25 maggio 2024

La questione dei luoghi di culto islamici

“I recenti fatti assurti agli onori delle cronache nazionali relativi ai rapporti tra il Comune di Pioltello nel milanese e la Comunità Islamica del luogo mi hanno ispirato alcune riflessioni, rimandandomi con la memoria ai lontani anni 2017 e 2018, quando analoghi “frizzori” avevano interessato anche la nostra Provincia, ed in particolare la città di Crema.  

Vorrei premettere che non è possibile dimenticare il dato di civiltà assoluta che ci ha tramandato il nostro Risorgimento con il principio reso celebre da Camillo Benso conte di Cavour “Libera Chiesa in libero Stato”, che ha condotto poi i padri costituenti ad inserire nella nostra Carta Costituzionale l’art. 19 che qui mi piace ricordare e che recita: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.”.

Ed a tale principio, quindi, penso debba ispirarsi il rapporto trilaterale politica – comunità religiose e cittadini. 

E credo che, pur a distanza di tempo, sia doveroso – proprio per l’attualità del tema – rivedere criticamente i fatti che in allora hanno riguardato da vicino la nostra comunità cremonese in senso lato.

Il dato storico ricavabile dalle notizie apparse sulla stampa dell’epoca è relativo alla presenza in area cremasca a quell’epoca di una comunità islamica di circa milleduecento-millecinquecento persone tra adulti e bambini, la quale si riuniva in preghiera in un appartamento sito in un condominio di Crema, con ovvi disagi per i credenti ed anche per i condomini. 

La Comunità islamica, a mezzo dei suoi rappresentanti, si era quindi rivolta all’Amministrazione il cui Sindaco era allora la dr.ssa Stefania Bonaldi, per l’individuazione di un luogo nel quale poter esercitare il culto. 

Non si sarebbe trattato, in realtà, di una “moschea” in senso “tecnico” del termine, ma più semplicemente di un luogo di preghiera comunitaria di quella confessione religiosa. 

L’allora amministrazione, sensibile alla richiesta anche per la formazione progressista della maggioranza, si è quindi attivata per una modifica al Piano di Governo del Territorio che consentisse di dedicare ai luoghi di culto in genere – anche se il caso concreto riguardava la comunità islamica – aree a ciò deputate, in quanto quelle già presenti con destinazione di luoghi di culto erano esclusivamente aree dedicate alle chiese cattoliche e loro pertinenze,  dunque sussistevano ragioni di opportunità che avevano suggerito la valutazione di altre aree. 

Nel corso di tali incombenti la comunità islamica locale aveva locato da un soggetto privato  un capannone in Crema, via Rossignoli, formalmente insediandovi una associazione socio-culturale, dedita a tale attività.

Da qui il “casus belli”: svariate segnalazioni anche del mondo politico avevano invece denunciato la presenza di una “moschea” abusiva, resa evidente dal via vai di numerose persone nei giorni deputati alla preghiera, segnalazioni che avevano quindi portato l’Amministrazione a promuovere i debiti controlli tramite la Polizia Locale, controlli che però avevano dato un risultato negativo sul piano formale, in quanto nessun elemento oggettivo presente nel luogo poteva corroborare la veridicità delle dette segnalazioni.

L’apparente inerzia dell’Amministrazione ed in particolare del Sindaco dr.ssa Stefania Bonaldi aveva generato una vivace reazione nell’opinione pubblica, amplificata poi dalla stampa locale, tanto è vero che io stesso, in un mio articolo del   17 Giugno 2018  pubblicato su “La Provincia” di Cremona, valorizzando unicamente il dato del via vai di persone denunciato da svariate parti (politici opposti alla maggioranza del tempo, della quale la dr.ssa Bonaldi era espressione, e semplici cittadini) avevo forse troppo frettolosamente affermato che ella “non poteva non sapere” dell’esistenza del sito di preghiera, ciò pensando in buona fede basandomi sul solo dato della riferita frequentazione. 

E’ poi emerso che l’Amministrazione ed in particolare il Sindaco dr.ssa Bonaldi, avendo poi potuto verificare l’effettività della destinazione concreta del detto capannone a luogo di culto, si sono sentiti in qualche modo “ingannati” – questa la parola utilizzata dalla dr.ssa Bonaldi in alcuni editoriali apparsi all’epoca – ed ha quindi proceduto, con ordinanza,  ad imporre il ripristino alla destinazione d’uso antecedente quella a luogo di culto, così decretando, allora, la “chiusura” del centro di preghiera di via Rossignoli, in quanto effettivamente destinato in modo abusivo e irrispettoso delle regole alla preghiera dalla Comunità islamica. 

Frattanto ho appreso, con stupore ed anche con grande rincrescimento, che proprio il Sindaco, dr.ssa Bonaldi, era stata fatta oggetto di svariati atti riprovevoli, quali insulti e minacce ad alimentare i quali confido di non avere contribuito con le mie riflessioni di allora.

Tornando quindi all’oggi ed ai fatti dell’attualità dai quali ho preso le mosse, è chiaro che l’attuazione del principio della libertà di culto garantito dalla nostra Carta Costituzionale non equivale ad un “liberi tutti” , ma va comunque calato nel contesto concreto della comunità nella quale la professione di culto si inserisce, in allora valorizzato dal concetto del divieto circoscritto ai riti che violino il “buon costume”, ma oggi da estendere anche alla tutela dell’ordine pubblico, ambito nel quale si inserisce proprio il delicato rapporto trilaterale di cui ho scritto sopra, un triangolo alla cui base troviamo a pari livello di tutela i cittadini tutti e gli appartenenti ad una qualsiasi confessione religiosa ed al cui vertice vi è la “politica”, il cui delicatissimo compito è quello di contemperare i diritti di ambo le componenti, senza dimenticare che della componente “cittadini” fanno parte anche coloro che professano culti religiosi. 

E nell’amministrare tale delicato compito è sempre sbagliato “personalizzare”, e se sempre lecito è il diritto di critica ove esercitato a termini di legge, non lo è mai l’attacco personale, e per di più illecito, come purtroppo accaduto anni fa vicino a noi”.

 

Vittoriano Zanolli


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