6 settembre 1992, trent'anni fa il brusco risveglio: duplice omicidio di 'Ndrangheta alle Colonie Padane
Trent'anni fa, il 6 settembre 1992, Cremona scoprì d'improvviso di essere terra di 'Ndrangheta. Un brusco risveglio. Un duplice omicidio alle Colonie Padane. Quattro manovali sono al tavolo da gioco del circolo di fronte alle Colonie, entra un commando e ne uccide due. E' una faida tra cosche calabresi per il controllo del territorio. Vennero freddati il 29enne Dramore Ruggiero e, a quanto pare per errore, Antonio Muto, 39 anni. Un delitto che scosse la tranquilla Cremona, catapultandola nel mezzo di un universo mafioso da cui fino ad allora ci si credeva immuni. L’attività investigativa ha permesso di riscostruire la vicenda che vide contrapposte la cosca Grande Aracri – Dragone – Ciampà ed il sodalizio Vasapollo-Ruggiero in lotta per conseguire l’egemonia delle attività illecite nelle province di Crotone e del nord Italia. Dal punto di vista processuale quasi tutto è stato chiarito anche se si attende di capire se ci possano essere ulteriori sviluppi con le dichiarazioni di collaboratore di giustizia di Nicolino Grande Aracri, un tempo boss della cosca.
Lombardia dunque terra di 'ndrangheta, ma anche di camorra e di mafia. Qui al nord ci sono i soldi, ci sono i cantieri, ci sono gli appalti. Soltanto chi ancora sogna l'isola felice della Padania immacolata, continua a ritenere “non contaminata” questa parte d'Italia. Ma l'illusione è finita da tempo. Non passa giorno che le cronache giornalistiche raccontino di inchieste, arresti, contaminazioni tra politica e cosche. Dove ci sono i soldi la mafia, la camorra e l'ndrangheta arrivano. Ne abbiamo avuto un assaggio con i lavori sulla Paullese a Bagnolo Cremasco, che attraverso la Perego Strade sono arrivate al clan Strangio. La mafia in Lombardia c'è, ben radicata da oltre mezzo secolo. I pionieri arrivarono allora ma poi è stato un flusso ininterrotto. Nel nuovo millennio le cosche dettano legge nei quartieri, accumulano enormi capitali immobiliari, guidano holding familiari. Complice il silenzio che per anni li ha circondati, i clan si sono rafforzati per dare l'assalto all'economia e alla politica. E la provincia di Cremona non è indenne da questa storia. Pensate che tra il 1961 ed il 1971 furono ben 36 i capibastone di mafia inviati al soggiorno obbligato nella nostra provincia. Nessuno si ricorda più di Domenico Balletta, don Mimì detto 'O Quaglino affiliato alla Camorra del clan Cutolo. A metà degli anni ottanta soggiornava per legge a Cremona, in via Mantova. A mezzogiorno, dopo la firma in Questura, prendeva l'aperitivo al bar Novecento, via Verdi di fronte alle poste centrali. Vedeva amici, conoscenti, frequentava il centro città. Era tenuto in grande considerazione da Cutolo perchè aveva un parente magistrato. Appena rientrato a Nola è stato assassinato il giorno della inaugurazione di una concessionaria d'auto.
Cremona sembra tranquilla ma anche sotto l'aspetto della criminalità organizzata, ma vedrete quando partiranno i grandi appalti di cui da anni si parla (autostrada Cremona-Mantova, terzo ponte ecc.), cosa succederà in questa provincia diceva tempo fa un ufficiale dei carabinieri. Dove ci sono soldi e appalti le cosche arrivano: costruzioni, movimento terra, riciclaggio. Bisogna creare gli anticorpi prima dell'assalto.
Nella foto Muchetti-quotidiano La Provincia, l'esecuzione alle Colonie Padane
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