitazioni atmosferiche. A tutto questo si è aggiunta la nevicata del febbraio 2015, che costituita da neve pesante e bagnata, aveva trascinato molti coppi fuori sede. Il risultato finale è la precarietà della copertura e il conseguente degrado dell'affresco del Massarotti.
Figlio di Bartolomeo, Angelo Massarotti nacque nel 1654 a Cremona. Verso il 1667 il padre lo avviò allo studio della pittura sotto la guida di Agostino Bonisoli, che dirigeva un'Accademia del nudo alla corte del marchese di Bozzolo. Tra il 1673 e il 1674 soggiornò a Faenza governata da Gianfrancesco Rota un nobile prelato di origine cremonese. Grazie ai buoni uffici di Rota, nel 1674 Massarotti giunse a Roma per poter frequentare l'Accademia di S. Luca. Dopo aver frequentato Carlo Ciagni, passò alla scuola del pittore reatino Carlo Cesi, un seguace di Pietro Berrettini. A Roma migliorò la sua formazione rileggendo le opere del Genovesino e copiando soprattutto le opere di Raffaello. Manifestò anche un certo interesse per le composizioni più dinamiche e teatrali di Pietro da Cortona e di Giovan Battista Gaulli. Fra il 1679 e il 1680 eseguì la decorazione della cappella di famiglia del medico piceno Giovanni Tiracorda dedicata a santa Lutgarda in S. Salvatore in Lauro. Nel 1680 Massarotti fu ammesso all'Accademia di S. Luca. Nel gennaio del 1681 divenne membro del l'Accademia dei Virtuosi al Pantheon. Nel 1681 ritornò a Cremona, dove con Francesco Bocaccino divenne protagonista della vita culturale cremonese. Intorno al 1686 per la chiesa di S. Ilario dipinse, su commissione di Felice de Pardo, governatore spagnolo di Cremona tra il 1675 e il 1688, un quadro con l'immagine della Vergine Immacolata con S. Nicola da Tolentino, due santi monaci e le figlie del committente. Si tratta di un'opera ben strutturata, in cui l'impostazione marattesca è vivacizzata dal recupero del naturalismo del Genovesino, che si nota nei volti di san Nicola, che raffigura quello del committente, della santa monaca, che raffigura Margherita Schinchinelli, moglie del governatore, e dei bambini in primo piano. All'inizio del Settecento realizzò le tele per la chiesa gesuitica dei santi Marcellino e Pietro.
Nel 1709 il risulta essere priore della Confraternita della chiesa dei santi Egidio e Omobono a Cremona, dove decorò la cappella dei santi Apostoli Pietro e Paolo con una pala d'altare. Nel 1715 dipinse per i teatini di S. Antonio Abate nove tele con episodi della Vita e dei miracoli di S. Andrea da Avellino. L'ultima opera documentata del Massarotti è il S. Agostino che medita sul mistero della Trinità, conservata nel presbiterio della chiesa di sant'Agostino. Il Massarotti morì a Cremona nel 1723 e venne sepolto, secondo la sua volontà, nella chiesa del monastero francescano del Corpus Domini. Il terzo centenario della scomparsa potrebbe essere l’occasione per valorizzare il ruolo di questo straordinario artista e la sua opera più famosa, il grandioso affresco di San Benedetto.
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commenti
Giancarlo potenza
7 agosto 2023 15:06
Perché’ non costituire un comitato per valorizzare il grande Massarotti nonché’ il suo grandioso affresco?
Daguati R.
8 agosto 2023 17:46
Ma a cosa serve avere un assessore alla cultura ?