5 maggio, Giornata Internazionale dell'Ostetrica: a fianco delle mamme per superare le paure e imparare ad affrontare la vita che nasce
Sono oltre 2400 le donne accolte ogni anno nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Cremona (diretto da Aldo Riccardi, responsabile del Dipartimento Materno infantile) e nei Consultori di Cremona e Casalmaggiore, rispettivamente diretti da Enrica Ronca ed Enrica Mantovani. In occasione della Giornata Internazionale dell'Ostetrica (5 maggio 2023) abbiamo chiesto a tre professioniste dell'Asst Cremona di raccontare la propria esperienza a contatto con la vita che nasce e con le famiglie che chiedono la loro assistenza nelle diverse fasi di questo delicato percorso.
UN MOMENTO CHE CAMBIA LA VITA
Martina Lorusso è ostetrica all'ospedale di Cremona, dove lavora da tre anni. «Fin da bambina desideravo fare la differenza per qualcuno. Mia madre mi raccontava sempre del suo parto difficile e dell'ostetrica che l'ha assistita in ogni momento, quel ricordo mi ha portata a scegliere questa professione». Dopo la laurea conseguita nel 2019 ha iniziato a praticare a Modena, poi Pavia, infine Cremona: «Non lo vivo come un lavoro, ma come l'occasione di utilizzare il mio tempo al meglio. Il primo contatto con le mamme in sala parto non è semplice: dobbiamo cercare di capire di cosa hanno bisogno».
Le ostetriche sono delle guide in un momento che cambia la vita di chi lo affronta: «Ciò che più mi piace – prosegue Martina - è leggere l'emozione di quando riescono ad allattare il bambino al seno per la prima volta, la gioia negli occhi di quando pensano di non riuscire a superare certi momenti, e tu le aiuti a dimostrare il contrario, a dire “ce l’ho fatta”. Il momento più bello è quello in cui riescono a prender consapevolezza di ciò che accade. Coinvolgere il partner è molto importante: la loro vicinanza ci aiuta a capire meglio la donna e a tranquillizzarla».
Il parto è un evento fisiologico ed è diverso per ogni donna: «oggi – prosegue l’ostetrica - abbiamo tanti strumenti che aiutano a monitorarlo e gestire le varie fasi. Anche il dolore ne fa parte: il nostro compito è aiutare le donne a non averne paura e a viverlo per quanto possibile in modo positivo. È un momento di passaggio, che serve a capire che il tuo bambino non è più dentro di te, ma inizia a vivere la propria vita».
“SARÒ UNA BRAVA MAMMA?”
«La prima volta che sono stata in sala parto mi sono emozionata tantissimo: lì ho capito che quella sarebbe stata la mia strada». Dopo vent'anni al servizio dell'ospedale di Cremona, da sette mesi Silvia Curatolo ha scelto di lavorare al servizio del Consultorio territoriale di Cremona, per confrontarsi con le fasi che precedono e seguono il parto e necessitano di altrettanta cura.
Oggi le donne sono sempre più preparate ed informate rispetto a gravidanza e parto, ma sono anche più spaventate e fragili. «Si presentano in sala parto cariche di timori e di ansie, che spesso derivano da informazioni lette o ricevute altrove», prosegue Curatolo. «La paura del dolore e la preoccupazione di non essere in grado sono i sentimenti che spesso le accompagnano durante e dopo il parto, ma come sottolinea Silvia «Il nostro compito è quello di accoglierle e rassicurarle, far capire loro che hanno tutte le risorse e le capacità per affrontare il parto e le fasi successive, dalla gestione del bambino all'allattamento. In quel momento le donne sono spesso sole, non c’è più una rete familiare che le sostiene, come tanti anni fa. Hanno più che mai bisogno di essere rassicurate, per capire che stanno andando nella direzione giusta. Per questo il Consultorio è sempre a disposizione, prima e dopo il parto, per affiancarle in questa avventura a tratti faticosa ma bellissima».
L’UNIONE FA LA FORZA
Giulia Furini è ostetrica da 28 anni. Oggi lavora al Consultorio di Casalmaggiore, dove tiene i corsi di accompagnamento alla nascita, massaggio infantile e assiste le mamme e le famiglie nella fase del puerperio.
«Negli ultimi trent’anni – afferma – le dinamiche familiari sono profondamente cambiate, quasi tutte le mamme lavorano e fanno in modo di assentarsi dall’impiego per il minor tempo possibile, pianificando il rientro in ufficio ancora prima di partorire. Il bambino però non è un progetto pianificabile, bisogna prendere tempo, adattarsi a ciò che accade e accettare che non si riuscirà a fare tutto ciò che si faceva prima».
Come sottolinea Giulia, «Non si nasce genitori, lo si diventa giorno per giorno, anche sbagliando. Per questo motivo, è importante puntare non solo sulla mamma ma sulla coppia: se è serena e se i genitori si supportano a vicenda, condividendo la gestione del piccolo, siamo già a metà dell’opera. Bisogna dedicare spazi alla coppia, per imparare a raccontarsi e condividere ciò che ogni genitore sente e vive, perché l’unione fa la forza».
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