Acqua pubblica, 10 anni dal referendum in larga parte disatteso. I comitati tengono alta la guardia con mobilitazioni contro i fanghi contaminati
Dieci anni esatti da quella che si può definire una “battaglia storica”. Era il 13 giugno del 2011, un lunedì per essere precisi, e lo spoglio dimostrò che gli italiani avevano votato in massa a favore della gestione totalmente pubblica dell’acqua, così come di altri servizi essenziali. Erano i giorni del referendum. Due le schede, la prima, di colore rosso, riguardava la “modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica”; la seconda, di colore giallo, recitava ''determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito: Abrogazione parziale di norme’'.
Quorum ampiamente superato, vittoria netta dei promotori del referendum, in tutto il Paese come così a Cremona. A dieci anni da quella vittoria, cosa resta? Cos’è cambiato, che fine hanno fatto i comitati che tanta parte ebbero in quella lunga battaglia? Piccolo spoiler: i comitati sono vivi e vegeti, come dimostra il presidio Acqua Pubblica di ieri, domenica 13, ai giardini pubblici, e tengono alta la guardia anche su altri temi. Quanto alla vittoria referendaria, la volontà degli italiani è stata in molti casi disattesa, in perfetto “Italian style”.
“Purtroppo - osserva Francesca Berardi, attuale segretaria di Rifondazione a Cremona e tra le più attive in occasione della battaglia di dieci anni fa - complessivamente il processo di privatizzazione, dell’acqua e non solo, a livello nazionale è andato avanti. La vittoria del referendum è stata schiacciante ma i risultati sono stati disattesi e in molti casi sono stati presi provvedimenti che vanno verso le grandi aggregazioni e quindi verso la privatizzazione”.
Sul versante dell’acqua pubblica, se non altro, a Cremona le cose sono andate diversamente. “Anche qui il referendum è andato molto bene - ricorda Berardi - e la risposta è stata molto buona. Detto questo, ci sono voluti altri tre anni di battaglie dopo il referendum per salvaguardare il servizio idrico integrato. L’allora presidente della Provincia, Massimiliano Salini, andò avanti sulle sue posizioni puntando a creare una società mista con partecipazione al 60% del pubblico e al 40% del privato”.
Tuttavia, nel 2014, finalmente, la svolta: "è stato cambiato il piano d’ambito ed è stata creata una società con soli soci pubblici, ossia i Comuni”. Ed è così che è nata Padania Acque, società unica per la gestione dell’acqua, società di diritto privato, va bene, ma comunque partecipata dai Comuni.
Non va dimenticato, però, che il referendum di dieci anni fa non riguardava solo l’acqua, ma anche altri servizi essenziali come i rifiuti, il trasporto pubblico, ecc. E’ su questo versante che anche a Cremona, la battaglia, pur vinta, non ha avuto le conseguenze che si ci attendeva. “Basti pensare alla vendita di Linea Group - avverte Berardi -, perfezionata giusto pochi giorni fa. Purtroppo sul resto si è andati avanti nel solco della privatizzazione. A Cremona così come nel resto d’Italia, dove si punta alle grandi aggregazioni così da togliere potere decisionale agli enti locali”.
Insomma, una vittoria “sulla carta” largamente disattesa nei fatti e che, con tutta evidenza, bypassa la volontà dei cittadini. “Poi non lamentiamoci se i cittadini si allontanano dalla politica”, conclude amaramente Berardi.
Lungi dal mollare la presa, il Comitato Beni Comuni di Cremona tiene botta e anzi si prepara a nuove mobilitazioni e iniziative. Lo anticipa Giampiero Carotti, che con Berardi è da sempre in prima linea su questi temi. “Sull’acqua, a Cremona è andata bene - dice - ma sugli altri servizi a rilevanza economica non si può dire la stessa cosa, tanto che in questi anni si può dire che è stato svenduto tutto il resto. A questo punto il dubbio che ci sia stato uno ‘scambietto’ viene”.
Scambietto in che senso? “Mi riferisco a un accordo - spiega Carotti -. In altre parole, mollare il colpo sull’acqua e portare avanti tutto il resto. Tanto per restare a Cremona, è sotto gli occhi di tutti che su Linea Group non c’è stata alcuna partnership: è stata una vendita in piena regola ad A2A. E non lo dico io che ci hanno preso per i fondelli, lo dice l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione; ndr)”.
E che il comitato sia intenzionato a tenere alta la guardia lo dimostrano almeno altri due fronti sui quali si stanno valutando iniziative. “In questi giorni è emerso, ancora una volta, il problema dei fanghi (la vicenda della bresciana Wte; ndr). In questi casi l’inquinamento interessa i terreni ma ci sono alte probabilità che si estenda anche alla falda acquifera. Per questo stiamo considerando l’idea di mettere in campo un’iniziativa anche su questo. L’idea è quella di sentire i comitati di altre realtà italiane per capire se quanto successo dalle nostre parti sia successo anche altrove e con quali esiti”.
Altra iniziativa in fase di studio, infine, riguarda Padania Acque. “Sarebbe importante capire - spiega Carotti - quali prospettive reali ci siano affinché Padania resti fuori dall’orbita di A2A”. Qualche timore circa un possibile “allargamento” del colosso milanese che ha da poco preso Linea Group, evidentemente c’è e su questo il comitato sta cominciando ad attivarsi per arrivare, alla volta di agosto, a muoversi in concreto.
Dieci anni esatti da quel referendum, ma la battaglia ancora non è vinta e i comitati non accusano stanchezza.
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commenti
Marco Pezzoni
15 giugno 2021 06:48
Anche sul fronte del nucleare qualche rischio di tornare indietro c'è. Non subito, non in Italia in prima battuta. La Francia di Macron sta chiedendo alla UE di equiparare le centrali nucleari "tascabili" alle energie rinnovabili... l'inizio di un rilancio?