23 marzo 2021

Che fanno le compagnie teatrali in tempo di pandemia? Gli attori raccontano "sosta" e creatività (prima parte)

Questo nuovo breve viaggio nell’artigianato teatrale in territorio cremasco prende spunto dal tremendo e infinito momento che stiamo vivendo e che vede il mondo della cultura fra i più penalizzati del vissuto sociale. Non è però un percorso polemico, non vogliamo contestare decreti né lamentarci di drammatiche chiusure, ma raccontare quel che tra mille difficoltà le compagnie e i gruppi teatrali cercano di fare in attesa di un ritorno, se mai ci sarà, alla normalità. 

Iniziamo da Bagnolo Cremasco, dove incontriamo il gruppo dei “Labor’attori in corso” diretti da Tarcisio Raimondi. E qualcuno magari si chiederà come mai ci permettiamo di incontrare compagnie, attori e registi in giro per il nord-est della provincia! No c’è problema, è una licenza che si prende chi scrive, è un modo di dire, perché in effetti siamo pressoché barricati nelle nostre case e i contatti sono quasi esclusivamente realizzati on line, con mail, watsapp, facebook and so on. “In questo prolungato periodo di fermo generalizzato degli eventi – ci dice Paolo Bertoletti, attore e addetto alla comunicazione del gruppo – ci stiamo preparando per la realizzazione del prossimo spettacolo teatrale che si chiamerà "T. D. Lemon", liberamente ispirato al testo "Novecento" di Alessandro Baricco”. La modalità di preparazione dello spettacolo, sotto l'esperta regia di Tarcisio Raimondi, ha avuto una genesi lunga e complicata, che ha comportato, prima la conoscenza completa del testo, poi la realizzazione di numerosi laboratori teatrali mirati, sia in presenza e successivamente con collegamenti online che hanno permesso di non perdere l’obiettivo del lavoro. I Labor’attori stanno approfittando di questo periodo per realizzare alcuni video con letture di favole per bambini, ma anche, dopo una versione rivisitata dell’Iliade, nella scorsa estate, video letture interpretate in occasione del 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri.

Da Bagnolo ci spostiamo a Vaiano Cremasco. “Questo è un momento difficile, di grande incertezza e precarietà, in cui tutto sembra frantumarsi, lasciando solo granelli di polvere pronti a disperdersi al minimo soffio di vento che agita una realtà fragile e smarrita”: sono le parole di Francesco Rossetti creatore e manager del gruppo "Poiesis" di Vaiano Cremasco, il quale, insieme a Nora Oldofredi, regista de "Le Piume" di Treviglio, hanno pensato di unire e intensificare le loro forze per offrire, attraverso un lavoro in comune, sollievo, aiuto e speranza. “Speranza – sostiene Francesco – in un mondo in cui ciascuno possa sentirsi inserito in una rete di comunione e di appartenenza”. Insieme si stanno dedicando alla realizzazione di una nuova opera che verrà messa in scena non appena le condizioni lo permetteranno. L'opera intitolata "Vite", vuole essere un messaggio di incoraggiamento per chi, credendo di essere finito ai margini, ha invece la forza di rialzarsi e di riscattarsi, stabilendo relazioni umane di valore e di vicinanza. Le Piume” di Treviglio sono un Associazione culturale con l’obiettivo di far vivere il teatro, fatto di lavoro e di passione per ricostruire il rapporto che lega tutti con il palcoscenico: coloro che raccontano storie e coloro che le ascoltano. “Ci stiamo dedicando – aggiunge Francesco – anche alla ricerca di storie popolari del nostro territorio, il cui ultimo lavoro in cantiere è la ricerca sulla fantastica storia della “Burda” e delle fantasticherie sui mostri del “Moso”. Il cantiere di Poiesis, come abbiamo avuto la fortuna di vedere, si sta animando di bellissime e suggestive maschere costruite a mano con ottimi risultati, che attendono di poter essere indossate sulla scena.

A Casaletto Vaprio c’è la compagnia teatrale “DalFilDaFer”, nata nel novembre del 2005, mettendo in scena, quasi per esperimento, la commedia musicale "Nell'isola della felicità". La compagnia, a quell’epoca, era composta da ragazzi dai 12 ai 20 anni e l'esperimento riscosse un ottimo successo. Poi iniziò a proporre, in media, uno spettacolo all'anno, facendosi conoscere sul territorio cremasco con le sue commedie divertenti e i suoi personaggi decisamente sopra le righe. Dopo l’adattamento di "Sister act", le commedie sono scritte e dirette da Samuele Zenone: da “Nusu l'é perfet”, attraverso “C'è posto per te”, “Tra 'l gnac e 'l pitac”, fino a “La sala d'attesa dei libri incompiuti” e l’ultimo “Terapia di gruppo”. “Al momento della chiusura dovuta alla pandemia – ci spiega Samuele – erano in corso le prove per una nuova commedia (di cui non si vogliono svelare i connotati) che, speriamo, possa essere portata in scena quanto prima. Jacopo, Marta, Andrea, Piero, Augusto e Samuele (questi i nomi dei componenti) negli anni hanno costituito un gruppo affiatato in grado di portare in scena, anche in dialetto, argomenti nuovi e lontano dai soliti stereotipi della commedia classica in vernacolo, lasciando anche ampio spazio all'improvvisazione. Ci divertiamo molto a vedere fin dove possiamo arrivare seguendo un'idea improvvisata sul palco e il pubblico apprezza. Speriamo di poter tornare a calcare un palcoscenico. Ne sentiamo il bisogno. Dopo quindici anni fermarsi così bruscamente non è stato facile ma, questo ci ha consentito di accumulare la voglia di tornare più carichi di prima. Perché il cuore è sempre nei teatri, anche se questi sono chiusi”. A Samuele, intanto facciamo i complimenti per il premio ottenuto al Giffoni Film Festival con il suo contributo alla realizzazione del cortometraggio diretto dal poliedrico artista romanenghese Pippo Crotti.

