5 maggio 2021

Alla ricerca di idee originali per sostituire il vuoto teatrale. Apriamo il sipario sulla “Burda”, la strega delle paludi

Iniziamo un muovo percorso, sempre in ambito teatrale, alla ricerca di soluzioni alternative, capaci di contrastare in qualche modo questi 15 mesi di pandemia. Dato che i teatri sono rimasti chiusi e gli artisti non hanno potuto esibirsi, cerchiamo di scoprire come si sono arrangiati e come hanno impegnato il loro tempo creativo.

Abbiamo incontrato Francesco Rossetti fondatore e responsabile del gruppo teatrale cremasco “Poiesis”, oltre che direttore artistico e collaboratore di rassegne e festival. “Poiesis” è un termine greco e significa propriamente il fare dal nulla; lo introdusse Erodoto con il senso di “creazione poetica”. La prima cosa che ha fatto Rossetti quando ci siamo incontrati è stata quella di recuperare un libro per leggercene un breve passaggio, questo: “Dopo il terzo segnale in sala si spengono le luci, si apre il sipario ed entra una maschera imprecisata della commedia dell’arte, ognuno immagini quella più cara a sé, Arlecchino, Balanzone, Brighella, Colombina, Stenterello ....Eccomi qui, davanti a voi, onorato pubblico”. Poi ci spiega che si tratta del prologo - sul palcoscenico - del libro di Vito Mancuso, che ha letto proprio in questo periodo di pandemia, dal titolo: “Il Coraggio di Essere Liberi”. In effetti, riflettendo, mai come in questo periodo si è parlato di desiderio e voglia di libertà. E aggiunge, sfogliando le pagine e cercando il mio consenso: "…di essere liberi per diventare veramente chi siamo”. Non fa una piega!

“Durante il lockdown – ci racconta Francesco - ho avuto momenti di disorientamento e di paura, ma bisognava reagire. Come tanti italiani vivevo parte della giornata a seguire le notizie e i costanti aggiornamenti fatti di numeri e percentuali sulla pandemia. In questo periodo di distanziamento sociale ho cercato di non isolarmi, ho mantenuto i rapporti con gli amici, ho letto, ho pregato, ho cercato di mettere insieme idee e progetti per non trovarci impreparati per la riapertura. Una bella mattina mi sono messo nel mio laboratorio, ho acceso una vecchia stufa a legna ed ho incominciato a ribaltare qualche baule; così mi sono messo a sistemare e restaurare i miei burattini di legno, dopo tanti spettacoli e tante botte prese ne avevano proprio bisogno. Poi mi sono detto, perché non riprendere una mia passione, quella della costruzione di maschere. Ricordo ancora che alle medie avevo fatto una maschera, era un guerriero greco, mi era venuto bene, ne son sempre stato orgoglioso. Non è la prima volta che pensavo di riprendere questa mia passione, ma i ritmi di lavoro me lo hanno sempre impedito. E’ stata la pandemia mi ha dato modo di rimettermi in gioco ed ho iniziato a lavorare. Lo spunto è arrivato da una richiesta, quella di realizzare delle maschere per la Compagnia teatrale di Crema “Gagio Volonté”, diretta da Gabriel Garcia Pavesi.

Eravamo stati noi a suggerire a Pavesi di provare a rivolgersi a Rossetti, anche perché sul nostro territorio non abbiamo individuato nessuno che fosse disponibile a realizzarle. Le maschere servono alla “Gagio Volonté” per il nuovo lavoro teatrale che stanno preparando, dal suggestivo titolo “Tananai e la Burda”. “Ho accettato con un po’ di timore e paura – ci spega Francesco – ma ora sono molto sereno perché il risultato, a detta dello stesso Gabriel è che sono spettacolari. In effetti devo dire che sono contento e orgoglioso del risultato”. Ce lo dice tirandone fuori qualcuna da una grossa valigia di cartone stesa a terra, che apre come fosse uno scrigno. E’ lo è davvero, perché si tratta di lavori veramente eccellenti, sia per fattura che originalità espressiva. “Da questi manufatti, mi è venuta anche la voglia di riprendere un progetto accantonato da tanti anni, per il quale sto coinvolgendo altri professionisti ed esperti, a partire dal dottor Andrea Ladina di Vaiano Cremasco, in qualità di consulente per le ricerche storiche e folkloristiche. Stiamo lavorando per realizzare una maschera che rappresenti i Burdù, la “burda”, che ha origine antichissime. I burdù, nel suo duro idioma dialettale, nasce dalla storia remota, possiamo dire “arcaica” del nostro territorio condizionato da secoli e secoli dalla presenza dell’acqua, delle paludi, dell’invaso del lago Gerundo. In altre parole è la maschera della “strega delle paludi” che tanto terrorizzava i bambini e che non era altro che una manifestazione di “animismo” verso gli elementi della natura (l’acqua in particolare). Le mamme, per paura che i bambini cadessero nell’acqua corrente di fossi e canali (e questo capitava purtroppo di frequente), trovandosi gli antichi abitanti dell’Insula Fulcheria circondati dalle acque, terrorizzavano i loro bambini dicendogli: “non avvicinarti all’acqua perché c’è la “burda”, cioè “la strega delle acque” che trascina le sue vittime sul fondo…”.

I “burdù”, dunque rappresentano ancora oggi, pur se quasi dimenticati, una delle più antiche maschere della pianura padana. Una storia affascinante perché nata dalla vita e dalle paure di tutti i giorni delle popolazioni del Gerundo. 

“Questo – aggiunge Rossetti, con giusto orgoglio - non è un progetto da realizzare una volta e basta; è un progetto ambizioso, che potrà coinvolgere molti appassionati e che toccherà vari temi tra cui l’ambiente in cui viviamo, la sua valorizzazione e le sue tradizioni popolari e folcloristiche. Il territorio in cui viviamo segato dalla presenza antica del lago Gerundo mette in scena fatti, uomini, tradizioni, sopravvissute e narrazioni quasi dimenticate, ma che appartengono al nostro dna. Da una maschera possiamo scoprire un universo intero. E’ il mio sogno di una vita poter lasciare in eredità un segno tangibile dopo tanti anni dedicati a lavorare per il teatro”. 

In questo percorso Francesco Rossetti si avvale di ottime collaborazioni artistiche, oltre a tanti altri amici che sta cominciando a coinvolgere. 

“Sì, ne ho parlato anche con Claudio Demicheli, sensibile e bravissimo musicista. Una persona però voglio ringraziare, Nora Oldofredi, che stimo tantissimo, un’amica, una regista e scrittrice di molti testi teatrali messi in scena in questi anni con il suo gruppo, “Le Piume” di Treviglio. Con lei stiamo seguendo un percorso che ci porterà alla fusione dei nostri due gruppi”.

Poiesis e Le Piume saranno, dunque, un unico gruppo che avrà come logo un sipario con al centro una figura sintetizzata, come se stesse per dire “Eccomi qui, davanti a voi, onorato pubblico” e che apre il sipario, nel segno di un nuovo inizio.

Un vero cantiere in piena attività quello di Rossetti, a cui, salutandoci, auguriamo di riuscire a realizzare al più presto i suoi bellissimi sogni, che sono anche una testimonianza culturale e artistica di grande valore.

Fausto Lazzari


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commenti


Agostino Melega

5 maggio 2021 14:33

Mi complimento per questa attenzione verso le radici preistoriche dei viventi di oggi, attraverso la dimensione e l'analisi folklorica, quale fonte straordinaria di studio orientata verso un mondo in gran parte ancora inesplorato.