31 luglio 2023

Cent'anni fa, nell'estate del 1923, nasceva con Giulio Donzelli ed un vecchio camioncino dell'Opera Nazionale Balilla la stagione del cinema estivo

Estate, stagione di serate all’aperto, magari con gli occhi puntati su uno schermo cinematografico. Una tradizione tenuta viva oggi dall’arena Giardino dell’area Frazzi, gestita da Giorgio Brugnoli, ma un tempo molto più frequentata dai cremonesi. Ma facciamo un balzo a ritroso nel tempo. 

E’ l’estate del 1923, un secolo fa: un camioncino nero dell’Opera Nazionale Balilla, sobbalza caracollando sulle strade polverose della campagna. Lo guida Giulio Donzelli, che fino a quel momento ha aiutato il padre, un artigiano di Gussola, a costruire scope di saggina e ceste di vimini. Ma la passione di Giulio è tutta per il cinema. Animato solamente da un grande coraggio e tanta buona volontà giunge a Cremona e si propone al podestà Alfonso Mandelli. Sapendo che era già stato impiegato come autista in artiglieria sul Carso durante la grande guerra, Mandelli gli affida l’incarico di guidare un camioncino dell'Opera Nazionale Balilla dove è installata una macchina da proiezione con tre bobine di documentari, da proiettare nei cascinali. I tre film che Giulio proietta ogni sera su grandi lenzuoli inchiodati al muro, documentano “La battaglia del grano”, “Come si coltiva un campo” e “Lotta contro le mosche”. Anche suo fratello Giovanni ha già lasciato Gussola per aprire un’agenzia di distribuzione in via Mercatello, dove noleggia i primi film western americani. Nel 1927, Giulio, racimolato qualche soldo, decide di trasferirsi definitivamente in città aprendo in via Ala Ponzone una piccola agenzia per il noleggio dei films, servendo tutti gli oratori ed i circoli cattolici. Qualche anno dopo, nel 1933, trasferisce l'agenzia in due cameroni di palazzo Martini, in via Cadolini, inserendo nel proprio giro anche gli oratori di campagna ed i primi cinematografi privati che stavano sorgendo un po' dovunque. Alla vigilia della guerra, nel 1939, Donzelli si trasferisce nuovamente in via Verdi, nel negozio dove oggi vi è la cartoleria Bocelli. 

Nel frattempo un altro pioniere del cinema cremonese, Renzo Cavalleri, che aveva fatto la sua fortuna partendo dal niente gestendo dal 1929 un cinema di paese allestito nel capannone dell'ex Consorzio agrario di Torricella del Pizzo, deciso a fare il grande passo, aveva ceduto la sua attività alla cifra astronomica di 16.800 lire. Con il ricavato aveva deciso di stipulare un contratto per pretendere in affitto in via Dante, quasi davanti al bar Dondeo, un'ortaglia proprietà del commendator Antonio Auricchio ormai sull'orlo del fallimento, e poi con un potente rullo aveva spianato tutta l'area. Per affrontare le spese con gli amici del Dondeo aveva costituito una società, dove ognuno dei soci versava cento lire per azione: ne facevano parte, tra gli altri, Lieto Mancini, l'ingegnere Parvis, Ettore Musa, Gino Ferrari. Il cinema estivo era stato arredato con panche e sedie ripiegabili, la macchina per le proiezioni veniva ospitata in una cabina di legno. Ad accompagnare i film muti c'era l'orchestra del maestro Guido Manfredini. La prima stagione estiva aveva funzionato bene, ma poi erano iniziati i problemi. Cavalleri si era lasciato distrarre dalla gestione del Filo, rilevato dall'Opera Nazionale Balilla, ma quando nella primavera successiva si era presentato ai vecchi soci per programmare la stagione dell'Estivo, aveva scoperto di essere stato di fatto estromesso. La stagione estiva non funzionava e nonostante lo stesso proprietario dell'area Auricchio gli chiedesse di tornare, Cavalleri in un primo tempo aveva rifiutato, poi ad ottobre, quando la società si era sciolta, aveva di assumere l'incarico con un regolare contratto. Ma mentre sta per arrivare la guerra Cavalleri sembra essere più interessato al grandioso progetto del Supercinema, piuttosto che all'organizzazione delle stagioni all'Estivo e, quando viene richiamato sotto le armi, passa la mano al giovane Walter Sacchi che in quegli anni sta amministrando il Politeama. Lo scoppio del conflitto, con la necessità degli oscuramenti, segna la fine del cinema di porta Milano. 