“In questo periodo di chiusura per Covid, quelli della Compagnia Teatro dell’Incontro di Postino di Dovera, hanno comunque deciso di proseguire l’attività teatrale attraverso i social (in particolare facebook e instagram). “In occasione delle ultime festività natalizie – ci fa sapere il coordinatore del gruppo, Francesco Fasoli – abbiamo postato ogni giorno una poesia letta e interpretata da un membro della Compagnia, mentre ora stiamo preparando un testo breve di Achille Campanile con prove a distanza mediante piattaforma social”. Una volta raggiunta una buona padronanza del testo il progetto prevede che ognuno registri la propria parte al proprio domicilio, per poi assemblare il tutto e dar vita allo spettacolo completo on line. “Le prove a distanza procedono con entusiasmo – aggiunge – e noi siamo fiduciosi nel buon esito del progetto”.

Al teatro di San Bernardino fuori le mura di Crema, incontriamo Giancarlo Molaschi e Fiorenzo Gnesi con la regia di Elisa Tagliati stanno mettendo in scena “Il calapranzi” di Pinter, opera complessa nella sua apparente banalità e che accompagna inquietantemente i tempi che corrono nella loro surrealtà quasi distopica: due personaggi in una stanza in attesa di un lavoro da eseguire e dettato da regole e ordini assurdi calati dall’alto che loro cercano di soddisfare senza criticità e senza discussione. “Mettere in scena uno spettacolo durante una pandemia – ci fa notare Elisa – è sicuramente una sfida sotto molti punti di vista. Le continue chiusure e limitazioni, oltre a provocare sofferenza e preoccupazione, hanno consentito però, dilatando i tempi di preparazione, un lavoro più approfondito sul testo, sulla scenografia e sulla recitazione degli attori, per cercare di offrire un'interpretazione il più ricca possibile di sfumature della tragica ambiguità pinteriana. Le prove in teatro sono state intervallate da quelle online dando la possibilità di sperimentare altre modalità di lavoro. Tutto questo ha creato però una certa discontinuità nella preparazione e nella produzione unita all’incertezza circa le tempistiche con cui verrà condiviso con il pubblico. Lo spettacolo comunque è quasi pronto e confidiamo che alla riapertura dei teatri sarà possibile metterlo in scena in tempi brevi”.

A Rivolta d’Adda, in un contesto annesso al reparto di Alcologia, il gruppo “Brains at Work” svolge un’attività teatrale che è complementare al lavoro terapeutico dell’U.O. di Riabilitazione delle Dipendenze dell’ASST di Crema. In particolare, con i giovani adulti viene utilizzato per sbloccare le emozioni che troppo spesso non trovano voce e alimentano il disagio e la dipendenza. “Da febbraio 2020 quando è iniziata questa pandemia – ci spiega Sarah Carfì, educatrice e coordinatrice artistica del gruppo – il laboratorio ha funzionato a singhiozzo. La sala in cui lo abbiamo sempre fatto si trova all’interno dell’ospedale di Rivolta e da subito è stata interdetta per non esporre i ragazzi ad un ambiente a rischio ed ora è diventata la sala di attesa per i tamponi. Abbiamo dovuto quindi ripiegare su modalità che fossero compatibili con il distanziamento e per le attività teatrali è proprio difficile, perché una delle cose più belle ed efficaci è proprio il lavoro corporeo che riesce a riunire corpo, mente ed emozioni in modo naturale”. Non hanno voluto arrendersi e quindi hanno fatto esercizi all’aperto, attività di scrittura creativa e di lettura espressiva. “Per le serate di Premiazione delle astinenze (che son sempre due ogni anno, in primavera e in autunno), dove avevamo sempre preparato delle brevi spettacolazioni – aggiunge Nicola Ferrari, presidente dell’Associazione L’Approdo, a cui si appoggia il gruppo – abbiamo girato dei video, e ovviamente non è stata la stessa cosa che assaporare il gusto del palcoscenico e le emozioni che lo attraversano”. Ai ragazzi che lo hanno fatto per lungo tempo, il laboratorio adesso manca, Fabio proprio qualche giorno fa ha detto che “sente il bisogno di farlo”. Eric ha scritto che per lui il laboratorio “è un sollievo, libera la mente e il corpo da tutte le cose negative che in quel momento ti senti appiccicate addosso”. E questa è la testimonianza di Paolo: “all’inizio non avrei mai pensato che il laboratorio potesse darmi tanto, invece ogni appuntamento, ogni giorno passato a preparare lo spettacolo mi dava emozioni e soddisfazioni che non immaginavo, facendomi scoprire che potevo trasmettere quello che provavo. Un’esperienza che spero non smetterò mai di fare!”. “Per scelta, come regista e conduttore - conclude Sarah – ho deciso di non fare il laboratorio con l’ausilio delle nuove tecnologie, perché penso che perda tutto il suo significato, il suo valore terapeutico e la magia. Confido che presto si possa riprendere a fare teatro, rispettando le normative, perché è un pezzo di strada che, nel percorso di cambiamento che facciamo con i nostri ragazzi manca, e si sente, eccome se si sente!”.

Qui ci fermiamo per una breve sosta, poi altri gruppo, compagnie, registi e attori ci aspettano per raccontarci, al momento, i loro 14 mesi di “limbo” culturale. (per comunicazioni e info: lazzarifausto54@gmail.com


Fausto Lazzari


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