15 marzo 2022

Coloriamoci di lilla: 11a Giornata Nazionale per la sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare

15 Marzo 2022 ‘11a Giornata Nazionale Del Fiocchetto Lilla – Sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare”

‘La Giornata del Fiocchetto Lilla’ è dedicata alla sensibilizzazione, l’informazione e la lotta contro i Disturbi del Comportamento Alimentare, ed è arrivata quest’anno alla sua 11a edizione ed il Comune di Cremona ha aderito stendendo un drappo presso il Palazzo di Ala Ponzone e colorando con delle luci le finestre del Palazzo Comunale di colore lilla.

Il lilla è il colore che unisce il rosa e l’azzurro perché questa malattia, a dispetto del pensiero comune, non fa distinzioni di genere.

Promossa per la prima volta nel 2012 dall’Associazione ‘Mi nutro di vita’, è stata  riconosciuta istituzionalmente  il 19 giugno 2018 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri come ‘Giornata nazionale contro i disturbi dell’alimentazione’.

L’iniziativa parte da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia a soli 17 anni per le cause derivanti dalla malattia da cui soffriva da diverso tempo, la bulimia. Giulia dopo diversi anni di negazione della malattia, aveva trovato il suo momento di consapevolezza accettando di farsi aiutare, finendo in fondo ad una interminabile ‘lista d’attesa’ presso una delle poche strutture convenzionate a oggi esistenti in Italia, e in quella condizione, il 15 marzo 2011, la morte l’ha raggiunta.

Si stimano in circa 3 milioni le persone in Italia che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), un fenomeno spesso sottovalutato, sia da chi ne soffre che da chi ne subisce gli effetti di riflesso come le famiglie. Negli ultimi due decenni l’avvento della rete e successivamente dei social, ne hanno aumentato la diffusione e la velocità con cui questo accade.

Una vera e propria epidemia sociale che circola sottotraccia e che colpisce nel 96% dei casi le donne (di cui il 90% dai 15 ai 25 anni di età), ed il restante 4% gli uomini. 

La pandemia del 2020 ne ha moltiplicato l’incidenza, stimata in difetto, del 30% rispetto al 2019, andando a colpire quasi esclusivamente la fascia dei giovani adolescenti, con un'evoluzione della malattia più rapida soprattutto nella fase iniziale.

Durante il lockdown con la didattica a distanza, la lontananza dagli amici, l’essere reclusi prevalentemente nella propria cameretta -diventato lo spazio vitale dentro al quale costruire la propria quotidianità e la propria identità- hanno contribuito a creare sofferenza e disagio che, molto spesso, si sono tradotti in crisi di panico, calo dell’autostima e disturbi alimentari.

La DCA è una malattia tanto feroce quanto subdola, che scava nel corpo e nella mente con l’imbroglio, attraverso la dispercezione corporea e porta a gesti che nel tempo minano la salute fisica e mentale della persona. E’ luogo comune associare l’anoressia ad una scelta legata a canoni estetici inarrivabili ed artefatti, ma una malattia non la si sceglie, la si subisce e questa è solo la punta di un iceberg che nasconde un importante disagio giovanile, dovuto alla paura di essere classificati, di non essere all’altezza dei giudizi degli altri, di essere esclusi, che va a minare pericolosamente l'autostima dell’individuo.  Da qui l’importanza di sensibilizzare l'opinione pubblica, le famiglie ed anche i ragazzi, non tanto attraverso i dati, ma  dalle testimonianze delle gravi conseguenze che questi disturbi possono avere per la salute fisica e psicologica di chi ne soffre. 

Oltre alle conseguenze negative sul piano organico, comporta effetti importanti sull’inserimento sociale della persona ed a gravi penalizzazioni della qualità di vita, limitandone le capacità relazionali, lavorative e sociali. 

Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche provocando un’intensa sofferenza psichica, con serie complicanze fisiche. 

Tuttavia, ed è questo fatto che porta ai danni maggiori, solo una piccola percentuale di persone che soffrono chiede aiuto, perché non si vede e non si sente malato, la malattia va a rappresentare la realtà, facendo sprofondare chi la subisce, nel buio più profondo.

E’ importante capire che nessuno ne è immune e di questi disturbi si può guarire, ma solo attraverso una diagnosi precoce, e cosa importante, attraverso l’accettazione della malattia e la volontà di farsi aiutare da chi questa malattia la conosce e la sa combattere -medici, psicologi, psichiatri- perché un intervento tardivo, spesso porta alla necessario ricovero in una delle poche cliniche specializzate presenti in Italia, attraverso lunghe ed estenuanti liste di attesa che espongono lasciano le famiglie e chi ne è soggetto ad una battaglia impari. Parliamo di percorsi che, nel migliore dei casi, può durare 4-5 anni, un percorso obbligatorio che porta ad una guarigione pressoché completa, sebbene spesso lascia delle ferite che non si rimarginano mai completamente.

Per questo è fondamentale mantenere un importante livello di attenzione sui figli, osservando il loro comportamenti ed eventuali segnali di disagio ripetuti nel tempo, verso il cibo ed il corpo, accompagnati da cambiamenti caratteriali ed emotivi importanti.

La famiglia rappresenta la prima importante linea di difesa, la più esposta al primo violento impatto, per questo è necessario che venga seguita da psicologi o partecipi ad uno dei gruppi di persone che questa battaglia l'hanno portata a termine o la stanno ancora combattendo. La solidità della famiglia verrà messa a dura prova da momenti di frustrazione e senso di impotenza, ma ascoltare, capire ed accettare, per poi agire uniti chiedendo aiuto è l'unica via che porta alla guarigione.

Dedicare una giornata-evento ai Disturbi del Comportamento Alimentare significa aumentare l’attenzione della popolazione italiana attorno a queste patologie ed a tutte le problematiche connesse, a cogliere i segnali di aiuto che utilizzano il corpo come mezzo per comunicare un disagio ben più profondo.

 

E’ quindi fondamentale implementare la corretta informazione intorno ai DCA, diffondere la il messaggio che questi disturbi possono essere curati attraverso una rete assistenziale specialistica a sostegno del malato e di chi lo sostiene.

Daniele Gazzaniga


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