11 aprile 2021

"Il mio primo anno della mia seconda vita" Ferruccio Giovetti ricorda i giorni del Covid

Ferruccio Giovetti, ex consigliere comunale, già presidente dell’Avis di Cremona, oggi geriatra a Fondazione Sospiro, un anno fa venne ricoverato nel reparto Covid ricavato in Unità Coronarica, dove rimase dodici giorni, prima di essere dimesso, come ha ricordato, "Incerottato, mezzo rotto, con fiato ancora corto, con barba di due dita, che la mascherina copre, con un calo di peso di 6 Kg. ", ma finalmente a casa. A distanza di un anno ha volto ricordare su facebook quei momenti. "Non ho mai perso la speranza, - ricorda - anche se nella serata di Pasqua la situazione stava prendendo una brutta piega (e ad un dottore non puoi contargliela su) ed alla fine, grazie ai Medici ed alle loro equipe, alle loro cure, all’indispensabile supporto dell’ossigeno, eccomi qui a ringraziare tutti voi per la vicinanza e l’ affetto che avete dimostrato a me, a Titty ed ad Elmi. In alto i cuori, Amici”.

Era un pomeriggio, Venerdì Santo, che sembrava trascorrere tranquillamente, per quanto poteva trascorrere tranquillo un pomeriggio di guardia in una R.S.A. in pieno attacco pandemico. Tuttavia mi sembrava di non stare benissimo, diciamo bene ma non benissimo. Tornato a casa, ho aspettato in garage la Titty, anche lei al rientro dal lavoro. Saliti in casa, abbiamo approntato una veloce cena di magro, come l' occasione richiedeva. Tagliatelle al salmone, che da allora non hanno più avuto l' onore di essere presentate sulla nostra tavola, né l' avranno. Durante la cena si accorsero, lei ed Elmi, che forse benissimo non stavo. Per farla breve, febbre a 40 ed aspetto non brillante. Saturazione ancora accettabile. Notte movimentata, con parecchi risvegli, seguiti da altrettanti caffè. L' indomani febbre persistente, saturazione attorno ad 85%. Non c'erano scelte. Dovevo prendere la strada di Largo Priori. Tachipirina, Azitromicina, 4000 U.I. di Clexane, tanto per cominciare, un abbraccio alla Elmi, qualche raccomandazione nel caso che... e via con Titty come autista. Giunti in Ospedale, espletate le prime formalità al primo triage, poco prima del P.S. vero e proprio, consegnato orologio e cappotto (che da allora ho poi continuato a calzare, ancorché malmesso e francamente sdrucito) alla Titty, che non poteva ovviamente accompagnarmi oltre, e sulle mie gambe sono arrivato in P.S. 30000 bianchi, PCR a 250, D-dimero che saliva vertiginosamente, passaggio veloce dagli Americani e poi ricovero in Unità Coronarica. Ad un certo momento la situazione ha cominciato a prendere una piega poco rassicurante. Maschera di Venturi a manetta, radiale incannulata, catetere, pannolone, flebo, monitoraggio in continuo dei parametri vitali, AngioTac d' urgenza in piena notte. Improvvisamente catapultato dall'altra parte del mio piccolo mondo. La mia vita mi è passata davanti, in modo particolare gli Amici, tra cui alcuni Colleghi, che se ne erano andati, con la non remota possibilità, di cui ero chiaramente consapevole, di poterLi raggiungere di lì a poco, nonostante tutti gli scongiuri, anche meno eleganti, del caso. E la preoccupazione di trovare qualcuno, a cui lasciare le fedi, nel caso che..., volendomele togliere personalmente, ove fosse stato necessario addormentarmi. Dopo alcuni giorni, nei quali so per certo che tanti Amici, molti tra Voi, che avete avuto la cortesia di seguirmi fin qui, hanno innalzato preghiere, la situazione si è improvvisamente rasserenata. La competenza dei medici, delle infermiere, di tutti gli operatori sanitari, le cure intensive, l' utilizzo massivo di ossigeno avevano fatto il miracolo. Escludendo l'opzione Paradiso, non essendoNe degno, ci sta, che conoscendomi come terribile orchiclasta, non mi abbiano voluto neanche all'Inferno.

Sia come sia, io so per certo che ho già vissuto un altro anno, che non era scontato potessi vivere, il primo anno della mia seconda vita, perché, come già citato in altra occasione, ha ragione Ian Fleming quando afferma: "Si vive solo due volte. Una volta quando si nasce ed una volta quando si guarda la morte in faccia".

Bhè stasera in famiglia, in alto, oltre che i cuori, ci saranno anche dei calici, che, prima o poi, ne sono certo, innalzereró ancora anche con Voi, Amici cari.


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