24 ottobre 2024

“In memoriam” una straordinaria mostra d’arte per ricordare il geniale Angelo Bertolini

Angelo Bertolini avrebbe compiuto gli anni il 26 ottobre e proprio per ricordare la sua straordinaria arte la Famiglia, con l’aiuto dell’amica e critica d’arte Tiziana Cordani ed il supporto dello storico cremonese Fabio Maruti, ha deciso di realizzare una mostra per far vivere il tratto dell’artista torrigiano nella sua Cremona, festeggiando il compleanno con una mostra che verrà inaugurata martedì 29 ottobre alle 17.30 presso lo spazio di Net4market in Corso Matteotti n. 15 a Cremona e che durerà fino al 29 novembre.

Bertolini, Angelo per gli amici, nel corso della sua vita è stato un uomo che ha vissuto intensamente ogni emozione che la vita gli ha offerto, con i suoi alti e bassi, senza sconti e senza timori, con le sue contraddizioni ha fissato sulla tela ciò che la sua anima indagava. La sua arte rappresenta i moti interiori dell’uomo intrisi di un’essenza lontana dalla comune definizione spazio/tempo, il tutto narrato sempre con semplice e raffinata verità. Ci ha lasciato l’essenza della sua anima attraverso quell’antico mestiere del pittore. Le sue lunghe passeggiate in campagna alla ricerca di luci ed ombre, avevano lo scopo di catturare con la macchina fotografica le migliori prospettive regalate da filari di pioppi, piuttosto che da suggestive strade di campagna. Impossibile parlare di fotografia e non ricordare la profonda amicizia con il fotografo Ezio Quiresi, un geniale connubio di uomini e di artisti.  Angelo Bertolini è stato e rimarrà sempre pittore unico ed essenziale che racconta della sua padronanza del disegno da maestro ed incisore rinascimentale, una cultura che arriva dall’osservazione scrupolosa del mondo contadino dal quale proveniva, dai saperi semplici della sua amata e sempre ricordata Pozzo Baronzio (frazione del comune di Torre de’ Picenardi, in provincia di cremona), ma un sapere fondamentale, in ogni epoca, per la sopravvivenza.

Tiziana Cordani, critica d’arte e protagonista, nonché testimone di un periodo d’oro per l’arte cremonese, una professionista che ha seguito, passo dopo passo, l’evoluzione artistica di Bertolini, descrive l’arte del pittore torrigiano come un qualcosa dalla moltitudine di anime e dall’assoluta autenticità con lo sguardo che gli brillava davanti alle nubi che solcavano la vastità del cielo all’alba e al tramonto, il cuore si commuoveva alla pudica bellezza delle immacolate nevicate che rivestivano di nobile grazia i campi, i paesi e le rovine dei luoghi un tempo abitati. Sottolinea: “La sua stessa anima si nutriva di quelle amorose visioni,  le fermava per coltivarle, per immortalarle, per perseguire un “per sempre” che il tempo corrodeva, trasformava, rendeva larvale e pura memoria. Ed era con quell’amore che si curvava sulle creature vive e morte con affettuosa pietà, fissava sulla carta in minuziosi disegni le loro piccole, brevi vite e le loro morti ignorate: gli animali e gli uomini, non sempre e non necessariamente in quest’ordine, erano i testimoni, i protagonisti, le presenze di un mondo che a torto molti percepiscono come silente, ed era il bisogno tutto interiore di mantenerlo in vita, di farlo vedere che nutriva in ogni istante l’anima di Angelo Bertolini – continua - senza la mia terra non potrei vivere, affermava. I paesaggi della campagna cremonese testimoniano il legame profondo e sincero, ora sereno ora dolente, che in stretta unione con i tanti, finissimi disegni hanno legato in un unico nodo solidale anima, amore ed arte, nutrendosi vicendevolmente ed insieme generosamente nutrendo chi accettava di esserne partecipe. 

