14 ottobre 2024

Ciro Corradini, radici cremonesi e giornalista a Brescia. "Corini? La Cremonese, la scelta giusta ma non bastano giocatori e allenatore per grandi risultati, serve una società forte e presente"

C’è molta curiosità attorno del nuovo allenatore della Cremonese Eugenio Corini. Le sue origini non ci portano molto lontano dalla nostra città, Bagnolo Mella è sulla retta che porta al capoluogo di Brescia, una trentina di chilometri scarsi da Cremona.

E’ proprio tra le file della società del suo paese la ‘Fionda Bagnolo’, per poi passare alla ‘Voluntas’ di Roberto Clerici, lo scopritore di Pirlo, dei fratelli Filippini e di Bonera. Da qui il passo è breve e la sua carriera da calciatore professionista, lo porta a vestire la maglia del Brescia in 102 occasioni ed a sedere sulla stessa panchina in 63 partite, conquistando una promozione in serie A.

Per questo motivo ho chiesto ad un amico/collega (e grande appassionato come me di Subbuteo) Gaetano Ciraolo, conosciuto professionalmente come Ciro Corradini. Giornalista che ha le sue radici ben piantate a Cremona, ma che ha trovato il definitivo sbocco professionale sulla sponda bresciana del fiume Oglio, di parlarci di Corini di cui, come ci spiegherà lungo l’intervista, è amico dai tempi della sua esperienza a Brescia.

D-Innanzitutto mi sembra doveroso darti modo di presentarti, per poi entrare nel contesto della chiacchierata.

R-“Vivo a Cremona da quando avevo sette anni e sono cresciuto a Cristo Re (agli inizi della carriera di Gianluca Vialli che sfidò a Subbuteo n.d.r). Sono un eterno pendolare che ama ancora il villaggio Po, Cristo Re e Cremona
A 16 anni ho iniziato a lavorare in radio a CR Caporadio, facevo il dj e seguivo lo sport ed è lì che ho iniziato a fare le radiocronache della Cremonese. La Cremo era in serie C, giocavano Chigioni, Cesini, Frediani, Muggianesi, il mio amico Gianluca Vialli avrebbe esordito da lì a poco. Quindi tanta gavetta tra Radio Cremona, Radio Cittanova, Radio Piacenza, Radio Sound, International Radio, Studio Veronica Parma, Music Boy, Teleradio Padana. Quindi la televisione con Videobrescia, ed poi a Teletutto, dove cominciai ad occuparmi del Brescia. Nel 2003 passai a Brescia Tv con il ruolo di responsabile della redazione sportiva dove avuto la fortuna, dal 1988 ad oggi, di raccontare attraverso le telecronache e radiocronache Hagi e Baggio, Guardiola, Pirlo, Altobelli, Tare, Toni, Di Biagio. Ho scritto 3 libri sul Brescia ed un libro sulla Voluntas, la società di puro settore giovanile, che tra gli altri, ha lanciato anche Eugenio Corini”.

D- La prima domanda è relativa a Giovanni Stroppa, che mi hai confidato di conoscere bene. Per questo motivo ne approfitto per chiederti se ti sei fatto un’idea del suo esonero dopo raggiungimento della finale play-off della scorsa stagione ed il rinnovo successivo.

R- “E’ destino che alcuni tra i miei amici-allenatori, si siano legati alla panchina della Cremonese. Dall'indimenticato Gigi Simoni, a Piero Trainini, Edo Sonetti, Giampaolo, Stroppa ed ora Corini.
Conosco Giovanni Stroppa da quando giocava a Brescia. E' una persona di grande intelligenza, competenza ed educazione. Lo considero un amico. Non so francamente che cosa sia accaduto. La sensazione è che non sia mai stato amato. Lo scorso anno nella doppia sfida col Venezia, la Cremonese avrebbe meritato la serie A. Quest'anno le cose non sono andate come nelle attese di società e pubblico, ma ho sentito commenti ed illazioni su Giovanni ‘da fantascienza’. Ovviamente qualche errore l'ha fatto, ma giudicare da lontano e da fuori non è facile”.

D-Arriviamo quindi ad oggi, con l’arrivo di Corini sulla panchina della Cremonese. Da cremonese che segue il calcio e la serie B, avrai seguito anche un po' le vicissitudini della Cremonese. Una volta uscita la notizia dall’esonero di Stroppa, ti saresti aspettato l’arrivo di Corini in grigiorosso e soprattutto, credi che sia la persona giusta nel momento giusto per risollevare le sorti della Cremonese.

R-“Anche Eugenio Corini è un caro amico. Lo seguo e conosco da quando era ragazzo. E' intelligente, preparato, ama il calcio ed il suo lavoro. Da calciatore avrebbe meritato soddisfazioni maggiori di quelle che ottenne. Era un fenomeno, ma non fu fortunato. Non si è mai montato la testa, è sempre stato umile. Al Brescia, da allenatore, ha vinto un campionato da outsider portando nel gruppo entusiasmo, professionalità e semplicità. La Cremonese ha fatto la scelta giusta, ma attenzione, non bastano giocatori e allenatore per ottenere grandi risultati, serve una società forte e soprattutto presente. Una società che sostenga il suo allenatore anche quando le cose non girano, una società forte non solo dal punto di vista economico. Non bastano i soldi a vincere i campionati, serve programmazione e lungimiranza”.

