31 maggio 2021

Il Pums sparito, dopo 2 anni la svolta: rivoluzione del trasporto pubblico, ampliamento Ztl, mezzi elettrici, Gronda Nord, via Giordano

Sono calati due anni di silenzio sul Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) del Comune di Cremona. Era il mese di aprile del 2019 quando il piano, predisposto dall’allora assessore all’Ambiente Alessia Manfredini, passò al vaglio della Giunta (primo mandato di Galimberti). Da allora, salvo le osservazioni arrivate nel 2020 da Legambiente, Fiab, Coordinamento Stati Generali per il Clima e oleificio Zucchi, nessun passo avanti.

Nelle prossime settimane, forse, la svolta. Ad assicurarlo è l'assessore alla partita, Simona Pasquali: “Analizzare le osservazioni al PUMS è stato un lavoro più lungo del previsto perché sono molto corpose, ma stiamo lavorando per portare il Piano in Consiglio Comunale entro la fine di giugno”.

Se all'occhio superficiale il PUMS può apparire come una sorta di “libro dei sogni” contenente interventi a medio e lungo termine non di sicura realizzazione, in realtà si tratta di un documento strategico di rilievo. Basti pensare che è il piano attraverso il quale si progetta la Cremona dei prossimi dieci anni in un ambito, quello della mobilità sostenibile, di primaria importanza. Per comprenderlo è sufficiente leggerne la descrizione sul sito del Comune: “Il PUMS è un piano strategico che si propone di soddisfare la domanda di mobilità delle persone e delle imprese nelle aree urbane e peri-urbane. Il PUMS è finalizzato a migliorare la qualità della vita nelle città, coordinando gli strumenti esistenti e seguendo principi di integrazione, partecipazione, monitoraggio e valutazione”.

Non solo piste ciclabili, in altre parole, ma interventi di peso come il progetto preliminare per la Gronda Nord con relativo studio di fattibilità (progetto sovracomunale che compare ormai da vent'anni nel PGT e nel PTCP della Provincia), l’alleggerimento dei flussi di traffico in via Giordano e il completamento dell’intervento su via Dante, giusto per fare qualche esempio. Più in concreto, il PUMS elaborato dall’ex assessore Manfredini si poneva una prospettiva ambiziosa nell’ottica della sostenibilità ambientale, ipotizzando, entro il 2030 una riduzione della mobilità privata dall’attuale 53% al 30%, incrementando al contempo quella ciclabile dal 20% al 30%, quella pedonale dal 22% al 30% e il trasporto pubblico dal 5% al 10%, ossia un raddoppio degli attuali passeggeri.

Tutto questo attraverso una rivoluzione del trasporto pubblico locale mediante gara, l’introduzione di bus di piccole dimensioni e il rafforzamento dei collegamenti tra i quartieri e i cosiddetti “poli attrattivi” della città. Nel piano, anche un miglioramento della logistica urbana, un allargamento dell’attuale perimetro della Ztl e una decisa spinta verso la mobilità elettrica.

Insomma, una serie di interventi tutt’altro che trascurabili e anzi in linea con quella ricerca di una maggiore sostenibilità che di questi anni si fa pressante in tutti i campi: dalla mobilità all’industria, dall’agricoltura alla zootecnia.

Peccato che – complice l’avvicendamento in giunta con l’uscita di scena di Alessia Manfredini e complice un 2020 praticamente invisibile causa Covid – quel piano sia rimasto in una sorta di limbo. La normativa vuole che dopo il passaggio in giunta e dopo un periodo dedicato a eventuali osservazioni da parte di “portatori di interesse”, quel piano debba passare al vaglio del Consiglio Comunale per l’illustrazione e la votazione.

Ora, il passaggio in giunta c’è stato (aprile 2019), i termini per le osservazioni sono abbondantemente scaduti (c’era tempo fino a dicembre 2020) e Legambiente, Fiab, ambientalisti e oleificio Zucchi hanno fatto la loro parte. Resta il passaggio in Consiglio, ma da un anno e passa non se ne fa parola.

Il lavoro di analisi – spiega ora l'assessore alla Mobilità e all'Ambiente, Simona Pasquali – ha preso più tempo del previsto. Le osservazioni sono corpose e sono state vagliate dagli uffici, che sono entrati in dettaglio per preparare le controdeduzioni”. I tempi, aggiunge Pasquali, “si sono dilatati anche a causa della pandemia, ma l'obiettivo è chiudere la partita alla volta di giugno”.

Stando a quanto riferisce l'assessore, alla luce delle osservazioni presentate e delle controdeduzioni del Comune l'impianto originario del PUMS non subirà stravolgimenti. Al massimo qualche intervento per attualizzare un documento che di fatto ha ormai più di due anni.

“Molte azioni della giunta sono già in linea con il Piano, ad esempio l'attenzione alle ciclabili e alle 'zone 30' – spiega Pasquali –. Diciamo che abbiamo lavorato in coerenza con un piano che formalmente è già stato adottato dalla giunta, sebbene per il via libera serva il voto del Consiglio”.

Tempo ancora un mese, secondo le intenzioni della giunta, per arrivare al voto sul documento che disegnerà la mobilità di Cremona da qui al 2030. E forse, con il voto in Consiglio, si sopiranno anche i malumori registrati in questi anni in seno alla maggioranza, ambiente dal quale si registra una certa impazienza. Anche perché, si osserva, ad oggi cosa ha fatto il sindaco Galimberti in questo secondo mandato sul fronte della mobilità e della viabilità? Al netto di qualche pista ciclabile qua e là, poco. Manca un progetto strutturato, mancano prospettive concrete, manca un disegno per la città dei prossimi dieci anni, primo passo per la Cremona a venire. Manca, in sostanza, il PUMS con le sue indicazioni.

Senza contare che il documento, una volta adottato, garantirebbe al Comune l’accesso a finanziamenti europei per lo sviluppo dei progetti in esso contenuti. Ma finché quel Piano resta in un cassetto, quei fondi li si vede col binocolo. Anche per questo è importante che il documento approdi in Consiglio quanto prima. Forse, dopo due anni il momento è arrivato. “E' corretto andare in fondo a questa procedura e partire con tutto quello che prevede il Piano. Ed è quello che contiamo di fare entro la fine di giugno”, assicura l'assessore Pasquali.

Federico Centenari


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