Coldiretti Cremona: Piano strategico nazionale della PAC, mercoledì 5 febbraio convegno a Rivolta d'Adda
"Piano strategico nazionale della PAC (PSP) 2023-2027: gli investimenti produttivi per le aziende agricole". E' il tema del convegno proposto da Coldiretti Cremona a Rivolta d'Adda, nell'ambito della Fiera Regionale di Sant'Apollonia. L'appuntamento è fissato per mercoledì 5 febbraio, alle ore 20:30 presso l'Oratorio Sant'Alberto in piazza Ferri.
Obiettivo è fare il punto sulla politica agricola comunitaria in relazione agli investimenti, agli interventi e alle opportunità per le imprese agricole. Si parlerà di competitività, sostenibilità, benessere animale, insieme a qualificati relatori. Per la Direzione Generale Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di Regione Lombardia interverranno Stefania Silvestri e Luca Zucchelli. Seguirà la relazione di Ermes Sagula, responsabile regionale CAA Coldiretti Lombardia.
L'appuntamento sarà aperto dai saluti del Direttore di Coldiretti Cremona Giovanni Roncalli e dal Sindaco di Rivolta d'Adda Giovanni Sgroi.
"Volentieri torniamo a proporre un convegno nell'ambito della Fiera di Sant'Apollonia, appuntamento atteso dagli imprenditori agricoli del territorio, in una terra fortemente vocata all'agricoltura e ad una zootecnia d'eccellenza – sottolinea Giovanni Roncalli, Direttore di Coldiretti Cremona -. Sarà l'occasione per rimarcare quanto l'agricoltura sia un settore strategico per un'Europa più competitiva e più forte. Alla politica comunitaria chiediamo la capacità, e la lungimiranza, di garantire l'equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la necessità di proteggere e valorizzare la nostra agricoltura. Partendo da un assunto: proprio i coltivatori e gli allevatori sono i primi veri custodi del territorio, dell'ambiente e del patrimonio agroalimentare".
L'incontro con gli agricoltori a Rivolta d'Adda dà avvio a una serie di assemblee zonali dedicate a PAC, PSR, bandi, aggiornamenti fiscali, contratti di lavoro, zootecnia, tematiche sindacali e di attualità agricola, che a partire dal mese di febbraio Coldiretti Cremona proporrà in tutte le zone della provincia di Cremona.
Il convegno di mercoledì sera, e le assemblee sul territorio che seguiranno, saranno anche occasione per fare il punto sull'azione di Coldiretti e sugli impegni per il 2025. "La parola d'ordine per Coldiretti è: mobilitazione permanente – spiega il Direttore Roncalli –. È questo il nostro manifesto programmatico per il 2025, votato dalla Giunta e affidato al Presidente Prandini. Un presidio costante sui temi più urgenti come le assicurazioni, il giusto reddito, la prossima Pac. Nei giorni scorsi eravamo in piazza davanti alle prefetture di cinque città del Nord Italia – Mantova, Torino, Trento, Verona e Ferrara – per chiedere misure urgenti per la gestione del rischio delle imprese agricole, che negli ultimi tre anni hanno perso 20 miliardi nei campi a causa delle calamità atmosferiche".
"Lo sblocco degli indennizzi Agricat per 19mila agricoltori colpiti da gelo, siccità e alluvioni e l'apertura immediata delle domande per il 2024 e il via ai pagamenti delle assicurazioni agevolate e degli aiuti alla zootecnia, fermi dal 2015, rappresentano la prima, importante risposta alla nostra mobilitazione" prosegue il Direttore di Coldiretti Cremona.
"E' chiaro che quando parliamo di mobilitazione permanente – conclude Roncalli – intendiamo soprattutto a livello europeo, perché è lì che le direttive vengono discusse e le risorse stanziate. Stiamo già lavorando per cancellare definitivamente il Nutriscore, e per rendere obbligatoria l'indicazione di origine dei prodotti. Ci concentreremo anche sulla discussione della nuova Pac e delle assicurazioni agricole. E, se servirà, torneremo in piazza a Bruxelles".
