3 agosto 1947, 75 anni fa, la storica doppietta cremonese ai mondiali di ciclismo di Reims di Alfo Ferrari e Pelu Pedroni
75 anni fa si celebrava sul circuito francese di Reims il trionfo del ciclismo cremonese, con la storia doppietta di due straordinari corridori della nostra terra Alfo Ferrari e SIlvio Pedroni. Era un ciclismo fatto di sacrifici e di atti eroici. Adolfo Alfo Ferrari era di Sospiro dove nacque nel 1924 e morì nel 1998, Silvio Pedroni dello Pelu era di Castelverde e nacque nella casina Tredossi (1918) e morì a Cremona nel 2003. Ricordiamo che la pista ciclistica nel Parco del Po di Cremona è dedicata a loro. Ecco quella incredibile giornata rivissuta nella splendida cronaca di Gianpietro Tambani che nel 2007 rievocò quella prova esaltante per il quotidiano "La Cronaca".
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Sul circuito della “Champagne” il via viene dato alle ore 6 e la temperatura è già di 25 gradi. Per metà gara il gruppo viaggia abbastanza compatto, solo qualche sprovveduto perde le ruote. I giri da compiere sono 21, i chilometri, in totale, 164.
A metà della corsa si avvantaggia un drappello che comprende anche gli azzurri Zanotti e Baronti; al loro inseguimento, in un altro gruppetto, c'è Pedroni. Ferrari è ancora con il folto del gruppo, ma quando viene sollecitato dal commissario tecnico Bertolazzo, in breve tempo si riporta nel secondo plotoncino, quello con Pedroni. Poco più avanti ad Alfo Ferrari si rompe la corona dello stellino del “16” (la bicicletta è una Benotto), e il futuro Campione del Mondo lancia un grido: “Pelu, mi devo fermare”. Pedroni lo raggiunge, prova a spingerlo, ma il problema non si risolve. Decidono di fermarsi un istante, giusto per rendersi conto di come il guasto sia riparabile. Con le mani riescono a spostare la catena sul “17” passando così (sempre con la moltiplica da “50”), dai 6,40 metri ai 6,28 metri di pedalata. La coppia riprende e con veemenza riesce a rientrare sul gruppetto di testa. Quando Pedroni attacca lo seguono lo svizzero Schaer, l'inglese Fleming e il francese Beyaert. Il quartetto viene riassorbito, ma in contropiede riparte Fleming raggiungendo un vantaggio di 23 secondi al termine del sedicesimo giro.
Il primo a rincorrere l'inglese è Snell, subito inseguito da Ferrari che lo bracca, lo raggiunge e lo lascia sui saliscendi di Gueux. Alfo è scatenato, transita con 10 secondi su Snell e 30 sul gruppetto dove c'è Pedroni che domina la situazione spostandosi di volta in volta sulle ruote dell'uno e dell'altro avversario. Ferrari capisce che il momento è favorevole e compie l'ultimo giro alla media record di 39 chilometri orari, andando a vincere la maglia iridata da trionfatore.
A completare l'impresa tutta cremonese, Silvio Pedroni, che non è un velocista, ha la meglio sul resto degli avversari andando a vincere la medaglia d'argento al termine di una lunghissima volata tutta potenza. Apoteosi per i colori del Club Ciclistico Cremonese 1891, che grazie all'impresa di Ferrari e Pedroni stabilisce un autentico record per le società che hanno partecipato alla corsa iridata aggiudicandosi in un colpo solo l'oro e l'argento. Esultano il commissario tecnico Bertolazzo che nei due cremonesi ha sempre creduto e Giuseppe Cabrini, unico consigliere della società con sede al bar Dondeo ad essere presente a Reims. La gara si è svolta in un clima torrido: mentre Alfo stava percorrendo l'ultimo giro, il termometro segnava 35 gradi all'ombra.
MONDIALE DILETTANTI, 3 AGOSTO 1947 (REIMS, Francia)
1) Alfo FERRARI (Italia), chilometri 164 alle media di 38, 606 orari
2) Silvio Pedroni (Italia)
3)Van Beeck (Olanda)
4) Schaer (Svizzera)
5) Snell (Svezia)
IL BAR DONDEO IN FESTA
Grande folla davanti allo storico bar Dondeo, con il titolare Attilio ed il figlio Angelo “Nino” gongolanti all’arrivo delle prime notizie sul mondiale vinto dai cremonesi. Non c'era ancora la televisione e nemmeno i telefonini, però era stato installato un impianto per la diffusione collegato alla Rai per il “radiogiornale” delle ore 13.
