26 settembre 2022

"Non si può candidare qui Cottarelli a perdere con un'oriunda". Pizzetti attacca la strategia Pd: "Non ha ascoltato i territori, hanno scelto i capi corrente"

Un congresso non serve a niente. Tanto più se celebrato on le modalità classiche: i delegati, i documenti e così via. E' invece necessario un profondo cambiamento del partito”. Dopo 13 anni e mezzo in Parlamento e tre mandati, Luciano Pizzetti ha seguito da spettatore le elezioni. E ora dice la sua, senza giri di parole.
Tutti si aspettavano la sconfitta del Pd, ma non in questa misura. Anche lei?
Mi aspettavo la sconfitta del Pd nel senso che i temi posti dal partito non mi sembravano assolutamente all'altezza dell'appuntamento. D'altro canto, ho segnalato da tempo una serie di cose che ritenevo sbagliate”.
Quali?
“Non è possibile passare da alleanze così differenti e, in qualche modo, quasi assolutiste: dal Conte leader dei progressisti al Conte nemico perché ha fatto cadere il governo Draghi. Ma soprattutto è accaduto che il Pd ha perso la sua ragion d'essere”.
Vale a dire?
“Si è molto appiattito su un'idea governista e ha dismesso molto il radicamento sociale. E' da qui, dalla risposta alle grandi tematiche sociali, che deve partire la trasformazione del partito”.
Letta ha annunciato che non si candiderà al congresso. Cosa ne pensa?
“E' del tutto evidente che quando qualsiasi azienda presenta un bilancio del genere, il suo amministratore delegato deve dimettersi. Ma il tema non è Letta, di cui ho condiviso il posizionamento internazionale. Il fatto è un altro: Letta aveva promesso che avrebbe rivoltato il Pd come un calzino e che ne avrebbe messo al bando la deriva correntizia. Invece ci si è seduto sopra. Lo si è visto anche nella composizione delle liste”.
In che senso?
Sono state composte seguendo logiche di corrente candidando, in molti casi, catapultati che nulla hanno a che fare con i territori. Il fallimento di Letta è stato anche questo, ma questo fallimento è frutto di un Pd che dev'essere ripensato, che ha bisogno di auto-riformarsi. Il suo gruppo dirigente è corresponsabile del risultato elettorale e ora dev'essere così lungimirante da dire: è arrivato il momento di andare oltre noi stessi”.
Intanto la destra festeggia.
“Non è che la destra ha sfondato. La destra ha avuto i suoi voti di sempre, c'è stato un travaso da una forza all'altra. La destra ha un popolo coeso. Il centrosinistra questa cosa non ce l'ha, la debolezza è stata questa. In pochissimi anni il consenso è andato al Renzi del 40 per cento, poi a Grillo, dopo ancora a Salvini e ora a Giorgia Meloni: c'è una domanda irrisolta di cambiamento che si rivolge a chi mette in discussione l'establishment. E noi che ne siamo espressione siamo i più colpiti. A volte è meglio perdere che perdersi. Non ci perdiamo se mettiamo in campo l'idea del cambiamento legandola ai temi sociali, compreso quello salariale. Siamo il partito che si è fatto molto carico dei diritti civili e poco dei problemi quotidiani delle persone”.
Il Pd ha pagato il suo sostegno a Draghi?
“Non credo. La questione non era impossessarsi dall'agenda Draghi ma connetterla con un progetto di cambiamento. Le bollette stanno arrivando, si parla solo delle aziende ma a dicembre le famiglie dovranno decidere se pagare le bollette o fare qualcos'altro. E' anche a queste persone che il partito deve guardare, Altrimenti va a finire, com'è accaduto anche stavolta, che ci votano soltanto i centri storici e non le periferie. Non è vero che siamo usciti dalle Ztl”.
Per conquistare le periferie basta un congresso?
Un congresso che decide se stare con Calenda o con Conte è un'occasione persa”.
Servirebbe una nuova Bolognina?
“Proprio così, una Bolognina. Quello che bisogna fare è, insisto, ripensare se stessi e diventare un partito che alimenta la speranza e aiuta a migliorare le condizioni di vita. Il Pd deve fare questo, invece vedo che non è così, che ci sono tanti odiatori, di Renzi o di Conte”.
Nel centrosinistra c'è chi si consola scommettendo sulla litigiosità nel centrodestra e la breve durata del governo Meloni.
Questo è una vero atto di irresponsabilità. Come sempre, confidare che gli altri falliscano, poi arrivi tu”.
Anche se eletto non a Cremona ma a Milano, Carlo Cottarelli siederà in Senato. Consigli per rappresentare il nostro territorio da lei che lo ha fatto in tutto questo tempo?
“Non mi permetto di dare consigli perché Cottarelli è una personalità che troverà sicuramente il modo per rappresentare il nostro territorio. Per riuscirci, com'è accaduto sul raddoppio della linea ferroviaria Cremona-Codogno, bisogna andare nei ministeri, rompere le scatole. Cottarelli troverà la sua via. Se avrà bisogno di un aiuto, sono disponibilissimo. Ma posso tornare alla composizione delle liste?”.
Va bene.
Due esempi. Nel collegio di Sesto San Giovanni erano candidati per il centrodestra Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti, e per il centrosinistra Emanuele Fiano, figlio di un deportato. Ha vinto, come noto, Isabella Rauti. Se la metti così, non puoi dire che l'Italia è contro la Shoah, non devi portare la sfida a questo punto”.
Il secondo esempio?
"Riguarda proprio Cottarelli. Ho apprezzato la sua disponibilità, ma se è la tua punta di diamante...”.
Come ha detto Letta.
Esatto... lo candidi a Milano, tanto più se potrebbe essere il nome alle prossime regionali, e non a Cremona quando sai che il differenziale con il centrodestra è incolmabile. E, infatti, la differenza (con Daniela Santanchè, ndr) è stata come quella del 2018, quasi 25 punti. Non metti Cottarelli nelle condizioni di perdere con un'oriunda. Il Pd non ha certo brillato nemmeno dal punto di vita tattico. Avevo invece un'altra impressione”.
Quale?
"Si dava per scontata la sconfitta e ci si è adeguati. Queste cose le dico ora ma le ho dette anche in passato. Quando, però, i territori non vengono ascoltati e ci si chiude nelle stanze con i capi-corrente a spostare di qua o di là le pedine, succede quello che è successo domenica”.
Gilberto Bazoli


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commenti


Massimo

26 settembre 2022 19:30

Certo che ci vuole un bel coraggio a preferire la Santanchè a Cottarelli...!

Gian Paolo Degnoni

28 settembre 2022 15:23

Giusta analisi seppur tardiva. Quando il sovrano non ascolta il popolo, questi si ribella, in questo caso molto democraticamente: con il voto libero.

L'Innominato

29 settembre 2022 16:57

E Pizzetti chi avrebbe messo contro la Santanchè? Uno del territorio ? Magari il sindaco ? Se Cottarelli ha preso una batosta X o chi per lui sarebbe stato distrutto. il PD a Cremona ha fatto solo caxxate da anni una dietro l'altra e i suoi capi avrebbeto fatto bene a mandare a casa i loro rappresentanti in loco da tempo
Come si faceva a a votare Cottarelli quando per votarlo bisognava mettete una croce sul pd lo stesso che rappresenta Galimberti ?
Infatti a Crema Cottarelli ha preso tanti voti pensateci bene