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commenti
Anna Maramotti Politi
3 febbraio 2025 13:43
Mi permetto d'evidenziare anche un problema che non può essere sottaciuto in questo contesto: il consumo di suolo a discapito dell'agricoltura. Da anni il tema della Cr-Mn e del raddoppio della ferrovia costituisce una spina nel fianco degli agriucolotori. Se poi a questo si aggiunge un imperversante fabianismo che poco ha di ecologistico, credo che gli agricoltori siano "cornuti e maziati". Il risultato un potenziale latifondismo e la biodiversità sarà un mero ricordo.
Manuel
3 febbraio 2025 17:19
Mi permetto di consigliare alla professoressa Maramotti un maggior approfondimento sulle “eccellenze” agricole locali (e padane in generale), così potrà tarare ancor meglio le interazioni, gli impatti, tra attività umane (in questo caso agricole), territorio, paesaggio, flora e fauna.
Personalmente ho sempre pensato che la conduzione agricola locale, com’anche molte altre nel mondo, impatti, incida pesantemente sull’ecologia delle nostre lande. Incideva pure la gestione fondiaria ai tempi dell’Impero romano, ma com’è facilmente immaginabile la sproporzione di mezzi a disposizione lascia intuire l’impatto gestionale odierno.
Ricordo alla professoressa come la categoria degli agricoltori riceva un contributo gratuito (PAC, una specie di piccolo reddito di cittadinanza) sostenuto dalle tasse di tutti per sostenere l’attività, l’impresa. Si può anche accettare di supportare il primario, ma a maggior ragione si avrebbe il diritto di mettere il becco negli obiettivi gestionali.
In ultimo, ricordo alla professoressa come ai tempi della “geniale” idea di Pizzetti (autostrada CR-MN), solo Coldiretti Mantova si espose ufficialmente, esplicitamente contro il progetto.
Antonia
3 febbraio 2025 20:29
Gent.ma Prof.ssa Maramotti La ringrazio per il suo garbato ed intelligente commento.....gli agricoltori attendono con fiducia graditi suggerimenti per creare reddito senza contributo Pac, per evitare acquisti di anticrittogamici .....il deficit di manodopera in agricoltura è altissimo........invece di parlare a vanvera prendere in mano una zappa sarebbe un'ottima idea.....
Manuel
4 febbraio 2025 17:29
Presumo sia rivolto a me il “parlare a vanvera”.
Ebbene cara signora le rivelo che ho lavorato come stagionale in agricoltura in molte occasioni, sia da giovane, che da maturo (molto maturo). Le rivelo che ho iniziato a sperimentare badile (badiil), forca (rasch), zappa (sapa), forca ad uncino (sgraff), falce (raanza o fer), etc., che non avevo ancora 10 anni. Un tempo, così si usava tra le famiglie di campagna: l’orto, il pollaio li tenevano quasi tutti e, nel mio caso, il nonno, poi i suoi figli, gestivano la manutenzione di più corsi d’acqua (ruzi).
Per fortuna sono nato un po’ dopo la fine della guerra ed a differenza dei nonni e dei genitori (che, comunque, sapevano fare O col bicchiere) ho avuto più possibilità di studiare, ma anche di dedicare più tempo al ludico (inteso sia come ricreazione fisica, psicologica, che formativa).
Questo ultimo aspetto lo ritengo fondamentale per ciò che riguarda la mia formazione e la possibilità di capire quel che mi circonda. Ho incrementato poi le conoscenze macinando chilometri in macchina ed a piedi per l’intera provincia.
Che significa tutto questo?
Per me che ho scrollato, forse, un po’ di fette di salame dagli occhi; per lei che potessi evitare di sbattermi, istruirmi che “taant ghe pooc de’ majaa foora”.
Il suo parere peserà quanto il mio, ciononostante continuerò a guardarmi intorno con curiosità e senza vendere (spero) l’anima al diavolo (portafogli).