D Il derby con il Brescia, perso dalla Cremonese tre a due, è stata probabilmente la sconfitta che ha portato la società a pensare di cambiare allenatore e quel lunedì hai seguito la partita prima, dopo e durante, in diretta dalla tua trasmissione (‘Zona Ciro’ in auge da una trentina di stagioni visibile su Videobrescia, Teleleonessa ed FB - n.d.r). Ti ha più stupito la sconfitta della Cremonese o la vittoria del Brescia? Hai pensato che per Stroppa la sconfitta sarebbe stata fatale.

R-“La Cremonese che ho visto a Brescia nel primo tempo era una squadra senza anima, senza gioco e senza carattere. Quella del secondo tempo una squadra che può vincere il campionato. Posso solo aggiungere che ad un certo punto mi è venuto il dubbio, nel primo tempo, che la squadra giocasse contro l'allenatore. Ma se fosse così come spiegare il secondo tempo? Che la storia di Stroppa a Cremona fosse destinata a finire credo fosse chiaro. Forse – a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca – era già finita al termine dello scorso anno ma non s'è voluto voltar pagina”.

D-Il flop di Stroppa è stato attribuito soprattutto all’utilizzo sistematico del solo 3-5-2, anche a costo di lasciare fuori qualche giocatore importante o utilizzando dei giocatori fuori ruolo. Anche Corini, statistiche alla mano, ha utilizzato questo modulo, ma più frequentemente si è affidato alla difesa quattro con tutte le sue varianti. Spiegaci un po' quali sono i principi e le varianti utilizzati da Corini.

R-“Corini credo risponda appieno a quell'adagio che dice che la prima cosa che deve fare un allenatore e mettere i giocatori nel proprio ruolo. E' troppo intelligente per non adattare il modulo ai giocatori che ha a disposizione e alle loro caratteristiche e non il contrario. Il suo modulo preferito era il 4-3-3, ma non è un integralista. Al Brescia seppe entrare in corsa adattandosi ai giocatori che aveva. Il suo Brescia giocava un buon calcio, e faceva divertire la gente. Eugenio è fatto così, in questo è un bresciano doc. E' uno che dice quello che pensa anche a costo di andare controcorrente. E' una persona di grande educazione, rispettosa dei ruoli, ma non per questo disposta a farsi mettere i piedi in testa ed ha una personalità forte. Per questo a qualche presidente o a qualche giornalista non piace. Non è un ruffiano, uno che chiama i giornalisti o li invita a cena. Fa il suo lavoro con abnegazione e dedizione”.

D-Il primo approccio con la stampa e con i tifosi, è stato attraverso la conferenza stampa di presentazione. Ne è uscita una persona cordiale, attenta ed esaustiva nelle risposte. Nonostante questo, al netto che ha avuto a che fare con presidenti come Cellino e Zamparini e piazze piuttosto calde, in alcune situazioni sembra avere pagato delle sue uscite non troppo in linea con il suo ruolo.

R-“La storia di Corini e il Brescia è una sorta di favola senza lieto fine o con un lieto fine parziale. Arriva a Brescia per caso perché un collega, l'amico Cristiano Tognoli, ricorda a Cellino che manco se ne ricordava il nome, che tra i tecnici senza squadra c'è Eugenio. Lui arriva, prende per mano la squadra e la porta in serie A. Per la Curva ed il bresciani è il protagonista assoluto di quella promozione e si dice che questo, al leader “Maximo” Cellino, non vada giù. La Curva inneggia a Corini, cori a scena aperta e nessun grazie a Cellino che, come è noto, ha un ego non proprio modesto. Così lo conferma a furor di popolo ma, ed è qui che Corini sbaglia per troppo amore, non gli costruisce la squadra che il bagnolese avrebbe voluto. Arriva l'esonero. Fabio Grosso prende il suo posto ma non ne azzecca una. La piazza è in subbuglio e Cellino capisce che l'unica speranza è trovare un parafulmine gigante e richiama Corini. Ti faccio una confidenza: quando si diffuse la notizia di un possibile ritorno scrissi ad Eugenio un ‘sms’ il cui senso era: ‘resta a casa tua’. Lui mi rispose che non poteva dire di no al ‘suo’ Brescia ed alla ‘sua’ gente. Sapeva benissimo i rischi che correva, ma la lealtà per qualcuno è ancora un valore”.

"La retorica ci impone di dire che il campionato di serie B è difficile, che è equilibrato, che raramente trova padroni e dominatori. La mia sensazione è che il Sassuolo abbia qualcosa in più per organico, storia, capacità economiche, guida tecnica, programmazione e bacino di utenza. Poi vedo benissimo Pisa, Spezia e Cremonese. Soprattutto la Cremo se trova compattezza difensiva può essere grande protagonista. Ha una rosa di prim'ordine e un ottimo allenatore. Ma ci sono almeno altre sei o sette squadre che se la possono giocare. Compreso il Brescia. Magari sulla carta è inferiore come rosa ad altre pretendenti alla serie A, ma sa essere squadra grazie ad un allenatore come Maran esperto e pragmatico.
L'augurio ? Rivedere il derby ma in serie A!"

Nelle foto Ciro Corradini con Baggio, con Rossi, con Corini. Poi una straordinaria immagine di Corini calciatore nella "Fionda Bagnolo"

Daniele Gazzaniga


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