Asta per il Politeama, c'è la data: il 5 ottobre, prezzo 384mila euro. E Massimo Terzi ne sognava il recupero, nel suo archivio il progetto di Carboni. Cremona sveglia
Ex teatro Politeama Verdi. Adesso c'è anche la data dell'asta immobiliare per fallimento: il 5 ottobre alle 12,30. E il prezzo di vendita è di 384mila euro (quasi mille metri quadrati per la vecchia platea e parte del palcoscenico più la spazialità interna fino alla cupola) con prezzo in rialzo di 10mila euro. La notizia della vendita all'asta di un mese fa aveva suscitato parecchie prese di posizione sia su Cremonasera che sui social. Quel che resta del vecchio teatro tra via Arisi e via Cesare Battisti a dieci metri dal corso Campi ha suscitato discussioni e rimpianti. Purtroppo come sempre accade, nessun segnale da parte dell'Amministrazione comunale nonostante sullo sfacelo e il successivo spezzettamento del teatro il Comune di Cremona ha grande responsabilità (ovviamente altre amministrazioni, non l'attuale).
Il recupero del Politeama Verdi a teatro era uno dei sogni di Massimo Terzi, tanto è vero che nel suo archivio è presente un progetto di recupero della sala realizzato dall'architetto Carboni che dimostra come lo spazio, pur ridotto rispetto al passato, può ancora rappresentare una grande occasione per Cremona. "il Politeama Verdi non c’è più, resiste la cupola dello Sfondrini ma nessuno pare prendersi a cuore di un cilindro vuoto nel cuore della città a venti metri dal centralissimo corso Campi" scriveva Antonio Leoni sul suo vascellocr.it sette anni fa. Purtroppo il Politeama è uscito da tempo dalle idee delle varie amministrazioni eppure sarebbe lo spazio ideale per farne un archivio, una sala concerti oppure una sala esposizioni sfruttandone la verticalità. Infatti la struttura è ancora lì e la Soprintendenza ricorda che dovrebbero esserci da qualche parte anche gli splendidi stucchi del Guindani rimossi per essere conservati. Infatti documento protocollato il 12 luglio 1991 che porta la firma del Soprintendente Ruggero Boschi. Riguarda proprio le decorazione a stucco dell'ex Politeama Verdi. La lettera intima alla ditta Gori che li aveva rimossi senza autorizzazione scritta della Soprintendenza di conservare, opportunamente numerati e fotografati gli stucchi decorativi del loggiato del vecchio Politeama Verdi allora depositati presso il magazzino dell'impresa in via Rebuschini 4.
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commenti
Sandra Piccioni
18 agosto 2023 10:35
Quanti film ho visto al Politeama, teatro bellissimo. Mi piange il cuore pensare a cosa potrebbe diventare!
Noi cremonesi potremmo muoverci per tempo invece di bofonchiare quando ormai le cose son fatte, come nel caso del supermercato di via Giordano.
Mi dica: come potremmo mobilitarci?
Cercando fondi alle banche, ad Arvedi? Ai cremonesi? Fare manifestazioni ?
Bisogna svegliare i cittadini con informazioni e petizioni?
Chi sarebbe disposto a prendersi questo incarico?
Io sarei disposta a mettermi a disposizione insieme ad altri per “muovere le acque” ma non so come?
Inviti i cittadini a farlo in modo saggio e determinato,
Grazie per l’attenzione
Sandra Piccioni
Manuel
18 agosto 2023 17:01
Gli organizzatori di “Uniti per la provincia di Cremona”, hanno speso tutti i soldi racimolati?
Se ne avanzano ancora, potrebbe essere la volta buona per ben investirli.
Daniro
19 agosto 2023 17:53
Ricordo ai tempi, sono passati oltre trent'anni, un fervente dibattito per salvare il Politeama Verdi e, in particolare, una mostra fotografica organizzata dal Circolo locale di Legambiente per far conoscere l'opera dello Sfondrini e stimolare un possibile recupero (come intrapreso per simili strutture in altre città italiane: Palermo, Bra, Padova, ecc) guidato dall'amministrazione pubblica. Il risultato lo conosciamo. Lo storico edificio, dopo essere stato privato della copertura in piombo per ragioni di pubblica incolumità (evento questo che diede inizio al suo degrado) fu trasformato in condominio da un imprenditore cremonese con l'accordo che ciò che restava del teatro dopo la trasformazione residenziale, cioè platea e palco, venisse poi riadattato ad uso sala pubblica ad opera del Comune che avrebbe dovuto acquisire il rustico per 4 miliardi di vecchie lire e poi procedere con i lavori di restauro: operazione che probabilmente le sole finanze pubbliche non potevano sopportare. Non vedo pertanto come il Comune ora potrebbe intervenire con costi di acquisizione e poi di restauro sicuramente ingenti (per non dire degli oneri per la futura gestione) quando gia' dispone di un vasto patrimonio che riesce a fatica a tenere in piedi e di cui anzi intende fare cassa. A tale proposito, visto che è attualità, come non ricordare che per far cassa il Comune alieno' al miglior offerente i terreni pubblici di Porta Mosa anziche' farne un parco cittadino? Certo il Comune potrebbe almeno darsi da fare dal punto di vista culturale e mettersi in gioco per sensibilizzare soggetti privati come Fondazioni o altro per mettere in cantiere un doveroso progetto di recupero.