Il tempo e la morte gli rodevano l’anima, lo spingevano a guardare all’umana esistenza come a un dramma senza pace. Provato da lutti precoci, riversava una sorta di burbera pietà sulla caducità della vita, ammantandola con una pudica ritrosia che talvolta lasciava varchi di speranza e che declinava in segni di grande incisività, dalle opere degli anni Settanta alla dolente rassegna esposta nel Battistero del Duomo di Cremona, alla conclusiva drammatica esposizione presso Villa Sommi Picenardi, in cui volle raccogliere i frutti di una riflessione lunga un’intera vita di lavoro. All’ultima (o forse no) anima di questo artista ci si può ora affidare per trovarvi, come accadeva ad Angelo, conforto e speranza: la memoria che condensa le presenze, annoda i legami, rinsalda gli affetti e stringe nodi a cui aggrapparsi… : l’arte come espressione più alta ed incorruttibile del meglio di un uomo e della sua vita” .

Con il suo modo di fare arte, Bertolini prende per mano chi osserva le sue opere minutamente descrittive della realtà e cattura l’osservatore con alcuni aspetti del vero avvolti da una sorta di aura fatta di silenzio e sottile eleganza. Il tempo, inesorabilmente, scorre sulla tela ma l’attimo è catturato per vivere una forma di eternità.

Fabio Maruti tra i curatori della raccolta fotografica di scatti realizzati da Angelo Bertolini parla dell’artista che ha conosciuto da vicino con sincera ammirazione, con lo sguardo di un bambino che ha ammirato le doti artistiche di un compaesano dalla inafferrabile capacità di tradurre il proprio pensiero, il proprio io, la propria interiorità e modo di vedere la vita e il mondo attraverso la pittura e il disegno. 

“Conoscere Bertolini per me è stato in primis conoscere quasi dall’infanzia la sua opera, ammirando tele e disegni così suggestivi e intimamente delicati. Osservare da vicino un artista è sempre un arricchimento personale, soprattutto negli ultimi anni ho avuto la fortuna, e ho modo di affermarlo con assoluta sincerità, conoscere più da vicino Angelo, come tutti lo hanno sempre chiamato, potendo conversare con lui di arte, della sua arte, approfondendo maggiormente la conoscenza della sua opera e dove ho ritrovato un artista vero, completo e soprattutto, aspetto forse ancora oggi magari poco approfondito, poliedrico. Perché Bertolini non si è mai voluto inserire in una comfort zone di stile e di tecnica, uguale e fine a se stessa, ma ha sempre voluto sperimentare, rimettersi in gioco, con una personale tenacia e volontà di raggiungere l’obiettivo ed in maniera assolutamente autodidatta – spiega Maruti - Non solo il disegno è stato la cifra del Bertolini artista che ha voluto sempre sperimentare sentieri diversi ed inesplorati. Ed ecco quindi che nel tempo gli obiettivi e in qualche modo le sfide personali oltre alla classica tela, sono divenute l’acquarello, la tecnica mista, il pastello, ma anche, forse ancora troppo poco conosciute e valorizzate, le tecniche incisorie, acquaforte, puntasecca, acquatinta, xilografie, litografie, compiute sempre con felici risultati qualitativi. Tutto questo e molto altro sono l’eredità di Angelo Bertolini, una eredità fatta di segni e di tratti, di colori e di sorrisi, amicizia e passione, di questo artista dalle mille anime nella quiete pianura tra Oglio e Po. 

Questa mostra è la prima postuma, è la prima senza Angelo, è il primo tassello che speriamo si apra per tutelare la memoria di Bertolini. Dobbiamo far vivere Angelo, dobbiamo raccontare la sua arte, dobbiamo far vivere ciò che è stato per il suo straordinario valore non solo come artista ma, anche, come uomo, Angelo merita di non essere dimenticato perché la sua arte racconta anche il nostro territorio, indaga le nostre origini”

Angelo Bertolini rientra tra le amicizie, quelle vere, quelle prive di fronzoli, quelle difficili da trovare di chi ha scritto questo pezzo. Angelo, per chi ha avuto il privilegio di viverlo come amico, era un riferimento, un uomo con cui riflettere sulle vicende della vita, anche quelle che umanamente si ritengono ingiuste. Mai in modo banale, senza forme di giudizio.  La sua arte è intrisa della sua anima, è fonte di ispirazione per osservare la quotidianità in una dimensione differente. Riporto una riflessione di Heidegger: “L’opera d’arte rende noto qualcos’altro, è l’allegoria, l’opera d’arte è simbolo” attraverso il simbolo il pittore dona tutto ciò che il mondo può trasmettere per chi ha la capacità di osservare e “In memoriam”  è l’arte di Angelo che continua a vivere.

 

Beatrice Ponzoni


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti