Centoquaranta anni fa, nel 1883, nasceva il circolo Silvio Pellico: un gruppo di nove giovani animato da don Angelo Martinoli, il prete "liberale"
Adesso ha cessato di funzionare come oratorio ma centoquaranta anni fa nasceva il circolo Silvio Pellico di via Sicardo che, per oltre un secolo, ha animato la vita culturale e politica cittadina formando generazioni di amministratori e politici. Tutto ebbe inizio nel 1883, nel clima infuocato successivo alla presa di Porta Pia ed ai contrasti esistenti nel clero cremonese diviso tra sacerdoti conservatori o “intransigenti” e sacerdoti progressisti-liberali o “transigenti”. Al momento del suo ingresso in diocesi nel 1871 Geremia Bonomelli rileverà che il 5% del clero cremonese, cioè trentacinque sacerdoti, aveva gettato la tonaca alle ortiche e ne attribuirà la responsabilità al suo predecessore Tosi e alla debolezza del vescovo Novasconi. Sono anni di grande fermento culturale: nel 1883 don Lorenzo Murialdo fonda l’Associazione per la diffusione della buona stampa sotto la speciale protezione di San Carlo Borromeo e lo stesso anno, a Cremona, un gruppo di nove giovani costituisce intorno a don Angelo Martinoli un circolo di lettura, che più tardi si trasforma in una vera propria associazione studentesca con lo scopo di promuovere l’educazione civile e religiosa tra i giovani. L’associazione viene intitolata a Silvio Pellico preso a simbolo della sintesi tra fede, cultura e civismo, e il motto “Fede, Scienza, patria” viene scritto sulla bandiera. Il primo a fare le spese di questa sintesi è proprio don Martinoli, divenuto professore in Seminario, ma allontanato nel 1890 perché ritenuto “prete liberale”, con grande dispiacere del vescovo Bonomelli che cerca di difenderne la persona e l’operato in un memoriale al papa Leone XIII. Tuttavia, per la mancanza di documenti, non sappiamo quale fosse l’attività del circolo prima del 1913. Di fatto il Silvio Pellico non è un oratorio come gli altri: è riservato agli studenti delle scuole medie e superiori e segue di conseguenza l’andamento del calendario scolastico, aprendo il 4 novembre e chiudendo a giugno. Non mancano i giochi, c’è un biliardo, una scuola di scherma e di mandolino, ed anche un teatro la cui gestione è affidata ad un esperto. Per la vita religiosa viene utilizzata la chiesa di San Gerolamo, ma di fatto il circolo resta esclusivo, anche se si fa sentire sempre di più l’esigenza di aprirlo alla partecipazione alla vita politica verso cui i cattolici si stanno indirizzando. Nella seduta del 22 ottobre 1914 si stabilisce di conseguenza l’adesione alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana e nel 1916 all’Unione Popolare Cattolica.
A partire da questa data il direttore del circolo diventa assistente e nomina il presidente, mentre l’assemblea dei soci elegge direttamente il circolo direttivo. Il nuovo vescovo Giovanni Cazzani inserisce il circolo in un contesto ancora più vasto, tanto che la festa di San Luigi verrà celebrata in Cattedrale per tutti i giovani, destinando il presbiterio al Silvio Pellico, ed i giovani di via Sicardo inizieranno a partecipare alle processioni pubbliche, scegliendo un portabandiera ed i portatori del baldacchino. Superati gli anni della guerra, quando il teatro viene requisito dai militari, nel difficile dopoguerra il direttivo sostiene l’incompatibilità tra l’iscrizione al circolo e quella al fascio, e la necessità di impedire che sull’abito si porti un altro distintivo che non sia quello del Silvio Pellico. Ma la resa è vicina, fallisce il tentativo di istituire presso il circolo un segretariato della Fuci e si moltiplicano le defezioni dei soci, pur continuando l’attività all’interno dell’Azione Cattolica, fino a quando, la mattina del 30 maggio 1931, gli agenti della Questura consegnano all’assistente il decreto di chiusura del circolo. La chiusura durerà pochi mesi, grazie ad un accordo con la Santa Sede e questo permetterà di proseguire nella formazione politica e nella resistenza la fascismo stesso, come quando si rifiuterà l’ospitalità al giornale “Crociata Italica” pubblicato presso la tipografia del Regime Fascista. Il rapporto tra azione cattolica azione politica si riproporrà negli anni Cinquanta, tanto che il circolo sarà in grado di fornire sindaci alla città per ben quindici anni.
