17 aprile 2022

10 anni fa moriva la cremonese Marilù Parolini, grande fotografa e collaboratrice di importanti registi: Godard, Truffaut, Bertolucci. Fu compagna di Edgar Morin

Maria Ludovica (Marilù) Parolini è nata a Cremona il 18 settembre 1931. dopo la morte di sua madre, nel 1955, e l’incontro decisivo con Danilo Montaldi si è trasferita a Parigi nel 1957 dove, dal 1960 al 1962, ha lavorato come segretaria della prestigiosa rivista Cahiers du cinèma. Dal 1963 è stata fotografa di scena per Jean-Luc Godard (da Vivre sa vie, 1962, a Week-end, 1967). Dopo questa collaborazione che le ha aperto le porte per una nuova professione, è stata fotografa di scena per François Truffaut, Agnès Varda, Jacques Rivette, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Helma Sanders. Parallelamente ha lavorato come sceneggiatrice per Jacques Rivette (L’amour fou, 1969, Norôit, 1975, Duelle, 1976, L’amour par terre, 1984) e per Bernardo Bertolucci (Strategia del ragno, 1970). Negli anni Settanta ha inoltre realizzato come regista Aussi loin que mon enfance (1970), per la RAI Tribunale Russell (1977) ed 8 Marzo (1978). 33 Op. Cit., Marcello Garofalo, Bertolucci Imag

Ha partecipato al Festival internazionale della Poesia Di versi in versi di Parma nel 1982 e, nel 1985, alla manifestazione pasoliniana organizzata dal Comune di Bologna al Circolo Norwell. Negli ultimi anni di vita, vissuti in ritiro nella casa di famiglia a Castell’Arquato (Piacenza) a causa di un’osteoporosi che le impediva l’uso delle gambe stava preparando il libro “Ritorno in Italia”, Marilù è morta a Cremona il 21 aprile del 2012 dieci anni fa.

Come la Storia ufficiale anche la Storia del Cinema è costituita da personalità essenziali per il proprio sviluppo che, non avendo goduto del risalto mediatico e della stampa, sono finite nel dimenticatoio. Marilù Parolini, fotografa di scena, sceneggiatrice e collaboratrice, tra gli altri, di Bernardo Bertolucci, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Jean Rouch ed Edgar Morin, è un esempio di questo meccanismo. Marilù fu attiva presenza nel mondo del Cinema francese ed italiano dalla fine degli anni Cinquanta ai Settanta, partecipando allo scambio di idee tra Nouvelle Vague e Cinema italiano del dopo-Neorealismo. La memoria di questa donna straordinaria, va preservata, E l’ha fatto sicuramente il grande intellettuale francese Edgar Morin, non solo perché legato a lei da un’intensa relazione sentimentale, ma anche per un oggettivo apprezzamento delle sue qualità intellettuali e artistiche.

A Marilù Parolini Morin dedica un intero capitolo di un suo libro autobiografico, intitolato Volare, riferimento alla canzone di Domenico Modugno cantata con Marilù: «per noi, esprimeva il bisogno di volare al di sopra di tutte le contingenze», scrive Morin. E la descrizione di Marilù rende perfettamente il fascino esercitato su Morin nel lontano febbraio 1957 in un incontro sui comitati operai polacchi in un Comune della periferia parigina. Così Morin descrive quella che sarebbe stata la sua amante di una vita, a cui chiese di aspettare il tempo in cui avrebbero vissuto insieme, tempo che non venne mai: «una giovane donna bruna, vestita di nero, dallo sguardo triste, dalle labbra carnose che tratteggiavano un sorriso malinconico, la cui apparente austerità nascondeva a fatica un fuoco interiore (…) – ricorda il filosofo -. Mentre la guardavo in trance durante il pasto, lei mi diceva che veniva da Cremona e partecipava a un gruppo comunista-libertario legato a Socialisme ou barbarie e che era venuta a Parigi per fuggire da un provincialismo soffocante e al tempo stesso per entrare in militanza». Qualche giorno dopo Morin incontra di nuovo Marilù e parlando della traduzione di un testo che la donna avrebbe dovuto realizzare: «Irresistibilmente, le prendo il viso fra le mani, la bacio, ci baciamo, ritrae il viso illuminato, come deve essere il mio e, con un sorriso al tempo stesso felice e straziante, dice: Che cosa mi succede? – si legge nel capitolo Volare – Mai avevo provato una simile attrazione, al tempo stesso d’anima, spirito e corpo. 

In seguito, Marilù strinse una grande amicizia col filosofo Mauro Ceruti (di origine cremonese), di cui Morin è stato ed grande maestro.

Tra l’altro Marilù era la sorella di Daniele Paolini, giornalista del Corriere della Sera ed ex calciatore della Cremonese e conosciuto dalle cronacahe rosa come il primo “moroso” di Mina.

Ci sarebbero tante altre cose da sulla figura e l’opera di Marilù Parolini. Ma forse  a miglior conclusione e il miglior commento alla storia e alla figura di Marilù Parolini è forse la poesia posta sulla rivista culturale Scriverecinema.

Marilù Parolini se n’è andata

Buon viaggio Marilù,

ieri te ne sei andata
lasciandoci il tuo sorriso
e le tue memorie di film ed immaginari fantastici

una grande donna
dentro al cinema , quello vero

amica delle rondini

ora
che le tue gambe non ti ostacolano più

voli,

voli

libera

Gianvi Lazzarini


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