5 ottobre 2021

La Lega tiene, l'area moderata cresce e il Pd non frena il declino iniziato nel 2019 col caso Signoroni: analisi del voto nei 13 Comuni del Cremonese

La Lega tiene, il Pd perde terreno e la componente moderata (Forza Italia e Udc) si rafforza. E’ una sintesi estrema, ma è questa la fotografia “di gruppo” di quest’ultima tornata elettorale nel Cremonese. Un quadro in controtendenza rispetto a quello tratteggiato a livello nazionale, ma che sul nostro territorio ha le sue ragioni e che, agli occhi dei più smaliziati in ambito politico, non sorprende più di tanto.

L’esito delle amministrative nei 13 Comuni cremonesi è infatti in linea con il declino del centrosinistra, e in particolare del Pd, avviato con il “pasticcio” dell’elezione di Paolo Mirko Signoroni in Provincia. Una vicenda controversa, che ha sparigliato le carte della politica locale con accordi trasversali incomprensibili ai cittadini e che ha segnato un inevitabile punto di rottura nel nostro territorio. Non tanto per la persona, sia chiaro, quanto per le modalità di gestione della partita. E’ da quella vicenda del 2019 che la politica cremonese ha assistito a un rimescolamento che a sua volta ha mostrato la debolezza di un centrosinistra a caccia di difficili compromessi, poca o nulla innovazione e parecchia confusione.

Il voto di ieri, d’altra parte parla chiaro. A Pizzighettone, dove il Pd ha proposto candidati “non suoi”, il leghista Luca Moggi è stato riconfermato con quasi il 60% dei voti, incrementando di quasi 300 preferenze l’esito delle precedenti elezioni. E se la Lega gongola, il centrodestra non può certo lamentarsi: 4 consiglieri sono in quota Carroccio, 3 sono di Forza Italia e 1 dell’Udc. E’ di tutta evidenza che se la Lega tiene il punto, l’area moderata si consolida e rafforza la sua presenza.

Leghista è anche il sindaco di Palazzo Pignano, Giuseppe Dossena, eletto con lista unica.

Di ribaltone si può parlare a Rivolta d’Adda, con l’elezione di Giovanni Sgroi, proveniente dalla destra e sostenuto dall’area moderata, che anche qui ha portato a casa buoni risultati. A questo si aggiunga che qui il Pd era al governo da almeno un decennio e il quadro ha la sua cornice.

Discorso diverso - ma fino a un certo punto - a Spino d’Adda, dove il centrosinistra l’ha spuntata con Enzo Galbiati, che ha superato per una manciata di voti Paolo Riccaboni, d’area moderata e sostenuto dal centrodestra. La controprova dell’analisi generale è proprio questa: Spino è uno dei pochi casi in cui il centrosinistra ha candidato una sua figura. E l’ha spuntata, sebbene per il rotto della cuffia.

A Izano è stato confermato l’uscente Luigi Tolasi, figura moderata, così come d’area moderata è il vicesindaco, che arriva dalle fila di Forza Italia.

Altro risultato degno di nota è quello registrato a Pieve San Giacomo, con la candidata del Pd, l’uscente Silvia Genzini, sconfitta da Maurizio Morandi. Segnale non di poco conto: l’uscente è un’amministratrice esperta e a Pieve il centrosinistra governa da decenni. Anche in questo caso a uscirne col petto gonfio è un centrodestra moderato.

Se ad Azzanello si conferma il vicesindaco uscente Chiara Fusari, vicina alle posizioni della Lega, a San Martino del Lago la spunta Dino Maglia, vicino a Forza Italia. Sempre d’area centrodestra è Pierguido Asinari, confermato con l’86% dei voti in quel di San Giovanni in Croce. Il centrosinistra, infine, la spunta a Cremosano, a Pianengo (lista unica) e a Sesto ed Uniti, dove però ha vinto Vezzini (già presidente della Provincia per il Pd) con una lista civica sconfiggendo il candidato di centrodestra, ma anche quello di centrosinistra.

Tirando le fila, il centrodestra conserva i Comuni nei quali governava e incrementa il consenso, mandando al contempo alcuni segnali forti: Pieve e Rivolta su tutti. I candidati sindaci e i consiglieri d’area moderata (Forza Italia e Udc) escono rafforzati dal voto del 3 e 4 ottobre, mentre al Pd tocca un ridimensionamento e laddove prima era minoranza lo è ancor di più oggi. Non a caso, dalle fila dei moderati si evidenzia che se non fosse stato per Spino d’Adda si potrebbe anche parlare di “cappotto” a favore del centrodestra.

La domanda, ora, è: il Pd riuscirà a metabolizzare l’esito delle elezioni e a invertire il trend in discesa cominciato col “pasticcio Signoroni”, che ancor oggi produce i suoi effetti? D’altra parte, il caso di Pizzighettone è emblematico: nella città murata il centrosinistra ha tentato di replicare, per certi versi, l’operazione assemblata in Provincia nel 2019, puntando su un candidato che sulla carta avrebbe potuto “raccattare” voti un po’ da tutte le parti, salvo poi trovarsi sonoramente sconfitto.

Al di là delle analisi del giorno dopo, il tema resta attuale, dal momento che tra sessanta giorni si terranno le elezioni per il Consiglio Provinciale. Ed è su questa scadenza, c’è da scommettere, che si concentreranno i ragionamenti in casa Pd e, più in generale, nell’alveo del centrosinistra.

Federico Centenari


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commenti


Pasquino

5 ottobre 2021 16:35

Ma pensate davvero che abbiano capito qualcosa questi PD ?
No sanno solo fare inciuci e si credono furbi