21 novembre 2023

Se le donne restano "il mondo di sotto"

Il problema: 103 femminicidi da gennaio ad oggi (fonteViminale).La risposta del Governo: inaspriamo la legge, più anni di carcere al reo, nè manca il tweet“ buttiamo via la chiave”. E si trascura per miopia, convenienza, grettezza che la colpa è estensibile a un intero sistema costruito a parole sulla parità di genere ma per il quale le donne restano il “mondo di sotto”, cioè restano corpi da comprare, immagini di niente vestite piegate a strategie di marketing o oggetto di violenze fisiche e verbali nei video dei rapper che allevano le nuove generazioni di maschi, sconsiderate tentatrici che si offrono bellamente alle aggressioni, lavoratrici poco retribuite e raramente in posizioni apicali( per di più con la zavorra dell'esclusiva degli oneri di cura a titolo di doppio lavoro gratuito) e, perchè no, figlie di un Dio minore non ammesse al sacerdozio (esclusione “che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa” per papa Giovanni Paolo II, “in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa”per papa PaoloVI).

Se questo è il contesto,l'aria che si respira,quale rimedio può essere qualche anno in più di carcere per fermare chi dal “mondo di sopra”non riesce ad accettare che nel “mondo di sotto” ci possa essere libertà di desideri e di intenzioni? Servirebbe una rivoluzione, ma sono tempi di crisi delle volontà, di ripiegamento. Meglio affidarsi all'uomo forte (o anche a una donna, purchè portatrice dei rassicuranti valori del “mondo di sopra”) che faccia un po' di ordine,non importa quale e come, purchè ci lasci in quella comfort zone di sufficiente benessere, senza troppi pensieri, che ci piace pensare sia nostra per sempre. Ma se i cittadini non amano le rivoluzioni, le ama ancor meno la politica che a  Destra come a Sinistra non guarda oltre il presente, non ha un progetto di Paese, si piega ai diktat dei mercati e, nei casi di specie, non sa fare di più che inasprire ogni volta e  vanamente le pene.

Resta la Chiesa, portatrice di un messaggio dirompente, che però sceglie di non chiudere con una tradizione millenaria di misoginia, tradendo così il Vangelo che riconosce a tutti gli umani la stessa dignità di figli di Dio. Proprio la Chiesa, tutta al maschile, in nome della tradizione lascia le donne fuori dalla porta, nel”mondo di sotto”, in un limbo di decantazione ab aeterno, impure figlie di Eva e di un Dio minore. Nessuna rivoluzione, nessuna nuova teologia della liberazione  se ancora ieri il card. Ravasi alla domanda di M.Gramellini “Perchè non aprire alle donne il sacerdozio?” batteva in ritirata: ”Non è questo il luogo, è questione ampia,teologica”.

Eppure è questo il luogo e pure il tempo, anzi siamo fuori tempo massimo se nemmeno nella Casa del Padre si riconosce all'umanità femminile  la piena dignità dei figli di Dio. E' silenzio colpevole, è tradire il Vangelo rinunciare a essere  lievito di Verità in una società che sbaglia scelte e giudizi e si ostina nell'errore. E' colpa grave uccidere ed è colpa grave non rompere con la tradizione che guarda alla donna con sospetto, perchè è su questo humus culturale che fioriscono misoginia e femminicidi.

La retorica del maschio alfa, dell' ”uomo che non deve chiedere mai” e che sta all'universo femminile come il cacciatore alla preda in un gioco dove la regola è solo quella del più forte, mentre toglie spazio vitale alla donna, il diritto di abitare nel mondo in libertà, chiude l'uomo stesso in uno stereotipo che ne coarta l'umanità ,il sentire profondo. 

Ridare alle donne la  libertà di vivere secondo se stesse è anche liberare gli uomini dagli schemi del ruolo che la società patriarcale impone loro. Se così fosse, uomini e donne troverebbero conciliazione e convergenze nel comune non facile destino di ospiti pro tempore del mondo, compagni di strada che non possono sperare sollievo e soccorso alla loro non diversa fatica che nella solidarietà reciproca, nella mano tesa.                                                                                        

 

Rosella Vacchelli


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