Esposta al Museo del Violino la custodia a fondina di Stradivari. Musafia: un gioiello. Il liutaio disegnò 52 varianti di serrature
La custodia a forma di fondina “Milan” (1680), attribuita ad Antonio Stradivari, è da oggi esposta al Museo del Violino, cui la ha temporaneamente affidata un collezionista privato. È una dei due soli esemplari oggi conosciti e attribuiti al grande liutaio; è la più originale nelle condizioni e la più antica. Racconta, declinandola in una modalità coerente e poco conosciuta, il genio dell’artefice, ancorché non sia possibile chiarire se il suo contributo sia limitato alla progettazione o si estenda alla realizzazione. “Antonio Stradivari era un perfezionista. - osserva Dimitri Musafia, esperto di custodie per strumenti ad arco e costruttore noto in tutto il mondo - Era noto per non lasciare nulla al caso quando si trattava di soddisfare la sua esigente clientela, e la custodia era una parte fondamentale della riuscita consegna dello strumento finito. Per questa ragione Stradivari si occupava anche della progettazione e della realizzazione delle custodie che avrebbero accompagnato ogni strumento, arrivando a disegnare ben 52 varianti di serratura, modelli conservati al Museo del Violino assieme ad altri disegni di componenti di custodie.”
Inoltre il Re di Polonia, scrivendo a Stradivari, oltre alla commessa degli strumenti annota “vedesi necessario preparare anco conservatori de legno e de pelle per tutti li 12 violini”. Sono conosciute due tipologie di astuccio: quella con forma a fondina, e quella con forma oblunga con coperchio apribile simile alle custodie moderne. Alcuni ricercatori ritengono che questo secondo modello sia stata inventato proprio dal grande liutaio.
La custodia “Milan” appartiene al primo tipo. Databile intorno al 1680, è costruita in legno di abete scolpito e incollato con una procedura non dissimile alla costruzione del violino stesso, tant’è vero che non richiede attrezzi specifici. Esternamente è ricoperta di pelle marocchina dotata di incisioni incrociate per facilitarne l’aderenza alla forma del guscio. Le giunture della pelle sono protette con borchie battute a mano e finite a foglia d’oro, purtroppo persa nel tempo. Internamente vi è solo un sottile rivestimento di pelle, prima incollato su cartone. Nell’uso, Il violino, avvolto in un panno, viene fatto scivolare dentro tramite l’apertura incernierata.
“Il genio di Stradivari – osserva Musafia - si rileva scoprendo, attraverso i raggi X, che la parte della custodia che circonda la delicata cassa armonica del violino è costituita da piccoli blocchi di abete, disposti in fitta sequenza e incollati tra loro in modo che la venatura del legno nella superficie esposta è sempre di testa. Questo accorgimento è laborioso, ma permette di creare una struttura leggera e nel contempo offrire la massima resistenza e protezione dello strumento in caso di urto.”
La custodia ha una storia interessante. Realizzata intorno al 1680, divenne inservibile nella seconda metà del Settecento, quando la montatura barocca fu sostituita dalla moderna. La maggior inclinazione del manico, il ponticello più alto ed i piroli più lunghi dei violini “ammodernati” ne impedivano l’impiego. Qualcuno provò a creare maggiore spazio ma invano. Era inservibile. eppure non fu buttata: un indizio significativo rispetto alla probabile origine e al valore. Passarono i decenni, l’astuccio passò di mano in mano, probabilmente senza mai lasciare la Lombardia. Entrò quindi nella collezione del rampollo di una famiglia di imprenditori milanesi. Alla sua morte, i suoi strumenti e la custodia furono a lungo dimenticati. Quando nel 2016 Dimitri Musafia fu chiamato per una perizia, immediatamente ricollegò il manufatto ad uno simile esposto al Museo Chi Mei. Successivi confronti hanno confermato la perfetta coerenza dei due esemplari. Proprio il lavoro di Musafia ha permesso, oggi, l’esposizione al Museo del Violino nell’ambito del progetto friends of Stradivari. “Ora è mia speranza – conclude – che l’esposizione possa generare nella mente di qualche visitatore un ricordo o una scintilla che possa portare alla luce altri esemplari. Dimenticati ma che attendono di rivedere la luce”.
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commenti
Nicolini Gualtiero
24 dicembre 2021 13:57
Una delle lettere cui fa riferimento il mio libro " Stradivari svelato " i documenti di bottega ritrovati di Messer Antonio Cremona 1645 -1737 Erom edizioni evidenzia quanto sottolineato dal m' Musaphia nei rapporti con il Re di Polonia