Buon compleanno Mina. Oggi sono 82 anni. I ricordi, i video. E quel dialetto, lingua dell'anima, che come Tognazzi l'ha tenuta vicina a Cremona
Mina, la nostra Mina, compie oggi 82 anni. A lei gli auguri da questo giornale giovane che ha compiuto da poco un anno ma vuole tenere alta la memoria di Cremona. Marzo è proprio un mese particolare per la musica e lo spettacolo cremonese. Il 23 abbiamo festeggiato Ugo Tognazzi che avrebbe compiuto 100 anni (leggi l'articolo). E il prossimo 29 marzo ricorre il primo anniversario della morte di Renzo Donzelli, l'ultimo ragazzo felice, che poco prima del compleanno della cantante mi ha chiamato per 40 anni per ricordare la data "Facciamo qualcosa per Mina?" (leggi l'articolo).
C'è una cosa, oltre ai ricordi e all'amore per la città, che ha tenuto insieme tutti. E' il dialetto.
Mina non se n'è mai andata da Cremona. Dalla sua gente, dalla sua città. Mina è qui. Sempre. Come qui è sempre stato Ugo Tognazzi. Il Torrazzo ti avvolge, ti lega. Come la nebbia. D'inverno è il tuo punto di riferimento con le sue pietre che salgono a bucare il cielo. D'estate ti dà un po' di sollievo con la sua ombra. E poi il Po, le boschine delle prime esperienze amorose, la nostra riviera d'estate, il nostro incubo quando si portava via qualche amico. E poi il dialetto, quel cremonese che trascina le parole, quasi fossimo pigri nel raccontare e che invece è davvero il nostro Dna che purtroppo si va perdendo per un italiano sempre più slang o un inglese indispensabile ma lontano anni luce dalla nostra cultura millenaria e da un vocabolario dalle pagine infinite. Ugo e Mina il dialetto ce l'hanno nel sangue. Quando Tognazzi, stanco e malato, interpretò l'Avaro di Molière qui al teatro Ponchielli il critico teatrale del quotidiano locale, anche lui anziano e fisicamente allampanato, lo stroncò. Seduto al tavolino del caffè di piazza Duomo, Ugo commentò quell'articolo con una battuta in dialetto cremonese: "Càt, vot che en brut uselàas el fàsa na bela sifulaada?". Magistrale: un brutto uccello non può fischiare bene: chi, se non il dialetto cremonese, poteva rendere così bene la situazione?
Ma anche Mina appena può parla il nostro dialetto, quello cremonese. Lo ha fatto in televisione duettando con Gino Bramieri, lui in milanese cantando "Strangers in the night" ("Stringium in den night"), lei con "cerca n'alter argumèent de cunversasiòon". Ed ancora in dialetto proprio con Ugo Tognazzi.
Il nostro dialetto Mina lo usa spesso. In un articolo sul quotidiano La Stampa lo ha scelto per commentare il dramma del traffico di organi umani. " Nel dialetto cremonese, che spesso mi viene in aiuto, c’è una meravigliosa locuzione di volgarità ... un consiglio ... un suggerimento pari al suo potere di offesa: “va a fitàa l’orghen”. Mi sembra un canto celestiale in confronto all’espressione “vendere gli organi”, spacciata come elegante e geniale soluzione al problema dei trapianti".
E al dialetto e a Cremona Mina ha dedicato in prima pagina sullo stesso quotidiano nel marzo 2009 un altro articolo sul dialetto cremonese e sul valore delle lingue locali. Il titolo era "Dialetto, lingua dell'anima". In questo scritto c'è tutta Mina ed il suo legame con profondo, unico, inimitabile come la sua voce. Scrive Mina. "Eppure non sono tanto lontana. E poi ci vado ogni volta che posso. A Cremona. La mia città. Che mi insegue da quando me ne sono andata. La mia città che mi manca. La mia città alla quale mi sembra di appartenere sempre di più, ogni minuto che passa. E la nostra lingua? Ah, la nostra lingua che ho cercato di trattenere e che cerco di praticare più che posso. Il nostro indolente, liscio, sensuale, pigro dialetto. Con le sue soste prolungate, trascinate e riposanti sulle vocali dell’ultima sillaba. Mi ci avvoltolo dentro come in una enorme coperta calda. E quando mi sembra di non ricordare qualcosa: «Ciaaao, come si dice di uno che cammina come se fosse ubriaco, che non mi ricordo?». La risposta pronta e precisa mi rassicura. «Cat, se diis: iëën che va in dinduloon, belesa». Grazie, Giuseppe, anche per quel «belesa», un termine che si rivolge solo a persone alle quali si vuol bene. Vuol dire bellezza, ovviamente, ma non soltanto in senso fisico. Si attribuisce a chi ti suscita un senso di godimento affettivo e intellettuale. Per me il dialetto è diventato la lingua dell’anima, l’idioma da usare soltanto con chi occupa un posto particolare nella mia vita. Ne sono quasi gelosa".
-Un video girato di fronte alla chiesa di Sant'Imerio dove i Donzelli, Renzo e Nino, fondatori degli “Happy Boys”, il primo gruppo di Mina abitavano e che era anche la loro sala prove. Una tappa all'edicola perchè il settimanale Gente aveva dedicato a Mina la copertina con il leoncino in braccio, poi dal tabaccaio di via Aporti a prendere le chewing gum
A fare da base musicale un inedito. Mina dal vivo con gli Happy Boys in una serata a Vescovato nel'aprile 1959. Canta “You Are My Destiny”, canzone scritta da Paul Anka e Joe Sherman, incisa da Anka la prima volta nel 1957. La registrazione non è di buona qualità, il nastro è stato inciso dal vivo su un registratore Geloso appoggiato a un altoparlante. Resta però una testimonianza unica dell'epoca e ve la proponiamo.
Nella foto in alto di Giuseppe Faliva Mina a Cremona al Circo Togni (1959)
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commenti
Jim Graziano Maglia
25 marzo 2022 13:39
Complimentissimmiii,Dirett.Mario,anzi "tànti cûmplimèènt" per lo straordinario articolo su Mina,anche se potrebbe esser chiamato "breve saggio di storia e dialetto cremonese " con la Tigre di Cremons (oggi suo compleanno) e l'indimentica-
to Tognazzi protagonisti. Un pezzo il tuo veramente accattivante ,coinvolgente e arricchente,soprattutto ricordando certi gergi tipici locali che non ricordavo.E poi i 2 titani cremonesi, Mina e Tognazzi con le loro presenze nell'.articolo a loro
dedicato(soprattutto a Mina)unito nell'amore per la loro Cremona e il dialetto,
specchio e lingua dell'anima.
Càt èl miia véra?