Così Giorgio Bonali nel suo "Baule dei ricordi" ricorda com'era il Silvio Pellico e la preparazione per l'Europa.
"Ci si trovava in tanti per inventare le serate senza TV, senza auto... e senza soldi in tasca. Le serate invernali erano dedicate a interminabili sfide a carte con la partecipazione anche del prete assistente del Silvio Pellico, prima don Erminio e poi don Giosuè che, quando eravamo insufficienti numericamente per la briscola in cinque o il “Ciapanò”, sapeva coinvolgerci nella sua passione per l’arte.
Il sacerdote cercava, con scarso successo, di mandarci a casa presto, dato che la prima messa delle sei del mattino gli era normalmente assegnata dal parroco monsignor Boccazzi: molte volte il sagrestano Angelo è stato costretto a suonare il campanello del vicario, per svegliarlo.
Come arrivava il caldo i nostri incontri serali si spostavano in cortile dove giungevamo prestissimo, pur essendoci quasi sempre salutati da poco al termine del “raduno aperitivo” in piazza Duomo; importante era restare il minor tempo possibile fra le mura domestiche, dando così ragione a quanto dicevano le nostre madri che lamentavano come la casa fosse diventata un albergo: “sarebbe meglio che studino un po’ di più”, aggiungevano.
In quelle lunghe serate estive, all’inizio delle quali lasciavamo che i più giovani si sfogassero con vivaci giochi e, soprattutto, scherzi di vario tipo che permettevano di tenerli legati anche per le attività “serie” che l’associazionismo in altri momenti proponeva, è nata e si è diffusa la voglia di viaggiare, di visitare altri paesi in Europa e conoscere altra gente; e sull’esperienza avviata da don Dante con la partecipazione ai convegni internazionali dei “piccoli cantori”, abbiamo cominciato a progettare viaggi simili, viaggi aperti a tutti quelli dell’oratorio, anche agli “stonati”.
Ognuno metteva in comune le conoscenze, le cartine, gli orari, per preparare programmi interessanti ed il più possibile economici; le lunghe e calde serate di preparazione, don Erminio aveva inserito anche lo studio delle lingue per quanto si credeva essenziale “per non morire di fame”, venivano rinfrescate da grosse angurie oppure, grande conquista dopo aver ricevuto in regalo da un ex barista l’apposito attrezzo, dalle granite ottenute raspando una lunga stecca di ghiaccio acquistata nel tardo pomeriggio, con l’aggiunta del classico sciroppo alla menta.
Da queste splendide serate passate in compagnia, seduti in cerchio nel cortile del Silvio Pellico, è nata la realizzazione di memorabili viaggi in Spagna, Francia, Belgio e Olanda, con tante ore passate in treno che erano occasione per osservare i cambi di paesaggio e per divertirci e socializzare profondamente. Era il 1957 quando tutto è cominciato, anno di nascita di Carosello, della mitica 500 e dell’altrettanto mitico Giorno dei Ragazzi, ma soprattutto l’anno dei “Trattati di Roma”, che hanno dato avvio alla realizzazione del sogno europeo di grandi uomini politici e noi, in quel cortile, abbiamo cercato di scoprire e di appropriarci del vecchio continente: a nostro modo costruivamo la nuova Europa".
Nelle foto: il gruppo del 1892, i giovani del circolo con la bandiera, le cresime del 1936 con don Carlo Boccazzi, la sede di via Sicardo prima del restauro
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