La musica e due grandi interpreti (Chiesa e Baglini) stregano il teatro "L'applauso ha un suono meraviglioso. neanche lo ricordavamo"
La seconda serata della stagione del Teatro Ponchielli ha visto protagonisti un duo cameristico formato da concertisti di fama internazionale: la violoncellista Silvia Chiesa ed il pianista Maurizio Baglini. L’intesa incredibile di questa coppia di musicisti appare subito palese fin dalla prima nota.
Un programma insolito, di grande interesse, che ha posto l’ascoltatore a godere di una particolare “lente” per osservare il violoncello, ovvero quella dei grandi pianisti della storia.
Grandi compositori del pianoforte, da Liszt a Chopin, da Busoni a Rachmaninoff hanno dedicato al violoncello composizioni straordinarie; tenendo proprio questo fil rouge, il duo Baglini-Chiesa ha proposto un programma di grande bellezza, oltre che di impressionante qualità tecnica.
A fare da sfondo alla serata il meraviglioso sipario dipinto ad olio su tela dal cremonese Antonio Rizzi nel 1891, uno dei sipari storici più belli e rilevanti tra quelli custoditi dai Teatri di Tradizione.
Il concerto è iniziato con “Kultaselle, 10 variazioni su un canto popolare finnico” del compositore italiano Ferruccio Busoni, genio italiano del pianoforte considerato caposaldo del pianoforte in Italia insieme a Benedetti Michelangeli.
Un brano in cui il tema popolare viene declinato in dieci brevi composizioni, ciascuna con un diverso stile.
Il violoncello ha “cantato” sotto le dita sapienti di Silvia Chiesa, che ha trasportato il pubblico in atmosfere di grande suggestione. Tutto il virtuosismo solistico di Maurizio Baglini non è venuto meno ma, anzi, è stato elevato all’ennesima potenza nel turbinio di note delle complesse variazioni.
Al termine del brano, il concerto prende la forma di un vero e proprio “salotto musicale”, con Baglini che prende parola ed illustra il programma della serata al pubblico, infrangendo quel muro che talvolta divide i concertisti dagli spettatori.
“Il primo brano – spiega – è a noi molto caro; durante il nostro primo concerto abbiamo infatti eseguito un brano di Busoni, e riproporlo qui, nella città in cui ci siamo conosciuti, è molto importante per noi.”
Seguono quindi “Due Elegie” di Franz Liszt, partitura dove Silvia Chiesa ha dimostrato un grande controllo dei piani sonori, la profonda talentuosa esperienza col proprio strumento le permette di ottenere pianissimi da brivido.
La composizione giovanile “Introduzione e Polacca Brillante op. 3” di Frédéric Chopin vede la coppia impegnata in un brano non scevro da insidie, soprattutto per merito della stessa interpretazione di Baglini-Chiesa, intenti ad affrontare grandi “rallentando” ed “accelerando” senza mai mostrare sbavature.
La qualità di questi due musicisti è fuor di dubbio altissima, ed il merito oltre che esecutivo è anche quello di aver scelto un programma così interessante, fruibile e virtuosistico da aver toccato anche gli animi più freddi. Impossibile, infatti, rimanere indifferenti ad un duo così musicalmente affiatato.
Anche Silvia Chiesa prende brevemente la parola per ringraziare il pubblico degli applausi. “Abbiamo percepito la vostra partecipazione, e ve ne siamo grati. L’applauso ha un suono meraviglioso, neanche lo ricordavamo”.
Chiude il programma la “Sonata per violoncello e pianoforte in Sol Min op. 19” di Sergej Rachmaninoff, partitura nella quale il violoncello viene usato dal compositore come strumento concertante, ovvero come se sostituisse l’orchestra stessa in un concerto per pianoforte e orchestra. Temi malinconici ed agilità drammatiche sono gli ingredienti di questo capolavoro ove la violoncellista ha dato prova di incredibile controllo della mano destra, con un uso dell’arco dal grande risultato tecnico oltre che per l’intonazione impeccabile che non è mai mancata neppure nei passaggi più serrati. Anche Baglini ha mostrato tutta la sua facilità nell’articolazione, portando per mano il violoncello in un viaggio a tratti malinconico, a tratti liberatorio ed esplosivo, quasi come un lungo viaggio in treno in cui, guardando dal finestrino, dalla città il panorama si apre ai paesaggi verde acceso delle campagne fino a raggiungere mete lontane.
Tre i bis, acclamati dalla pioggia di interminabili applausi meritati dai due musicisti, ultimo di essi un commosso omaggio al grande violoncellista Rocco Filippini, da poco scomparso, con la celebre composizione “Il Cigno” da Il Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns.
Un nuovo appuntamento, quello andato in scena, che ha sicuramente convinto il pubblico a tornare a farsi elegantemente sedurre dalla Musica, colei che tutti unisce in un magico viaggio fra le note.
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