Così Jane Gardam una delle più grandi scrittrici inglesi racconta (mai tradotta) la vita a Cremona tra Po, Torrazzo, Mostarda e bici
Si contano sulle dita di una mano, ma letteralmente sulle dita di una mano e hanno avuto, o hanno, il privilegio di poter far parte di due delle più importanti realtà della storia culturale inglese. Sono i cinque scrittori che possono vantarsi di essere membri dell'Ordine dell'Impero, dove si accomodano per colazione insieme alla Regina che ne è il presidente e, contemporaneamente, membri onorari della Reale Società di letteratura dove la Regina non è presidente ma magari, ogni tanto, chiede qualche scritto da leggere tra un impegno e l'altro. Quattro di questi li conosciamo bene, o almeno dovremmo, quasi tutti: John Ronald Tolkien che scrisse lo Hobbit e Il signore degli Anelli, Rudyard Kipling che ci ha fatto crescere con il suo Libro della giungla, George Bernard Shaw che ha segnato intere generazioni con le sue sagaci e spesso feroci frasi e Joanne Rowling con la sua mastodontica opera Harry Potter. Due hanno vinto il premio Nobel per la letteratura mentre gli altri due sono i pilastri del genere fantasy e hanno rimpinguato in maniera consistente le casse di Sua Maestà con i diritti d'autore e gli introiti derivanti da gadget. Un piccolo particolare, Daniel Radcliffe, il piccolo maghetto di Hogwarts, manco a farlo apposta interpreta il ruolo del figlio di Kipling, Jack, nella biografia My boy Jack, dedicata a quel ragazzo partito volontario durante la Prima Guerra Mondiale e sopravvissuto solo pochi giorni durante la Battaglia della Somme. Dato che abbiamo accennato a quattro scrittori ma l'elenco è di cinque ne manca uno, o meglio una, che pochi, o praticamente nessuno, conoscono a Cremona. La stranezza è che se noi non la conosciamo per nulla lei conosce benissimo noi e, soprattutto, ha visitato e adora la città del Torrazzo.
Jane Gardam è una brillante scrittrice di più di 90 anni che fa parte di quel cortissimo elenco di mostri sacri della letteratura inglese, tanti libri e scritti per la BBC, racconti vari letti in tutto il mondo fino al 2014 quando, nella sua opera The Stories, decide di dedicare un intero racconto a Cremona.
Il pezzo si chiama Telegony e descrive lo sviluppo della telegonia, ovvero la teoria genetica che lega il primo progenitore sui figli successivi avuti anche da altri padri. Cosa c'entra la telegonia con Cremona? Di tutto e di più secondo Jane Gardam, ma questa volta i violini non sono il punto focale della storia, la storia è quella della città con i suoi duemila e passa anni di vita e dei suoi cittadini.
Alice e Molly sono due giovani che vivono in un piccolo borgo immerso nella campagna inglese, una vita abbastanza monotona fino a quando non entrano nel negozio di fotografia del signor Settimo, cittadino cremonese trasferitosi in paese decenni prima, e rimangono affascinate dalla foto del Torrazzo in bella vista su una parete. Dal colloquio con Settimo le ragazze scoprono una Italia diversa da quella comunemente raccontata nei notiziari, dato che il fotografo descrive la sconosciuta Cremona come "l'essenza della dignità della cultura e della civiltà, al pari di Firenze e Roma".
Da qui la vita delle due ragazze si sposta sulle rive del Po e la Gardam, che ha visitato almeno due volte piazza del Duomo e dintorni, riesce a portare il lettore in mezzo ai colori, alla architettura e alla vita della città. Onore al merito è la frase che più si addice al talento narrativo della Gardam, dato che anche il cittadino cremonese che avesse “l'ardire” di leggere la descrizione della propria città riuscirebbe a scoprire nuovi angoli e prospettive che solitamente ci perdiamo nella quotidianità. Dal prete in bicicletta che pedala velocemente sbuffando davanti al vescovado fino ai due ragazzi su un motorino scoppiettante che passano, ai tempi della visita della scrittrice si poteva ancora, in Piazza del Duomo, la Cremona di Telegony è quella della tradizione e della storia che affascina Alice e Molly, perché dietro alla maestosità di una piazza e delle piccole viuzze vivono decine di piccole storie differenti. I tavolini all'ombra del Torrazzo hanno tovaglie eleganti, il suono delle campane primaverili copre la voce di un cameriere che si rivolge alla coppia consigliando di assaggiare una piccola porzione quel piatto tipico e vecchio di secoli che è conosciuto come “La mostarda di Cremona”. Alice prova, quasi come se si trattasse di un omaggio obbligato alla città, a mangiare una albicocca intera ricoperta di quello sciroppo speziato alla senape che, dopo un primo succulento assaggio, le brucia in gola facendole lacrimare gli occhi e facendola urlare di dolore.
“Questa è la nostra stupenda mostarda, signorina, è una ricetta unica al mondo e molto antica -spiega il cameriere senza scomporsi minimamente davanti alle urla della turista – che lei può trovare solo qui a Cremona”.
La telegonia passa in secondo piano davanti ad una città che si sa far raccontare, così come trovano spazio le date più importanti di quel racconto come la battaglia in città del 1702 che Molly racconta, leggendo voracemente una guida, alla sua compagna di viaggio e fermandosi solo per assaggiare dei salumi. Jane Gardam legge e fa vivere la sua esperienza in città tramite racconto delle due protagoniste ma, in maniera esplicita, rimane personalmente affascinata nello scoprire o nel sentire storie di persone o luoghi che raccontano la vita di Cremona, quella che vita che il signor Settimo aveva saputo così brillantemente sintetizzare. Paradossalmente, come molti altri tributi alla città dei violini ma non solo, The Stories non è stato tradotto praticamente solo in italiano, lasciando alla scrittrice Gardam, facente parte di un ristrettissimo ed elitario club culturale, la possibilità di raccontare quella città che tanto ha saputo emozionarla.
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