20 gennaio 2023

L'eredità di Vavilov, una busta di semi per noi, di cui avere cura

«Ci sono passioni che portano lontano». Lo abbiamo sperimentato ieri sera, al cinema-teatro Filo di Cremona, durante la rappresentazione di SEMI e l’incontro che ha chiuso l’evento.

La passione di Nikolaj Ivanovič Vavilov (agronomo russo) che lo ha spinto a viaggiare in tutto il mondo fra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, in condizioni estreme, per raccogliere semi e preservare la biodiversità, ossia la vita del genere umano; che lo ha condannato a morire di fame nella Russia di Stalin, in carcere, a causa delle sue idee illuminate.

La passione per il teatro e per le storie di Stefano Panzeri (attore) che ci ha affascinato e commosso.

Con la sua interpretazione scarna e potente è riuscito a mettere in scena il fantasma di Vavilov attraverso il ricordo del figlio Yuri. Lo ha fatto accovacciato dentro un vaso, a piedi nudi, nella terra “perchè «la pianta della memoria non muore mai».

La passione di Francesca Marchigiano che scrivendo la storia di Nikolaj ha raccontato delle donne e degli uomini che «fanno la loro parte» anche nel nostro tempo. Le siamo grati perché quando le hanno chiesto di partire per il Kirghizistan alla ricerca dei semi del melo primigenio ha risposto come si risponde a tutte le domande irragionevoli, «sì». E ne è valsa la pena.

Grazie ad Antonio De Matola (botanico) perché ci ha fatto capire che nei semi si annidano i segreti dell’umanità, che la nostra esistenza è prima di tutto «una questione etica». Anche se quel viaggio in Kirghizistan «era l’unico da non fare» andava fatto. I semi del melo primigenio sono stati trovati insieme ad un tesoro inatteso perché «dove non c’è nulla c’è qualcosa di sacro: l’ospitalità».

Grazie a Fabrizio Bottari (agricoltore) per averci spiegato che la biodiversità nasce sulle montagne del mondo «dove i contadini devono ingegnarsi a trovare qualcosa che resista alle condizioni più difficili». Con garbo e tenacia, dal 2003 ad oggi, insieme alla moglie Nadia, ha messo al riparo più di 400 tipi di patate dai diversi colori, conservate nella Val d’Aveto in bustine di semi, perché «coltivare diverse specie significa comprendere la storia dell’uomo».

Grazie alla punteggiatura musicale di Francesco Andreotti che ha accompagnato con pathos il monologo.

Grazie ai ricercatori che sono «morti con un pugno di riso in mano» per salvare le nostre vite e alle persone che si sono messe in viaggio con il TEDxCremona Salon alla ricerca di SEMI.

L’evento si è svolto in collaborazione con Società Filodrammatica Cremonese presieduta da Giorgio Mantovani.


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