Le parole dei mestieri. Un convegno in Biblioteca Statale sugli "Statuti delle antiche corporazioni costruttori. Dai Collegia Fabrorum alle gilde medievali”
Che i maestri commacini fossero effettivamente originari di Como, o, come proponeva Geza de Francovich, fossero così chiamati perché lavoravano “cum machinis”, le grandi impalcature con cui edificarono le cattedrali romaniche, è uno dei quesiti su cui forse potrà far luce il convegno “Statuti delle antiche corporazioni costruttori. Dai Collegia Fabrorum alle gilde medievali” proposto dall’Associazione Culturale Prometeo Sabato 18 Marzo 2023, presso la Sala Conferenze "Virginia Carini Dainotti" della Biblioteca Statale di Cremona, in Via Ugolani Dati n. 4, dalle 10.30 alle 13.30.
Il Convegno ha come obiettivo quello di presentare al pubblico interessato la ricchezza del patrimonio statutario delle confraternite medievali di mestiere, offrendo uno spaccato interessantissimo e ancora poco noto su alcuni aspetti della storia della società medievale. Poiché in tale contesto socio-economico particolare importanza ebbero i mestieri di muratore e di carpentiere, il Convegno si focalizza sulle antiche corporazioni di costruttori responsabili del magnifico patrimonio architettonico ed artistico che ancora oggi possiamo ammirare nelle nostre città e territori. Il noto assioma dei costruttori medievali affermava che "ars sine scientia nihil", ossia l'arte senza la conoscenza è nulla. Fondamentale nel processo di comprensione del fenomeno sociale che contempla le gilde e le corporazioni medievali risulta essere quindi la conoscenza relativa alle parole e alla loro etimologia. L'esperienza architettonica era, infatti, imprescindibilmente legata al contesto teologico e morale che, nel caso delle gilde europee, poggiava necessariamente su un fondamento di matrice cristiana; anzi, ne era come un riflesso speculare sul piano architettonico, e ciò in accordo con quanto avveniva nelle civiltà e nelle tradizioni del passato dove il lavoro di ogni artista e artigiano, e nello specifico quello dei costruttori, era assimilato all'operare della divinità.
Perchè, dunque i Mestri commacini? La regione dell'Alta Lombardia, compresa fra il Lario e il Verbano, che potremmo identificare all'incirca nell'antica diocesi di Como, presentò, fin dal più remoto Medioevo, una singolare fioritura di maestranze edili, capi muratori e scalpellini. Maestranze che i re longobardi disciplinarono in corporazioni e collegi, perpetuando forse schemi di classici sodalizi preesistenti. Editti di Rotari (634) e di Liutprando (713) si occupano infatti di questi maesiri comacini, consacrando in tal modo anche il titolo loro, sebbene taluni autori abbiano affacciato l'ipotesi che tal nome sia una generica designazione di maestranze di muratori. Lavorando dapprima nell'Alta Lombardia e nei confinanti paesi d'oltralpe, i Comacini si diffusero poi dovunque, contribuendo alla diffusione dell'architettura romanica attraverso uno stile che, da comacino, andava diventando veramente lombardo. Dalle chiese benedettine di Civate del sec. XII, chiese del lago di Como e di Val d'Intelvi, dai chiostri di Piona e di Voltorre, San Carpoforo di Como (1040) e Sant'Abbondio (1013-95), fino alle complesse basiliche di S. Michele (1155), San Pietro in Ciel d'Oro (1132), S. Teodoro (fine del sec. XII) a Pavia, al Sant'Ambrogio di Milano (sec. XII) dove concorsero tutte le precedenti esperienze, per arrivare al perfetto grado di stile e di tecnica. Dalla loro esperienza nascerà quella altrettanto importante e significati dei mastri campionessa.
