25 luglio 2025

Una casa della bontà in riva al fiume: aperta a tutti

Libere di fare del bene. Senza costrizioni. Senza vincoli. Sciolte anche dai minimi obblighi imposti dall’asfissiante burocrazia l’associazionismo, anche quello più ‘puro’ . Pronte in qualsiasi momento dell’anno ad aiutare. A soccorrere. A impegnarsi per una causa che ne richieda l’intervento immediato, senza filtri. Sono tutte quelle donne che appartengono al gruppo ‘Un filo di chiacchiere', che opera nella Bassa piacentina: Castelvetro, Monticelli d’Ongina e Caorso, ma che sconfina, spesso, anche nel cremonese. Da oltre dieci anni, danno una mano a tutti coloro che bussano alla loro porta. Siano essi piccoli atleti che hanno bisogno di denaro per iscriversi ad un campionato. O insegnanti che, proseguire nella loro opera educativa, hanno bisogno dell’essenziale: fogli, colori e libretti illustrati.  O ancora giovani che hanno necessità di materiale didattico. Loro ci sono. Sempre. E il loro grande cuore batte anche per gli animali: cani e gatti. Raccolgono fondi per cucce, cibo e coperte.

Sono fiere di praticare un’economia circolare. Si trovano in un negozio sfitto nella via principale di Caorso. Dentro migliaia di oggetti che sono finiti nel dimenticatoio delle famiglie. E che in tanti, nei giorni di apertura (lunedì mattina, mercoledì pomeriggio e la quarta domenica del mese), gli consegnano gratuitamente e che altrettanti tanti acquistano per alimentare questo motore immobile di bene. Tutto nel silenzio, ‘armate’ solo di un potentissimo ‘passaparola’. Lontane dai riflettori della mondanità. Vicine, invece, ai bisogni dei più fragili. Dai bicchieri agli abiti. Dalle scarpe agli oggetti di arredamento del tempo che fu: così apprezzati dagli amanti del ‘vintage’. Si trova ogni cosa tra quei  banchi e quelle scaffalature; insieme a quella gioia e a quella serenità di chi sa di essere dalla parte ‘giusta’.  Se serve sono loro che si incaricano di ritirare il materiale dalle famiglie donatrici.  Sempre loro provvedono a disfarsi di ciò che non può più essere utile alla causa. C’è chi entra in quella ‘casa della bontà’ senza acquistare nulla, lascia, invece, nelle loro mani un piccolo contributo in denaro. Loro, con precisione certosina, appendono alle vetrine la destinazione delle offerte.  

E ancora. Tra quel ‘ben di Dio’ sono a disposizione oggetti realizzati con le loro mani. Con materiale, ovviamente, di recupero per alimentare il circolo virtuoso di cui sono alfiere in questo lembo di pianura, accollato vicino al grande Fiume.

“Il nostro mantra”, spiega Lella Lugli, membro del gruppo “ è di esserci per chi ha bisogno: ed è il nostro unico obiettivo”.


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