La radio non aveva ancora finito di annunciare: “il nostro servizio speciale sul campionato del mondo”, che Giuseppe “Peppo” Pessina era già con l'orecchio a contatto dell'altoparlante. “Peppo” era amico fraterno di Pedroni, di Ferrari e di Giancarlo Lombardi. All'improvviso un salto felino, uno scoppio atomico, una valanga di parole (lui, “Peppo” era abituato al fiume di espressioni) a sovrastare tutto e tutti e una felicità oltre ogni dire. Giacomo “Mino” Mazzini, presidente del Club Ciclistico Cremonese 1891, pur nella sua signorile calma, era raggiante di gioia non appena la radio aveva annunciato sulla prova iridata. “Non dubitavo affatto sull'affermazione di Alfo e Silvio, ma non immaginavo certo una vittoria così smagliante. Nonostante mi fossi premunito del passaporto ed avessi già tutto predisposto per assistere alla competizione, non ho voluto partire per scaraman- zia ed ora sono contento di questa mia scelta, anche se in me rimarrà il rimorso di non essere stato il primo ad abbracciarli. Sono certo che “Pelu” lo avrà fatto anche per me”.
Il papà dei “biancorossi” Cesare Castellani, nel momento dell'annuncio della vittoria, era insolitamente loquace. Scorrevano nei suoi pensieri i lontani giorni dei trionfi, “Come non avere fiducia in questi due ragazzi, che tutto hanno dato per riuscirci? Già nelle prime gare della stagione io avevo, se ben ricordate, pronosticato questo successo, ma essi hanno voluto regalarmi la gioia di questa giornata, un'affermazione che per tecnica e per intelligenza è superiore ad ogni più rosea aspettativa. Per me i campioni del mondo sono due: Ferrari Alfo e Pedroni Silvio!”
Il consigliere Giuseppe Cabrini è stato l'unico cremonese a seguire in terra di Francia, i due biancorossi: "E' stato il più bel giorno della mia vita perché ho assistito ad uno spettacolo che mai riuscirò a dimenticare”.
LO SPORT CREMONESE
l periodico “Lo Sport Cremonese” è anche chiamato “Roseo” perché il suo fondatore Lelio Mancini, corrispondente della Gazzetta dello Sport, chiese alla Società Editoriale la carta di color rosa che dagli albori caratterizza il prestigioso quotidiano milanese. Nel 1947, anno della vittoria al mondiale di Ferrari davanti a Pedroni, alla direzione del periodico cremonese era Adelmo Rigoli (ex giocatore della Cremonese) che aveva sostituito il precedente direttore Gino Rancati, che poi divenne giornalista per La Stampa di Torino e telecronista per l'automobilismo di Formula Uno al- la RAI/TV.
In quell’occasione il pezzo celebrativo fu affidato alla penna di Lelio Mancini, che scrisse: “Due ragazzi di campagna, di quelli che solitamente vediamo sfrecciare ogni tanto per le vie sulle esili e lucenti biciclette, domenica hanno conquistato nel Circuito di Champagne, nella corsa del Campionato del Mondo dilettanti, il primo e il secondo posto. La duplice affermazione ha in città ed in ogni angolo della provincia ondate di vibrante e schietta esultanza. Il volto di ogni sportivo era soffuso di dolcissima gioia. I nomi di Alfo Ferrari e Silvio Pedroni, ormai conosciuti alla cronaca sportiva mondiale sono sulle bocche di tutti, degli appassionati come degli ignari delle discipline sportive, sono al centro di ogni discorso, il fulcro delle discussioni ed attorno faceva ala la riconoscenza e l'ammirazione sincerissima.
Gli uomini di sport si distinguono per l'ostinata saldezza della loro fede. A Cremona non si è mai rinunciato all'orgoglioso sogno di innalzare un giorno alla gloria dell'Olimpo sportivo un figlio della nostra terra. E' parso alle volte di essere sul punto di gustare la gioia del grande trionfo, ma poi l'imperativo capriccioso del destino faceva dileguare ogni speranza come il fiocchetto di vapore svanire nel sole. Cesare Castellani, che del ciclismo ha fatto la ragione ideale alta e pura della sua esistenza per difendere e potenziare il primato dello sport della bicicletta. Oggi il trionfo di Reims ha un po' la sigla della sua intramontabile passione, come oggi escono lentamente dall'ombra dove un po' li ha relegati l'oblio, il bonario Emilio Faia (ex presidente del C.C.C.1891 e primo dell'Unione Sportiva Cremonese nel 1903. ndr), il flemmatico Omero Boldori, avanza la nervosa figura di Carlo Carulli, la maschia potenza di Gino Mascetti, il pallido sembiante di Silvio Scrivanti, la modestia di Dante Guindani, il grande cuore del dottor Peppino Piva...
E' l'infinita schiera dei fedeli: dirigenti come Arcari, Maglia, Cometti, Dodi, Mainardi, Mino Mazzini; corridori come Belloni, Mori, Ponzini, Moretti, Pagani, Ugaglia, Pino Guindani, Bregalanti, Scrivanti, Cassanti, Rivoltini, Gosi, Marini, Pierino Favalli che al mondiale dilettanti arrivò terzo a Berlino nel 1936. Tutti sono idealmente raccolti attorno alla maglia iridata che fascia il tronco del bellissimo atleta, del nuovo bardo della vittoria sonante. E' il più bel trofeo del Club Ciclistico Cremonese 1891”
Lelio Mancini (fondatore de “Lo Sport Cremonese”)
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