28 gennaio 2025

Corso Vittorio Emanuele, un'altra vetrina spenta: stavolta è il bar "La Viola", aperto nel 2021 e chiuso prima della fine dello scorso anno. Non si ferma la crisi del commercio nel centro storico

Ancora una saracinesca abbassata, ancora un locale in pieno centro storico che chiude i battenti, impoverendo ulteriormente il tessuto socio-economico di una zona di grande prestigio, a due passi dal Duomo e dal Teatro Ponchielli, che però non riesce a rialzare la testa e riprendere slancio.

Ha chiuso da quasi due mesi ormai il bar "La Viola", che aveva aperto solo tre anni fa, il 1° dicembre del 2021 precisamente, subentrando alla precedente attività del bar "Mi&Mi", che a sua volta aveva cessato l'attività quasi un anno prima. Ma allora eravamo in piena crisi Covid, i locali erano tutti stremati dalle lunghe chiusure e quella era sembrata una fisiologica conseguenza di quasi due anni di crisi pandemica. Oggi però i lock down sono ormai solo un triste ricordo (che pure ha segnato tutti e fatto pesanti danni), ma i bar e i negozi chiusi su corso Vittorio non diminuiscono. Solo pochi mesi fa la chiusura del bar Flora sull'angolo con via Monteverdi, poi una serie di vetrine spente e si arriva all'angolo con via Ala Ponzone, in zona Ponchielli, Questura, Prefettura, Amministrazione Provinciale e numerosi altri uffici statali.

"Hanno chiuso all'improvviso -racconta uno degli ultimi avventori del bar 'La Viola'- pensa che stavamo prendendo il caffè e improvvisamente è mancata la corrente: hanno 'tagliato' l'utenza. Allora hanno chiuso il bar e da allora non si è più visto nessuno. Credo che il titolare non fosse nemmeno di Cremona, ma qui non si è più visto nessuno". Nemmeno a ritirare la posta, che viene incastrata nella saracinesca rimasta a metà, sospesa.

Eppure quel bar ha una lunga storia: un tempo si chiamava Bar Pierino e fungeva sia da bar che da tabaccheria, quest'ultima poi trasferita nello spazio a fianco dal genero di Pierino, Enrico Pinoni. Poi il cambio di gestione con l'apertura del "Mi&Mi", chiuso nel periodo Covid e messo in vendita con una formula insolita, ossia una sorta di riscatto: l'acquirente poteva scegliere di versare un acconto minimo e poi il resto dilazionarlo in 72/80 mesi, ossia quasi 7 anni. Una proposta che aveva fatto storcere il naso a più persone: "La proposta rende evidenti i problemi (se non piuttosto il declino) di una città. Una caduta rovinosa e velocissima. I negozi che chiudono spesso restano senza nuovi affittuari. Significa che manca il coraggio e quello, che è nel dna degli imprenditori, se viene meno significa che la situazione è oltremodo difficile. Gli unici interessati ad aprire attività (ma vorrei capire quale prospettiva possono garantire) sono i distributori automatici, forse qualche catena di frutta e verdura. Sono lo specchio di una città che rinuncia a quell’aspetto umano garantito da negozianti e pubblici esercizi" era stata allora l'amara analisi di un ex commerciante cremonese.

Poi nel 2021 sembrava essere arrivata la svolta con la riapertura del locale rinominato "La Viola", in onore alla tradizione liutaria della città e come buon auspicio per l'attività, ma anche questa esperienza è terminata e la saracinesca si è abbassata ancora una volta sul quelle due vetrine. 

Segnale di un centro che tra caro parcheggi, calo drastico dei passaggi, percezione di sicurezza nelle ore serali e perdita di potere di acquisto dei cittadini, oltre che aumento dei costi per gli esercenti, sta continuando in modo preoccupante la sua discesa verso una desertificazione e una perdita di identità che sembrano ormai inarrestabili.

Michela Garatti


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commenti


Lilluccio Bartoli

28 gennaio 2025 10:37

Al de profundis delle botteghe partecipa l'inanità di chi acquista on line e poi si lamenta del centro che muore. La linfa delle palanche fluisce in Amazon e così tanti saluti e Bezo$.

Antonio

28 gennaio 2025 15:46

Pienamente d'accordo. Io non ho mai comprato uno spillo su Amazon e me ne vanto. Piuttosto prendo una cosa in meno ma preferisco farlo di persona, magari con qualche consiglio del negoziante. Purtroppo molti non la pensano così, compreso qualche persona che poi si lamenta se la merce non corrisponde o l' incaricato la getta a terra e si rompe o si bagna. Chi è causa del suo mal....

Gianmarco

28 gennaio 2025 16:31

Io sono pensionato ......prima andavo al bar ogni giorno e prendevo cappuccio e brioche alla mattina e caffè nel pomeriggio ma con gli aumenti è diventato un lusso ed ho rinunciato.... Mi dispiace ma le pensione mi è addirittura diminuita rispetto all anno scorso....

Manuel

28 gennaio 2025 16:48

Bezos parte da un punto di forza improponibile per molti commercianti.
È evidente che abbia avuto dei meriti, com’anche fortuna, nel proporre la sua visione di business e di lavoro, ma è pur vero che non paga tasse adeguate nei paesi dove sugge i tanti profitti. Ciò non cambierebbe i rapporti di forza, ma favorirebbe le casse pubbliche ed espliciterebbe un po’ di giustizia.