22 febbraio 2023

L’ex sindachessa di Crema Stefania Bonaldi via social ha ricordato il drammatico inizio della maledetta pandemia del 2020

Non sarà mai un giorno qualsiasi il 21 febbraio: tre anni fa era per noi l’alba di un dramma inatteso, il giorno in cui l'anestesista dell'Ospedale di Codogno, Annalisa Malara, con un atto a metà tra la scienza e l’arte, riusciva a "individuare", nella propria struttura, il primo paziente colpito da Coronavirus.

Poche ore dopo il nostro ospedale veniva cinto d’assedio da un nemico brutale, sconosciuto e soprattutto invisibile, tanto subdolo da approfittare del "fattore sorpresa", portandoci a un passo dalla catastrofe, ma anche tanto sprovveduto da non sapere che non ci saremmo mai arresi.

È faticoso e doloroso ricordare quel giorno e le settimane incredibili che seguirono, ma dobbiamo coltivare la memoria e non rimuoverla.

Per le tantissime persone, madri, padri, mogli e mariti, sorelle e fratelli, figlie e figli, che il Covid ci ha portato via, spesso inaspettatamente, nel silenzio, nella solitudine, nell'angoscia di chi non ha potuto dare un'ultima carezza o un estremo abbraccio.

Poi per i sanitari del nostro Ospedale, dove vita e morte si contendevano a strattoni le persone. Una lotta disperata, che noi, dall’esterno, possiamo solo immaginare ma non riusciremo mai a comprendere fino in fondo. Abbiamo sperimentato la certezza consolatoria che tra noi e il virus c’erano i loro corpi, il loro sapere, il loro senso del dovere. Una "comunità curante", che si è messa al servizio di una città e di un territorio. Senza risparmio, senza calcoli, senza recriminazioni, con dedizione, tenacia, coraggio, umanità.

E infine per tutta la nostra comunità, per come ha saputo reagire al dramma inatteso e inaudito di quelle settimane, con una resistenza generosa, solidale, empatica, in cui ci siamo sentiti parte di un destino collettivo e insieme abbiamo fatto ognuno la sua parte, con dignità e resilienza, incoraggiati anche dal gesto solidale di chi arrivava da oltreoceano per prendersi cura di noi.

No, non possiamo dimenticare quei giorni e quei fatti, con un sentimento difficile da condensare, perché troppo complesso, eppure, se mi sforzo di ridurlo in due sole parole, quelle che mi travolgono si chiamano pietà e riconoscenza.

Per chi se ne è andato e per chi ha sofferto. Per chi ha reagito, si è battuto, si è speso per gli altri, nei mille modi in cui è accaduto.

Così postò via social Stefania Bonaldi, sindachessa di Crema durante il maledetto virus che ha violentato anche il Granducato del Tortello.


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