2 agosto 2024

Brescia-Cremona, le 2 facce (opposte) della stessa medaglia. Là la politica si muove contro la demolizione e ricostruzione dell'ospedale di Desenzano

È l'ennesima replica (triste) della storia di Maometto e della montagna.
Una storia Cremonese dove la granitica inamovibilità della montagna rappresenta il PD, motore immobile della politica locale, ma pure le altre realtà politiche e associative (al netto di ISDE e 5 Stelle), tutti contattati a ripetizione con la tenacia del ciuco a partire da novembre 23 con appelli al PD regionale (rivolti a un ventaglio di Consiglieri) e nazionale (Segretarie Schlein, Sereni, Bonaldi) e ai Consiglieri regionali di vari gruppi, a Sindacati, Ordini e Enti sanitari, al Presidente della Provincia, a 50 Sindaci. Ma Cremona resta figlia di un dio minore per quello stesso PD che a Brescia ha messo le ruote alla montagna muovendosi in autonomia rispetto al progetto, foriero di problemi per l'utenza, di demolire e ricostruire l'ospedale di Desenzano. Lo documenta la stampa bresciana: il Circolo PD di Desenzano ha organizzato motu proprio un 'Tavolo delle forze politiche' e promosso 3 incontri partecipati da 50 realtà territoriali tra cui sindacati, associazioni di categoria e del territorio, liste civiche cittadine, i partiti PD, 5 Stelle, Azione, Italia Viva, PSI, AVS. Nei 3 incontri si è condivisa la necessità di investire su un ospedale riqualificato, si sono evidenziate le criticità dello studio di fattibilità dell' Asst Garda e dell' analisi dei costi (sottostimati) e si è eccepito che non si sia considerata l' opzione di riqualificare il vecchio, per concludere "...è ormai palese che lo studio di fattibilità mira solo a giustificare la decisione già presa di sostituire l'attuale con un nuovo ospedale". Si chiederà ora alla Regione di confrontarsi “con cittadini, realtà associative e partiti per rispondere ai reali bisogni di sanità nel rispetto del territorio e senza spreco di denaro pubblico". A Cremona si lascia che un Comitato epigone di Maometto arranchi verso la montagna in nome del diritto di 200.000 cittadini a una sanità pubblica che si faccia carico dei loro livelli di galoppante senescenza e aumento dei tassi di cronicità cui non possono rispondere i muri nuovi di un progetto ambizioso che scarica sul territorio sguarnito di servizi 25.000 giorni di degenza per acuti, hospice, cronicità, prevenzione in attesa che il privato tappi i buchi. Cremona si conferma la parente povera della politica anche di sinistra, Cenerentola rispetto a Brescia dove il PD, altri partiti, sindacati, as-sociazioni fanno in autonomia quello che qui non si fa ma che il Comitato insisterà a chiedere a ogni livello, in rete, come già concordato, con chi in territorio bresciano e lombardo avanza le stesse richieste.

Comitato per la difesa della sanità pubblica e dell’ospedale di Cremona


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commenti


Cinzia

3 agosto 2024 07:31

Cari Vacchelli e Franzoni,
ciò che scrivete sta a dimostrare quanto ho sostenuto per mesi ..e cioè che la via istituzionale da sola non porta da nessuna parte ...almeno a Cremona .
Non è servito a nulla interpellare 48 sindaci , scrivere al Presidente e nemmeno mandare gli esposti appellandosi a norme che purtroppo non sono più cogenti.
Come ho sempre detto l iniziativa deve partire dal basso ..coinvolgendo i cittadini ...solo di fronte ad una massa critica la politica o le istituzioni si sentirebbero costrette ad uscire allo scoperto...
Ma per fare questo bisogna consumare un po' di suole di scarpa e farsi venire il mal di gola spiegando e sostenendo le nostre ragioni...non si può stare solo dietro la tastiera .
Il movimento , che ha in mano più di 2000 preziose firme ,si è addormentato nella disamina dei kg di documenti da cui è rimasto sommerso dopo l incontro con il Dg perdendo di vista l obiettivo vero , l interlocutore reale cioè la Regione.
Stante la situazione vi è una sola circostanza che ci possa salvare ...e cioè che i costi reali vadano bene oltre le somme stanziate ...
Diversamente ci incontreremo fra 10 anni ad assistere al taglio del nastro.
Cinzia Zampini

G.Franzoni- R.Vacchelli

5 agosto 2024 20:04

È una questione di punti di vista. Naturalmente col rispetto dovuto al lavoro altrui, al netto in questo caso della vexata quaestio della coerenza col dichiarato, che è sempre la prima forma di rispetto e insieme atto dovuto. Resta il fatto che ci sono anche tastiere impegnative e per nulla comode.