26 giugno 2021

Monteverdi si è chiuso con la straordinaria vocalità e presenza scenica di Orlinski

Facce d'amore, questo il titolo del “gran finale” del Monteverdi Festival 2021.

Sul palco del massimo teatro cittadino il pluripremiato controtenore Jakub Jòzef Orlinski, accompagnato dall’ensemble il Pomo d'oro diretto al cembalo da Francesco Corti.

In programma un viaggio attraverso le molteplici sfaccettature dell’Amore, oltre che per i personaggi narrativi coinvolti, anche per i modi diversi di approcciarsi alla realizzazione da parte dei diversi compositori. Un percorso che parte idealmente dai seicenteschi Cavalli e Monteverdi, e che ci accompagna per mano fino a Luca Antonio Predieri, nato ben oltre la morte del Divin Claudio ed attivo fino a metà del ‘700 alla corte di Vienna. L’importanza storica di questo programma si accoppia facilmente all’aspetto antropologico e sociologico e ci dà il chiaro segnale  di come alle corti europee venissero narrate le dinamiche amorose, a quale ceto fossero riservate e con quali espedienti musicali. 

La vocalità di Orlinski è estesa, morbida, ricca, le fioriture sono precise. Un registro vocale apparentemente senza passaggi di registro usato con rara eleganza. Ogni qual volta prende una licenza interpretativa dilatando una battuta o anticipandone un’altra trova sempre senso compiuto nella frase musicale, segno del grosso lavoro di analisi della parte. Affronta il complesso programma con la facilità di un bimbo che va a giocare al parchetto, dando anche alla sala l’impressione di star cantando brani semplici, in realtà tutt’altro che così. L’estroso cantante ha perfino accennato ad un balletto proprio durante il “Ballo dei Bagatellieri” tratto da Don Chisciotte in Siera Morena del compositore Nicola Matteis.

Francesco Corti si riconferma direttore dal polso leggero e preciso, creando un suono mai sopra le righe, pulitissimo e misurato, senza però far mancare il “graffio” quando la partitura lo richiede. Il Pomo d’Oro schiera musicisti quasi danzanti, in grado di proporre un’esecuzione ricchissima, dinamica, aulica, con l’incredibile qualità di suonare dal vivo allo stesso modo di come suonano in disco. 

Se interpretare un programma dello stesso compositore pone il problema di dare carattere per evitare che sia tutto uguale e piatto, con un programma come questo invece si pone il problema opposto, legato al fatto che tra la prima e l’ultima composizione è trascorso quasi un secolo e la musica si è fortemente evoluta sia per l’uso delle concatenazioni armoniche sia nella forma. 

Generoso nei bis, Orlinski propone “Agitato da fiere tempeste”, da Oreste di Handel, “Chi scherza con amor” dall’Eliogabalo di Giovanni Antonio Boretti e non poteva mancare “E pur io torno”, omaggio all’Incoronazione di Poppea del “nostro” Claudio Monteverdi. Tanti, meritati, gli applausi agli artisti, dopo un concerto di estrema qualità. 

Ecco che in un Ponchielli colmo di persone provenienti da tutta Italia, lo spettacolo andato in scena lascia un buon sapore nel palato degli appassionati già in attesa della futura edizione, preannunciata peraltro nella conferenza stampa delle ore 12. La speranza è che, usciti (si spera) una volta per tutte dalla pandemia, si possa mettere in scena un nuovo festival ancora più internazionale, ricco, di qualità, come già si è dimostrata questa prima edizione post lockdown della sovrintendenza Cigni. 

 

Loris Braga


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