7 settembre 2022

Corrado La Forgia, vicepresidente Federmeccanica e direttore della Vhit: “Grave non si parli di crisi dell’automotive. L’Italia che ruolo vuol giocare nel settore?”

L’Italia è stata per tanti anni uno dei principali produttori di automobili nel mondo. Ed era terza, in Europa, dietro a Germania e Francia. Già bei tempi quelli in cui dalle industrie italiane uscivano circa un milione e mezzo di vetture all’anno. 

Purtroppo però oggi è cambiato tutto, con la penisola italiana precipitata in settima posizione della classifica poc’anzi menzionata.

E all’orizzonte, il divieto di vendere autovetture tradizionali a partire dal 2035, non promette nulla di buono, se non arriveranno presto interventi mirati.

Nello scorso mese di febbraio, sindacati e Federmeccanica, al Governo italiano hanno lanciato un appello al quale non sono arrivate risposte convincenti. E in questa strana campagna elettorale estiva, la crisi dell’industria metalmeccanica è stranamente ignorata.

Di questo si è occupato e ha scritto il settimanale TPI, intervistando addetti ai lavori del settore.

L’ingegner Corrado La Forgia, vicepresidente di Federmeccanica e direttore industriale (e amministratore delegato) dello stabilimento della Vhit (realtà operativa a Offanengo, in provincia di Cremona nell’automotive), così ha parlato col giornalista Enrico Mingori : 

“Col documento di febbraio abbiamo voluto prima di tutto chiedere cosa vuol essere l’Italia per l’automotive? Che ruolo vogliamo giocare? Il mondo al giorno d’oggi funziona così e ciascuno ha la sua politica industriale: la Germania sta puntando sul digitale ed elettrico, la Francia su batterie e e recupero batterie. E noi? Incentivare la domanda non basta. Occorre anche qualificarsi come produttori di un certo punto di prodotti, decidere in quale punto della catena di fornitura piazzarsi. Serve un programma di investimento sui prodotti, incentivare cioè non solo la domanda, ma anche l’offerta. L’interlocuzione col Governo che chiedevamo è stata un po’ blanda, anche se comunque aveva permesso ad alcuni argomenti e proposte di cominciare a girare. Detto questo, ci tengo a precisar che ho ritenuto irrazionale la scelta di far cadere l’esecutivo. E il fatto che in questa campagna elettorale non si parli della crisi dell’automotive è grave. Dimostra che non c’è sensibilità al tema”.     

 

Stefano Mauri


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