C'è la copia di una pala di Van Dick nei depositi del Museo Civico (arrivata nel '61) ma i Monuments Men americani la cercavano a Cremona già nel '45
"Sì, in effetti negli scantinati del Museo c'è una copia della Crocifissione di Van Dick. Una copia che noi abbiamo ricevuto come lascito solo nel 1960 dallo scultore Riccardo Fontana". Così il Conservatore della Pinacoteca Mario Marubbi, da noi interpellato qualche tempo fa, dopo che il ricercatore Marco Bragazzi ci aveva segnalato che nell'archivio del Monument's man americani c'è, segnalato con un 9 di fiori (nel mazzo di carte da poker delle opere d'arte da ricercare), al Museo Civico di Cremona negli anni Quaranta una magnifica copia di una Crocifissione di Van Dick. Il quadro era ricercato dai militari militari in quanto si ipotizzava fosse finito nelle mani di qualche gerarca. Da qui l'incontro nel '45 tra il tenente Cott e il professor Alfredo Puerari alla ricerca di quel quadro "sparito". Poi non se n'è saputo più nulla.
Il 25 giugno 1960 la professoressa Anna Maria Brizio e il professor Alfredo Puerari vennero incaricati dall'Amministrazione comunale di Cremona di scegliere tra le opere d'arte costitutenti il "Lascito Fontana" da destinarsi al Museo Civico di Cremona. Vennero "accettate" 28 opere su 160 proposte. Il Consiglio comunale di Cremona (delibera n.3626) nel febbraio 1961 accettava il lascito Fontana. Ma come ha fatto lo scultore Riccardo Fontana (nato a Cremona il 21 aprile 1879 e morto a Bergamo il 6 maggio 1960) a venire in possesso della copia della Crocifissione di Van Dick ricercata dagli americani (ammesso che sia la stessa) per poi ridonarla alla città di Cremona? Un mistero forse da ricercare nelle convulse ore della Liberazione in quell'aprile 1945 nella nostra Cremona. (Mario Silla)
“Dipinta dopo la pala d'altare di Van Dyck nella chiesa di Notre Dame, Dendermonde, in Belgio, è una delle tre esistenti, le altre due si trovano a la Courtauld Gallery di Londra, nel Regno Unito, e al Museo Civico di Cremona, in Italia.”
Il tenente Cott arriverà al museo Civico di Cremona nei primi giorni di maggio del 1945, la situazione era quella di una città che da pochi giorni, come tante altre, aveva appena finito di subire i danni di una guerra che aveva colpito le famiglie, le strutture e anche le opere d'arte.
Il tenente Cott, secondo il suo ruolo affidatogli dall'Alto Comando statunitense, aveva una sola missione che non doveva essere sovrapposta ad alcun altro impegno, quella di prendere visione delle opere d'arte presenti dentro il museo Civico cittadino e riferire al comando dei Monuments Men, ovvero quella unità formata da esperti d'arte che aveva il compito di tutelare il patrimonio artistico europeo. Il compito era di fondamentale importanza, gli statunitensi volevano congelare la situazione del patrimonio artistico, in buona parte italiano, per evitare saccheggi, furti o danni che avrebbero potuto rovinare le opere d'arte. Cott fa il suo lavoro, controlla, valuta e riferisce, al Comando verrà riferita anche l'intenzione del sindaco, nella città appena liberata, di nominare il prof. Puerari come direttore del museo Civico dove i dipendenti presenti nella struttura erano cinque.
Il Comando statunitense accetta senza problemi la scelta del primo cittadino e così comincerà in quel maggio 1945 la storia del 9 di fiori del patrimonio artistico europeo, carta di un mazzo ben più corposo, secondo i Monuments Men. Anthony van Dyck era un pittore fiammingo che aveva lavorato nella prima metà del '600, è uno di quei pittori di livello, ma di così grande livello da chiamare in causa gli specialisti d'arte statunitensi fin da quando avevano messo piede sulle spiagge della Normandia il 6 giugno 1944, ma cosa c'entrano i Monuments Men con Cremona e Anthony van Dyck? Nulla o tutto, a seconda di come uscirà la verità su ciò che gli specialisti in divisa delle belle arti dichiarano su un quadro del famoso pittore fiammingo. Secondo quando riportato dalla fondazione e dagli archivi dei Monuments Men un dipinto di van Dyck, la Crocifissione, è di stanza a Cremona, la notizia è tutta da confermare o da smentire ma merita, comunque, un piccolo approfondimento. Siamo finiti dal tenente Cott al mondo dei “se” e dei “ma” intercalati con i “forse”, quindi siamo in mezzo al nulla, andrebbe però considerato il fatto che, nel patrimonio del museo cittadino, un dipinto come il 9 di fiori è presente e da diversi decenni. Forse è una brutta copia dell'originale o solo una bella copia dell'opera o chissà, magari è qualcosa d'altro che c'entra poco con quello che dichiarano i Monuments Men, ma sarebbe di certo un affascinante lavoro di ricerca scoprire ciò che racconta quel quadro che da 60 anni dorme sonni tranquilli negli scantinati di via Ugolani Dati. L'ateneo canadese della Concordia University, una delle università d'arte più accreditate del paese e tra le migliori in materia artistica del nord America, riporta le stesse parole dei Monuments lasciando a Cremona quel quadro, magari anche loro si sbagliano e, tirate le somme, il dipinto risulterà solo una copia di buona fattura. Chissà, forse, ma, però, vocaboli che possono dire poco o tanto, a seconda di come li si vuole utilizzare; risulta importante poter raccontare una storia che magari, seppur di poco conto una volta scoperta che è solo una copia, ha comunque affascinato quegli uomini in divisa fin dal maggio 1945.
Ecco la fotografia della copia del quadro di Van Dick che si trova nei depositi del Museo Civico con la carta con il 9 di fiori dei Monuments men e il documento della Concordia University che conferma la presenza della copia a Cremona
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