Entra allora in scena Giulio Donzelli, che con i pochi soldi disponibili, corona il suo sogno: rappezza alla bell'e meglio il glorioso cinema Auricchio e lo inaugura il 24 maggio 1946, dotandolo di quattromila posti a sedere. Il primo film proiettato è “Vicino al cielo” , una pellicola francese del 1941 di Louis Daquin. Ma Giulio è ancora più ambizioso e non si accontenta del cinema estivo: con l'aiuto del sindaco Gino Rossini e dell'Ente dei Sindacato di Milano per l'Autogestione, organizza nell'agosto una “Stagione lirica estiva” che avrebbe dovuto rinverdire i fasti delle grandi rappresentazioni liriche in piazza del Duomo di qualche anno prima. Domenica 18 agosto va in scena “Aida”, con i cantanti: soprano Alma de Grassi, tenore Luigi Marletta, mezzo soprano Marù Faliani, basso Bario Caselli, basso Enzo Feliciati, baritono Renato Borghi. Il corpo di ballo, formato da dodici balelrine, è quello dell'Arena di Verona, con prima ballerina Mariuccia Galeani, con coreografie di Lina Borroni. Il coro è costituito da ottanta elementi, l'orchestra conta 70 professori. Maestro direttore e concertatore d'orchestra Mario Braggio, maestro del coro Ottorino Vertova, la direzione artistica è di Leone Paci. Mercoledì 21 agosto è la volta di “Tosca”, con soprano Delia Sanzo, tenore Francesco Carrino, baritono Antonio Salsedo e Luigi Siravo, tenore Uxa Guido. Maestro concertatore e direttore d'orchestra Rosario Castagnino, maestro del coro Ottorino Vertova. Sabato 24 agosto tocca a “Traviata”, con soprano Clara Frediani, tenore Carlo Alfieri, baritono Francesco Nascimbene e con Valentina Villa, Anan Orfei, Guido Uxa, Luigi Franco, Luigi Ardigò: maestro concertatore e direttore d'orchestra Alfredo Strano, maestro del coro Ottorino Vertova. Gli appassionati gremiscono il cinema ogni sera, arrivando anche da Parma Matova e Brescia e per consentire loro di tornare a casa viene allestito un servizio supplementare di autobus e tramvie. Ma Giulio Donzelli non si accontenta e, nonostante le ingenti spese per l'organizzazione della stagione lirica estiva nel 1947 si lancia in una nuova avventura e con l'aiuto dei tre figli, Franco, Mario e Gino, apre un nuovo cinema all'aperto in un campo lungo 50 metri e largo 35, posto tra il deposito di vecchi autocarri e rimorchi delle officine Aldighieri e la segheria dei fratelli Ciboldi, con 850 posti a sedere. Donzelli adotta la strategia di proiettare lo stesso film contemporaneamente nei due cinema all'aperto che possiede, il “Campo Auricchio” e “Arena Venezia”. Ma lo sforzo è eccessivo e alla fine del 1947 Donzelli rinuncia all'Auricchio, aprendo la strada all'ultimo dei grandi cinematografari nostrani, Sergio Capelli che, alla fine di un lungo percorso, con l’arena Giardino di via Oberdan, poi trasferita da Giorgio Brugnoli all’area Frazzi, inaugurerà l’ultima stagione del cinema estivo cremonese.

Fabrizio Loffi


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