L’amministratore delegato di Trenord Marco Piuri, in una recente intervista al Corriere della Sera, fa sapere che Trenord pagherà alla Regione 8,5 milioni di euro di penali per non aver rispettato nel 2022 gli standard previsti nel contratto di servizio. Significa che alla Regione verranno restituite risorse che essa stessa ha trasferito a Trenord. Non è una penale, ma una partita di giro delle risorse regionali che non tocca minimamente i manager di Trenord, visto che non saranno loro ad accollarsi i costi delle penali. Stesso discorso per i bonus che oramai sono diventati l'istituzionalizzazione dei ritardi, più che un indennizzo. L'ad aggiunge che non è tutta colpa di Trenord dei disservizi patiti dai pendolari lombardi. Vero, ma quante e quali sono le responsabilità di Trenord e quelle della rete, cioè di RFI (gruppo FS)? Il gestore dei servizi di trasporto, cioè Trenord, ha le maggiori responsabilità dei disagi dei pendolari visto che gestisce male il personale di condotta e scorta (macchinisti e capi treno), male le officine di manutenzione dei treni, male le relazioni sindacali (14 scioperi nel 2022), male la bigliettazione e l'informazione ai passeggeri. Anche la rete (RFI) non brilla. Di fatto è una controllata del gruppo FS che, a sua volta attraverso Trenitalia, è per metà in Trenord mentre l'altra metà è di proprietà di Fnm (che fa capo al Pirellone).L’indice di puntualità di Trenord è dell’84 per cento, in aumento rispetto al 78% del 2018, si difende l'Ad, che si dimentica di dire che la media delle altre regioni supera il 90%,quindi Trenord è ben al di sotto, nonostante siano gestite dalla statalissima Trenitalia. Il federalismo ferroviario lombardo è peggio delle altre regioni gestite (anche loro senza gara) da Trenitalia. Il dirigente di Trenord si difende affermando che le gare non si fanno perchè servirebbero 5/10 anni per realizzarle. In quasi tutta Europa, dove si sono fatte molto rapidamente, la qualità dei servizi è nettamente migliorata e i costi pubblici sono diminuiti. Comunque non è lui che deve decidere se fare o non fare le gare, ma la Regione che dice di essere europea, anche se sulla concorrenza si comporta come il Marocco. L'ad sostiene inoltre che i treni dell'Alta Velocità dovrebbero spostarsi dalla stazione Centrale “in altri hub”. Centinaia di miliardi spesi per la rete di Alta velocità dovrebbero attestarsi a Greco Pirelli o nella stazione di S. Cristoforo? Altra cosa sarebbe stato chiedere di mettere un tetto al numero di treni. Resta il fatto che, come tutti i manager pubblici, la lametela e la ricerca delle responsabilità altrui caratterizza ogni sua valutazione. Non dovrebbe esserre retribuito per far funzionare l'azienda e per risolvere i problemi che si trova di fronte? L'ad di Trenord afferma che sono solo 14 mila i treni soppressi su 705 mila nel 2022. Peccato che non siano stati conteggiati i treni partiti, mai arrivati e quelli soppressi per motivi non addebitabili direttamente a Trenord. Se si contasse il totale, sarebbero 25mila i treni soppressi, più del doppio. Si tratta quindi di 70 treni in media al giorno quanto basta per rendere inaffidabile Trenord e far crescere la rabbia dei pendolari lombardi che sempre meno si servono del treno. Altro mantra delle discolpe del manager ferroviario è quello del binario unico, responsabile dei disagi dei pendolari. In tutta Europa ci sono i binari unici, ma la loro gestione, come quella dei doppi binari, è nettamente migliore di quella lombarda. Comunque non si preoccupi di giustificarsi e continuare con una narrazione distorta dei fatti. Può contare sul presidente della regione Attilio Fontana che, nonostante sia fallito il federalismo ferroviario, si ostina a non seguire la strada maestra europea che è quella del superamento degli assetti monopolistici attraverso le gare per l'affidamento dei servizi.
E può contare sul fatto che i megastipendi a Trenord si elargiscono a prescindere dai risultati d'impresa.
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