Dei misteriosi maestri comacini parlerà Paolo Zanotto relazionando su “L'Operoso Ingegno: l'Arte ed i Mestieri nei Cantieri medioevali”. Il carattere sacro del lavoro, ereditato dall’antichità, si conserva intatto con l’avvento dell’era cristiana come immagine della creazione divina. I riti tradizionali dei collegia, rivestiti adesso con le forme cristiane, proseguirono nella propria opera di conservazione e trasmissione dei segreti dell’Arte. Primi documenti a testimoniare la prosecuzione di questa tradizione sono l’Editto di Rotari e il Memoratorio di Liutprando. Anello di congiunzione in tale ambito fra i due momenti dell’antichità classica e del medioevo furono le misteriose figure dei magistri commacini. Chi fossero realmente costoro e a cosa si debba il loro status di liberi lavoratori è un enigma a lungo dibattuto e tuttora irrisolto su cui nondimeno si tenterà di fare un po’ di luce. Erano effettivamente legati alla città di Como, da cui il proprio nome? Si trattava di una corporazione di costruttori stanziata nell’Italia settentrionale?
Le parole non sono solo parole, ma veicolano saperi, sistemi valoriali, visioni del mondo. Ogni disciplina ha la sua lingua specifica. I disciplinaristi parlano di «microlingue», o «lingue settoriali». Tutto è microlingua: dalla cucina, alla fisica, dalla medicina allo sport. Dalle corporazioni di costruttori al mondo della pastorizia. Di questo parlerà Davide Astori (Linguista, Università di Parma): “Le Parole dei Saperi”: dal «gaì» delle vicine terre bergamasche e bresciane prenderà lo spunto per riflettere sul valore più generale della terminologia tecnica dei Mestieri che nella relazione intima fra fra ‘parole’ e ‘cose’, mantengono in vita il Sapere distillato dalla Tradizione, così che la sua ricchezza non vada perduta.
Infine la direttrice della Biblioteca Statale Raffaella Barbierato illustrerà “I misteri sugli scaffali”, concentrando l’attenzione sulle testimonianze manoscritte, in quanto portatrici di interesse non solo documentario, ma anche paleografico e artistico. Oggetti che ci parlano di mestieri e di sapienza costruttiva e che ne sono, allo stesso tempo, essi stessi i frutti. Infatti le 145 edizioni statutarie a stampa (già in passato studiate da Ugo Gualazzini e da Emanuela Zanesi) presenti nella Biblioteca si declinano in un numero considerevole di copie conservate, per non parlare dei testimoni manoscritti, meno numerosi ma altrettanto - se non più - interessanti. Nati come strumento di organizzazione degli organismi corporativi di quelle Arti che, dal medioevo (ma con impianto anche precedente) svolsero funzioni chiave nell'economia, gli Statuti di corporazioni e mestieri sono ad oggi uno degli strumenti basilari nella ricerca e fonti imprescindibili. Il fatto, poi, di trovarli sugli scaffali di una Biblioteca come la Statale di Cremona (piuttosto che solo negli archivi di Stato o Camere di Commercio) aiuta certo a comprendere quanto ampia fosse la circolazione statutaria nella città, ma soprattutto trasforma un atto di governo in un "oggetto bibliografico" degno di attenzione. A termine del convegno è previsto un pranzo presso la taverna "La Botte" (Via Porta Marzia, 5, 26100 Cremona CR). Dato lo spazio limitato (40 - 50 persone circa), si sollecitano gli interessati a prenotarsi preventivamente tramite email al seguente indirizzo di posta elettronica info@ac-prometeo.org, oppure contattando telefonicamente uno degli organizzatori. Il costo del pranzo è di € 35.00 a persona (bevande incluse).
Nel pomeriggio, a seguire, sarà possibile partecipare a un'audizione privata, gratuita per i partecipanti al convegno e i loro accompagnatori, che si svolgerà presso l'Auditorium Giovanni Arvedi (Piazza Guglielmo Marconi, 5, 26100 Cremona CR).
L'audizione del prezioso violino Stradivari "Clisbee 1669", conservato nell'adiacente museo, avrà una durata di 30 minuti circa. Lo strumento sarà suonato dalla violinista Aurelia Macovei.
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