Fondi del PNRR, tutelati i territori fluviali o solo i pioppicoltori?
AIPo ha dato notizia il 12 gennaio 2024 di aver approvato, in qualità di soggetto attuatore, lo stralcio prioritario dell’Investimento PNRR “Rinaturazione dell’area del Po”.
Dopo un anno e mezzo di consultazioni con i territori, dei circa cinquanta interventi previsti dal Piano d'Azione del 2022, l’Investimento interessa ora solo cinque siti posizionati nelle provincie di Alessandria, Mantova, Reggio Emilia e, a noi vicino, Cremona-Parma nei comuni di Roccabianca, Motta Baluffi e Torricella del Pizzo.
L’Investimento 3.3 “Rinaturazione del Po” del PNRR, con un costo complessivo di 357 milioni di euro, è una importante misura che, come si legge nei documenti ufficiali di AIPo e ADBPo, mira a riattivare i processi naturali e a favorire il recupero della biodiversità, garantendo così il ripristino del fiume e un uso più efficiente e sostenibile delle risorse idriche. Benissimo, ma cosa è successo nel frattempo? Che con i progetti esecutivi, a essere tutelati non sono i territori fluviali con le golene, i boschi e le zone umide bensì i pioppicoltori, che forti delle loro lobby hanno fatto prevalere su ogni altra considerazione gli interessi di categoria, facendo stralciare dai progetti gli interventi di riforestazione che avrebbero sostituito piccole porzioni di pioppicoltura industriale.
Il Circolo Vedo Verde Legambiente Cremona, avendo partecipato nel 2022 alla fase di consultazione del Piano di Rinaturazione promossa dall'Autorità di Bacino e da AIPo, aveva già constatato a titolo collaborativo e con documenti scritti come i singoli progetti non brillassero in coerenza con gli obiettivi di “dare più spazio al Fiume” declamati dai proponenti.
Gli interventi di rinaturazione in molti casi si collocavano solo all'interno dell'alveo fluviale inciso, cioè sulle aree già in uno stato semi-naturale (di boschi e zone umide) scampate all'attività antropica. Gli interventi effettivi di rinaturalizzazione, come le riforestazioni, riguardavano invece solo modeste parti delle aree golenali di proprietà demaniale, in concessione ad agricoltori e pioppicoltori e usate per pratiche agricole altamente intensive.
Il Circolo chiedeva che gli interventi di rinaturazione non riguardassero solo le aree già naturalizzate ma interessassero anche la golena del Po (almeno quella soggetta alle esondazioni) per ripristinare boschi e zone umide.
I titolari del Piano, ADBPo e AIPo, affermarono di aver avuto poco tempo per la redazione del piano in quanto il PNRR imponeva tempi strettissimi ma che in fase di progetto esecutivo molti dei suggerimenti sarebbero stati presi in considerazione. Ebbene, per le pressioni lobbistiche degli agricoltori, sono stati cassati dai progetti esecutivi i già scarsi interventi di rinaturazione delle aree golenali. È un fatto gravissimo che sminuisce completamente un progetto che era già timidissimo fin dall'origine.
Eppure, le indicazioni dell'Europa che dà i soldi sono molto chiare e gli obiettivi strategici dell’Agenda 2030 del Green Deal Europeo mirano a garantire lo scorrimento libero dei fiumi, a frenare la perdita di biodiversità, ad aumentare le aree protette e quelle a riserva integrale con specifico riferimento agli obiettivi climatici, ambientali ed energetici e che la Strategia Europea per la Biodiversità si propone di riconnettere 25000 km di fiumi europei entro il 2030.
Ciò significa che si dovrebbe restituire al fiume Po almeno parte della propria golena un tempo ricchissima di biodiversità e che è stata svenduta e annichilita in nome di un'agricoltura inquinante e sterile che interessa ormai anche il ciglio delle rive fluviali.
Sull'importanza di boschi, zone umide, gerbidi, aree naturalistiche è superfluo spendere altre parole non fosse per ricordare che i cambiamenti climatici in corso, PNRR o no, dovrebbero già imporre soluzioni basate sulla natura, aumentando il patrimonio naturalistico in grado di abbassare le temperature, trattenere le acque di falda, rinforzare la biodiversità. Dare spazio al fiume, come si legge nelle intenzioni del Piano, significherebbe riconsiderare l'utilizzo della golena fluviale ripristinandone in parte il corredo forestale e naturalistico anche per assicurare al fiume una zona cuscinetto in parziale stato di naturalità, liberandola dai trattamenti chimici, bloccando totalmente la deforestazione per creare una vera rete ecologica senza soluzione di continuità lungo tutto il corso del Po.
Questa è l’idea di rinaturazione che ha il Circolo, molto distante dai progetti che sembra saranno avviati con i fondi pubblici del PNRR, interventi che si riducono di fatto allo sbancamento di qualche pennello, a togliere qualche pianta alloctona che dopo un anno ricrescerà con maggior vigore, a scavare qualche nuovo canale in aree già naturalistiche con ulteriore asportazione di inerti che si aggiunge ai milioni di metri cubi degli ultimi decenni.
Ma di che rinaturazione si parla? Forse l'Europa dovrebbe battere un colpo.
Cremona, 18/01/2024
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commenti
Manuel
18 gennaio 2024 20:24
Che l’Europa batta un colpo! Se le lamentele del Circolo fossero fondate, sarebbe proprio ora... ma mi sa che si dovrà attendere l’esito delle elezioni europee. Potrebbe uscirne un parlamento nemico dell’ambiente, che non potrà cambiare il corso degli eventi climatici e naturali, ma farà perdere ulteriore tempo.