Centropadane Eng, Fratelli d'Italia prende posizione e spiega i motivi dell'astensione nel voto al piano di risanamento: "La formula della mera “presa d’atto” del piano ci è sembrata contraddittoria"
Fratelli d'Italia prende posizione in merito alla vicenda di Centro Padane Engineering ed in particolare alla scelta di astenersi dal voto relativo al piano di risanamento discusso nei giorni scorsi e che prevedeva, tra l'altro, il licenziamento di 4 dipendenti, per i quali poi il presidente delle Provincia di Cremona, Roberto Mariani, ha chiesto il ritiro immediato. In un comunicato sottoscritto unitariamentei, i consiglieri provinciali del gruppo Fratelli d’Italia -Attilio Zabert, Roberto Rava, Federico Oneta- spiegano le ragioni della loro astensione e fanno il punto sulla situazione:
"Come Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia riteniamo che la vicenda CENTRO PADANE ENGINEERING SRL richieda più serietà e meno sterile polemica politica. Il senso di responsabilità dovrebbe prevalere per lasciare spazio a un’analisi razionale della situazione.
CENTRO PADANE ENGINEERING ha chiuso il bilancio 2024 con una perdita di oltre un milione di euro dovuta in parte ad un deficit di commesse rispetto al budget (539 mila euro), in parte all’insussistenza di “rimanenze di prodotti in corso di lavorazione” mai appaltati e valorizzate nel bilancio 2023 (435 mila euro) e in parte all’incremento del costo del personale (per 176 mila euro).
L’attuale Consiglio di amministrazione (partecipato in maggioranza da esponenti di FdI e da un consigliere espresso dal PD) che è entrato in carica nel maggio 2024, dopo l’approvazione del bilancio 2023 e molto dopo l’approvazione del budget 2024, non ha potuto che redigere il bilancio d’esercizio rilevando il risultato gestionale negativo.
A metà ottobre 2024 è stato assunto al minimo contrattuale un nuovo direttore con un compenso inferiore a circa il 25% rispetto al precedente (dimissionario).
Ricordiamo anche che è stato il precedente CdA (composto esclusivamente da rappresentanti del PD e da uno di Forza Italia) ad assumere 4 dipendenti nei primi mesi del 2024 (oltre alle 3 assunzioni fatte nel 2023), appesantendo la struttura di costi eccessivi rispetto al budget che si stava realizzando, decretando quindi l’inevitabile perdita d’esercizio.
La saggezza popolare direbbe: “chi è causa del suo male pianga sé stesso”. La responsabilità politica suggerisce di non soffermarsi sulla polemica ma di concentrarsi sulle soluzioni, cioè sul recupero della società ridelineando prima di tutto la sua missione sul territorio provinciale, salvaguardando le sue competenze e qualità compatibilmente con la necessaria riduzione dei costi ed il recupero dell’efficienza gestionale in relazione alle commesse che le Province di Cremona e Brescia possono ragionevolmente garantire nel breve termine. I ricavi di CPE nascono dai bilanci delle Province di Cremona e Brescia in quanto è una società “in house” che deve realizzare almeno l’80% del fatturato con i suoi soci.
Questo è un limite ma anche una potenzialità, nel senso che sono gli enti soci a poter dare la stabilità economica (entro le proprie disponibilità, ovviamente) e la previsione dei ricavi (gli enti soci approvano il budget della società). Il Consiglio di amministrazione in carica ha presentato un piano di risanamento su richiesta degli enti soci diretto a recuperare il pareggio di bilancio a breve termine e garantire la continuità aziendale.
Questo piano, che prevede il recupero dell’efficienza mediante la razionalizzazione delle attività produttive, poggia ovviamente sul mantenimento da parte degli enti soci degli impegni economici e finanziari assunti con i budget da loro approvati. In merito all’ultimo consiglio provinciale in cui è stato presentato il piano di risanamento occorre dire che è stato giudicato opportuno ratificare l’operato del Presidente perché altrimenti la società si sarebbe sciolta e avrebbe dovuto essere posta in liquidazione (col rischio concreto di fallimento). A questo punto si sarebbero definitivamente spente le speranze per tutti i lavoratori e avremmo dilapidato un’azienda che riteniamo abbia invece potenzialità operative e strategiche rilevanti per la Provincia di Cremona.
La nostra astensione nella votazione del piano (differentemente da quanto hanno fatto gli altri partiti del centrodestra, Forza Italia e Lega, che hanno votato contrario nonostante la prospettiva di messa in liquidazione della società) è stata motivata dall’emendamento presentato sull’originaria proposta di delibera che ha tolto la parola “approvazione” del piano di risanamento, limitandosi alla sua presa d’atto.
Premesso che una volta approvato un piano di risanamento si può sempre in seguito intervenire per migliorarlo, in particolare per salvaguardare i lavoratori dipendenti, occorre anche considerare che secondo quanto previsto dalle norme di legge che regolano le società a partecipazione pubblica, gli aumenti di capitale che ripianino le perdite sono consentiti solo se accompagnati da un piano di ristrutturazione aziendale dal quale risulti comprovata la sussistenza di concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico.
Ora poiché sono gli stessi enti soci che possono garantire i ricavi alla partecipata, avendone approvato il budget ed essendo le stesse previsioni riportate nel piano, la formula della mera “presa d’atto” del piano al posto della sua “approvazione” ci è sembrata contradditoria e non adeguata alla previsione normativa. Questo il motivo dell’astensione.
La partita nel lungo termine si giocherà innanzitutto su quale ruolo si vorrà dare alla partecipata e sulla volontà politica di sostenere il progetto. Su questo occorre veramente interrogarsi e fare chiarezza".
I consiglieri provinciali del gruppo Fratelli d’Italia Attilio Zabert, Roberto Rava, Federico Oneta
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