23 dicembre 2025

Nel campo il grande presepio di Solarolo Monasterolo

Rinnovando una speciale, significativa, radicata e importante tradizione, anche quest’anno è stato realizzato il grande presepio artistico che sorge nel campo, “accarezzato” dall’argine del Po, all’ombra della chiesa parrocchiale di Solarolo Monasterolo, dedicata ai santi Pietro e Paolo. Una vera e propria opera d’arte, spettacolare per la cura e la raffinatezza di ogni suo componente, straordinaria per l’amore (e la fede) che le persone che lo hanno realizzato sono riuscite ancora una volta a dimostrare per la loro terra. Con un ricordo particolare all’indimenticato Vittorio Massari, uno degli storici realizzatori di questo presepio, purtroppo mancato due anni fa a causa di una grave malattia. C’è da star sicuri che, dal Cielo, anche lui ci ha messo del suo ed ha guidato le mani, ed i cuori, dei realizzatori a partire da Rosella Cernuzzi che è sempre stata, insieme a lui, l’anima” di questo grande presepio e che per lui si è ostinata, nel vero senso del termine, a portare avanti la tradizione avviata dall’ex parroco don Davide Ferretti. Rosella, molto attiva in parrocchia, instancabile anima ed ideatrice di questa opera d’arte e di fede ha provato a fare il conto dei tanti volontari che hanno fatto qualcosa per questo presepio. Sono almeno trenta persone: decisamente non male per una frazione tanto piccola. Tra loro, in particolare, Paolo Serafini, custode dei saperi della falegnameria di un tempo, sempre disponibile a tirarsi su le maniche, a e mettere disposizione spazi ed attrezzature, per questa ed altre occasioni. Un villaggio, Solarolo Monasterolo, unito e coeso, con gente buona e semplice, laboriosa e genuina, che in quel presepio, una volta in più, si è sentita unita, e a casa. “Quando abbiamo iniziato il presepe – racconta Rosella Cernuzzi – eravamo una decina di appassionati. Vittorio era il braccio, io la mente artistica. Poi c’era un gruppo di signore, tra cui la moglie, testimoni delle tradizioni contadine. Dopo cena capitava spesso di trovarsi al presepe senza essersi dati appuntamento, ci si confrontava   e si programmavano i lavori per il nuovo anno. Vittorio era scrupolosissimo nello smontare il presepe, su ogni pezzo di legno, su ogni pietra segnava con il pennarello a cosa fossero destinati. Gli anni del Covid sono stati durissimi perché, oltre alle persone, hanno ucciso tutte le iniziative collettive. La sua morte è stata come un cazzotto nello stomaco per l’intero paese. Quando lo scorso anno mi sono ostinata a recuperare tutto e ho fatto rinascere il presepe tanti mi hanno chiesto come avessi fatto, ma per me è stato facile perché è stato come ricostruire un grosso puzzle, seguendo passo dopo passo le istruzioni che lui ci aveva lasciato. Vittorio non sapeva che ci sarebbe stato il Covid e nemmeno sospettava che si sarebbe ammalato così gravemente. Aver raccolto il suo testimone è per noi motivo di orgoglio e di vicinanza. Ogni volta che mettiamo giù il presepe Vittorio è lì con noi; quando ho qualche dubbio penso a cosa avrebbe fatto lui e le incertezze si dissolvono”. “Il tempo – ha aggiunto ancora Rosella Cernuzzi – quest’anno non ci ha aiutato ma l’entusiasmo del paese attorno al presepe compensa ogni fatica. Il presepe – aggiunge - ci racconta chi siamo e da dove veniamo”. Sono in tanti, grandi e piccoli, anche intere scolaresche, a visitarlo ogni giorno, entrandoci dentro, percorrendo il ponticello di ingresso. “Botticelli – spiega ancora Rosella – raccontava il Natale come un abbraccio. Lasciamoci dunque abbracciare, lo abbiamo scritto anche nella preghiera e qualcuno, entrandoci in silenzio, si sorprende a piangere. Quest’anno – ricorda – abbiamo aggiunto anche una piccola panchina su cui sedersi a contemplare. Le nonne ci siedono i nipotini per farci le foto e va bene uguale anche se in realtà è un invito a farsi presepe perché il presepe siamo noi che siamo strumenti di quell’Annuncio”.

Una storia piene di bellezza, di sentimento e di autentica amicizia che solo in queste terre ovattate dalla nebbia e sferzate dall’afa estiva, a due passi dal Grande fiume, si fanno realtà e, attorno ad un presepe, non solo vedono unita una comunità ma rendono presente anche chi non c’è più. Lo straordinario presepio di Solarolo Monasterolo resterà allestito almeno fino a metà gennaio e, ai lettori, si può solo consigliare di visitarlo, ammirandolo, vivendolo e diventandone, con l’animo, parte integrante. Ci si immergerà in una atmosfera speciale che renderà viva, in terra di fiume, una piccola Betlemme. Paolo Panni, Eremita del Po, plaude all'iniziativa portata avanti a Solarolo Monasterolo, nel solco della storia, della fede e della nostra identità. "Auspico - dichiara - che la tradizione, bella e preziosa, del presepio, sia sempre portata avanti e che i presepi possano aumentare, ovunque, a dismisura, ben visibili a tutti, per conservare le nostre tradizioni e le nostre realtà identitarie. Per inciso, io stea casa mia, realizzo presepi, interni ed esterni"


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