Casalmaggiore, per Palazzo Chiozzi un ambizioso progetto di ristrutturazione. E durante i lavori scoperti affreschi del XV-XVI secolo
Una ferita nel cuore di Casalmaggiore rimasta per mesi coperta da un ponteggio. Un sostegno esterno per nascondere il dramma avvenuto all’interno dell’edificio. Finalmente le impalcature saranno rimosse e Palazzo Chiozzi potrà tornare a essere uno spazio vivo, rivelando bellezze mai viste prima per l’intera comunità.
Sabato 21 giugno all’oratorio Maffei di Casalmaggiore è stato presentato il progetto di restauro e risanamento conservativo dello storico palazzo maggiorino di via Cavour, asilo fino agli anni Novanta, di proprietà della Fondazione Assistenza Minori. L’edificio, i cui spazi furono adibiti poi a luogo di ritrovo per attività associative e per alcune abitazioni, nel giugno 2022 fu gravemente danneggiato dall’esplosione di una bombola a gas, e rimasto inagibile; in quell’incidente morì un’inquilina e un’altra ferita gravemente.
«Oggi è un giorno importante: dopo l’esplosione causata da una bombola abusivamente inserita nei locali e il tragico coinvolgimento di due vittime, la distruzione del lavoro di altri e il disagio creato a una città, possiamo mettere mano al palazzo», ha detto don Claudio Rubagotti, parroco di Caralmaggiore e presidente della Fondazione. «Nell’esplosione dalle pareti – ha quindi evidenziato – è saltata la pellicola ottocentesca, rivelando affreschi risalenti al XV-XVI secolo, molto vicini allo stile della Sala del Pisanello a Mantova. In questi mesi la Soprintendenza ha indagato per capire quali scelte funzionali fare senza compromettere la storicità dell’edificio. Si poteva ignorare il tutto, ma ho preferito mettere a conoscenza l’ente, perché la città non fosse privata di questo tesoro in futuro».
«L’immobile da fuori non dà la percezione dei danni subìti», ha spiegato il geometra Stefano Busi nella sua relazione tecnico-illustrativa degli interventi finora svolti e di quelli successivi, davanti al sindaco Filippo Bongiovanni, all’assessore alla Cultura Marco Micolo, ai membri del Cda della Fondazione Cristiano Albertoni e Chiara Chizzini, al titolare della ditta Pcp Costruzioni Giovanni Pagliari e al collaboratore parrocchiale don Gino Assensi. «Se la facciata è rimasta abbastanza integra, al suo interno invece c’è stato un cedimento strutturale elevato e l’esplosione del tetto. Su permesso della Soprintendenza, i primi interventi svolti sono stati quello propedeutico alla messa in sicurezza del palazzo con puntellamenti e il rilievo dell’immobile».
Ed ecco “l’imprevisto”. Come avvenne in modo simile anche per il Palazzo Abbaziale. «Durante i saggi richiesti dall’ente, data la storicità dell’edificio, abbiamo rilevato gli affreschi. E questo ha “complicato” l’intervento da autorizzare».
Il progetto, firmato dall’architetto Elisa Mezzadri, con la collaborazione dell’ingegner Lorenzo Giuliani, sarà dunque un risanamento conservativo, sui vincoli imposti dalla Soprintendenza, rispettando gli elementi architettonici di pregio e migliorando la nuova funzionalità degli spazi.
«Il piano terra sarà destinato a sale conferenze, uffici ed eventi, mentre il primo piano ospiterà funzioni polivalenti, con gli affreschi più importanti e il soffitto ligneo, e due unità abitative con accessi separati – ha spiegato Busi. –. L’intervento non modificherà le murature portanti e valorizzerà le decorazioni storiche individuate dallo Studio Blu Restauri».
Una ristrutturazione, insomma, che prevederà una destinazione d’uso privato e sociale in favore della città.
La stima economica dell’intero intervento, secondo i tecnici, avrà una base di partenza di 1 milione e 300mila euro. «Il primo step sarà spogliare l’immobile dal ponteggio e iniziare il recupero della parte strutturale almeno dal mese di settembre, con priorità al rinforzo del tetto, dei solai intermedi e di alcune pareti fuori piombo. Sul solaio orizzontale del sottotetto e sull’orditura del tetto saranno eseguiti anche importanti interventi edili di consolidamento innovativi con metodologia a “secco”. Poi cercheremo di ottimizzare le opere in base alla disponibilità economica della Fondazione; dagli interventi di impiantisca e finitura degli interni fino al recupero degli affreschi», ha concluso Busi.
Ora la complicata ricerca di fondi da parte della Fondazione per sostenere «un progetto oneroso» che mira ad integrare diverse realtà, tra spazi di socialità e di vivibilità, con l’obiettivo di rendere Palazzo Chiozzi un punto di riferimento per la città. Ancora una volta.
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