Si è messa sulle tracce della zia che non aveva conosciuto. Passo dopo passo, ha scoperto che aveva trascorso quasi tutta la sua vita alla Fondazione Sospiro. Ma le sorprese non erano finite: Clementina Volpi aveva messo da parte un 'tesoretto' frutto della sua piccola pensione. A quel punto la pronipote non ha avuto dubbi: ha riunito i congiunti e deciso, con altri 6 eredi, di devolvere quei 42mila euro all'istituto che si era preso cura con affetto della zia e dei suoi due fratelli, ricoverati anch'essi nelle stesse stanze.
E' una straordinaria storia di sofferenza e coraggio, determinazione e solidarietà quella che ha per protagoniste due donne legate dalla forza del sangue. Comincia tutto la scorsa estate quando un'altra pronipote tramite la pagina Facebook del paesino dell'Appennino parmense in cui abitano i discendenti di Clementina chiede se qualcuno può aiutarla a cercare i parenti di suo nonno, Giovanni Volpi, che era emigrato in provincia di Cuneo. “Una nostra parente – racconta, chiedendo l'anonimato, la pronipote quarantunenne di Clementina – si è ricordata che mia nonna Iginia si chiamava Volpi e ci siamo messi in contatto con quella ragazza. E così ho riannodato alla rovescia il filo delle origini della mia famiglia”. Iniziando dalla consultazione dei registri in Comune. “Mia nonna aveva 6 fratelli; i primi due nati senza problemi; il terzo con un lieve deficit cognitivo; invece Clementina era sordomuta, come gli altri due, Vincenzo ed Enrico, che erano anche tetraplegici. Dopo essersi sposata, la nonna non aveva più potuto occuparsi dei fratelli disabili. Sono venuta a sapere che il medico di famiglia e i servizi sociali ne avevano disposto il trasferimento a Sospiro. Lei viveva con grande sofferenza e come una sconfitta questo fatto. Non voleva mai parlare di loro. Quando ero bambina, a Natale e Pasqua riceveva dalla sorella qualche cartolina di auguri che nascondeva nel cassetto di un tavolino. Solo ora capisco cosa c'era dietro i suoi occhi tristi”.
Qualche mese fa, come dice lei stessa, la pronipote “ha preso armi e bagagli” e si è recata allo Ios “per spingermi oltre a capire qualcosa di più. Ho conosciuto un personale eccezionale, dei veri angeli. Mi hanno fatto vedere le cartelle cliniche dei miei tre zii e le lettere di mia nonna alla Fondazione per sapere se i suoi fratelli stavano bene. Leggendo quelle parole mi sono commossa”.
Poco alla volta le tessere del mosaico si sono incastrate: Vincenzo, deceduto nel 1989, era stato ricoverato per 40 anni e per 2 Enrico, scomparso nel 1951. Invece Clementina se n'è andata nel 2012 all'età di 93 anni, di cui 60 trascorsi allo Ios. Tra i documenti una sua fotografia a colori: “Ha il volto di una nonna serena, vero?”. Poi il colpo di scena. “E' spuntato un conto corrente intestato a mia zia e affidato all'Usl su cui lei aveva accantonato, mese dopo mese, la sua piccola pensione di invalidità. Si trattava di un cosiddetto conto corrente dormiente, che sarebbe stato girato allo Stato 70 anni dopo l'apertura. Quindi, nel marzo 2022. A quel punto ho riunito tutta la famiglia, metà della quale neanche conoscevo: 7 eredi hanno aderito alla proposta di devolvere i 42mila euro di Clementina a chi lo meritava, vale a dire la Fondazione”.
Il denaro verrà destinato alla costruzione, presso lo Ios, di un centro nazionale per il trattamento delle psicopatologie dell'autismo. “Niente mi ha appagato e reso più orgogliosa del vedere mio padre e le sue sorelle convinti e decisi fin dal primo istante a seguire la via della donazione come unica strada. I soldi sono una cosa superficiale, ma il sapere di avere una famiglia composta da brave persone è senza prezzo”.
L'ultimo pensiero è per i tre zii lontani ma ora ritrovati. “Vorrei solo che finalmente Clementina, Vincenzo ed Enrico avessero voce. Io spero solo di avergliela potuta dare, facendo in modo che quella somma fosse donata a chi ha fatto loro da famiglia”.
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