14 settembre 2025

Cremona e il possesso di Guastalla e Luzzara. Quando Cremona controllava le due sponde del Po e i commerci sul fiume. Quei 15 sacchi di monete portati a Chiaravalle della Colomba

Tra l’XI ed il XII secolo, Cremona divenne la più importante città della Pianura Padana. Aveva sostituito Pavia come corte imperiale ed era diventata la seconda città come numero di abitanti, dopo Milano. I commerci vi fiorivano già dall’VIII secolo, ne è prova l’esenzione dai dazi sul Sale concessi ai Cremonesi che navigavano sul Po in società con i commercianti di Comacchio, allora centro importantissimo del delta del fiume.

Per proteggere i suoi privilegi sul Po, Cremona controllava entrambe le sponde davanti alla città stessa; l’oltrepo cremonese andava da Pieveottoville, Zibello, Busseto, fino a Cortemaggiore e Monticelli d’Ongina.

Per aumentare il controllo del fiume, nell’anno 1127 si accordò con l’Abate di San Sisto di Piacenza, che concesse ai cremonesi il possesso di un terzo delle corti di Guastalla e Luzzara in cambio della difesa militare delle stesse corti. Allo stesso tempo i cremonesi si impegnarono a pagare all’abate di San Sisto un moneta d’oro bizantina all’anno quale affitto dei due terzi di dette corti. Nel 1150 era stata investita della corte di Castenuovo Bocca d’Adda che il comune di Piacenza aveva acquistato sempre dall’abate di San Sisto, per cederla ai cremonesi in cambio della corte di Soragna detenuta dal marchese Pallavicino, nobile cremonese. L’accordo prevedeva l’esborso sempre all’abate di San Sisto di Piacenza di due bizantini.

Gli accordi procedettero senza intoppi fino al 1186 quando i consoli cremonesi Ambrogio Scandolara e Guizardo Dodono scacciarono a viva forza l’abate Berardo di Guastalla e rimasero quindi interamente padroni delle due corti.

In seguito alla discesa del Barbarossa, alleato questa volta con i milanesi a scapito dei cremonesi, sconfitti questi e distrutto Castel Manfredo, Cremona perse anche le due corti di Guastalla e Luzzara che passarono sotto il controllo diretto dell’impero.

Il successore del Barbarossa, Enrico VI, ritornò di nuovo alleato coi cremonesi e cedette loro Crema e l’Insula Fulcheria per la somma di 3000 lire imperiali, con il patto che, nel caso non fossero riusciti ad entrarne in possesso prima della morte dell’imperatore stesso, il suo successore avrebbe restituito ai cremonesi 1000 lire imperiali  e a garanzia di questo vincolo, vennero date in pegno Guastalla e Luzzara (segretamente l’imperatore mandò a dire ai milanesi che mai Crema sarebbe diventata di dominio dei cremonesi).

Così queste corti, cosi importanti sia dal punto di vista militare (Guastalla aveva ancora un munitissimo castello) che commerciale (tutte le navi e le merci provenienti da Venezia e dalla Bassa Lombardia vi pagavano il dazio) ritornaro in possesso di Cremona. Se poi teniamo conto dell’importanza strategica del territorio di Guastalla, vera spina nel fianco del territorio dell’Emilia, permetteva ai cremonesi di opporsi vantaggiosamente con le armi alle vicine città.

Alla morte di Enrico VI il monastero di San Sisto credette fosse giunto il momento di rientrare in possesso delle due corti di Guastalla e Luzzara. Mandarono messi al papa Innocenzo III affinchè venisse riconosciuto il diritto usurpato dai cremonesi, ma sia per l’ignavia del vescovo di Reggio, incaricato dal papa di derimere la controversia, che per la arroganza dei consoli cremonesi, non si riuscì a comporre la lite. La scomunica venne quindi lanciata contro Cremona e le città che avessero continuato a trattare con essa. Era vietato avere podestà cremonesi pena la scomunica stessa, ma evidentemente ormai questo atto non aveva più effetto se in quegli anni troviamo cittadini cremonesi a capo di Bergamo, Vicenza, Reggio,  così pure l’interdetto che avrebbe colpito le città che commerciavano con  i cremonesi, non sortì alcun effetto se in quegli anni vengono redatti trattati commerciali con Venezia, Bologna, Parma, Genova, Pisa e Ravenna.

Alla fine il podestà di Cremona Bernardo Pio raggiunse un accordo tramite il vescovo di Modena con il convento di San Sisto; per il possesso di Guastalla e Luzzara si sarebbero pagate 3000 lire imperiali che divise in quindici sacchi e caricate su otto giumente, furono portate al monastero di Chiaravalle della Colomba per la consegna all’abate di San Sisto.

Da allora Guastalla e Luzzara formarono il più ricco e tranquillo possedimento dei cremonesi e la base della loro potenza commerciale. Dal registro della  Gabella Magna si apprende che tra il secondo semestre del 1294 al 1302, la rendita per  il passaggio sul ponte che collegava  Guastalla a Dosolo, l’approdo dei navigli e dei dazi incassati da Cremona nel porto di Guastalla stessa,  ammontava a  3434 lire imperiali.

Per evitare poi che le navi cremonesi e reggiane pagassero un ulteriore dazio al comune di Mantova per la navigazione sul Po, nel 1218 Cremona e Reggio raggiunsero un accordo per la costruzione della Tagliata un naviglio che partendo dal Po  tra Guastalla e Luzzara, giungeva a Reggiolo; da Reggiolo alla Secchia e, mediante il fiume di Burana, si immetteva in Po proprio di fronte a Ficarolo presso Bondeno; in pratica seguiva il vecchio corso del Po. L’opera venne terminata nel 1223 e l’imperatore Federico II con diploma dato da Sora il 21 marzo 1223 sancì la libera navigazione nel canale dei cittadini Cremonesi e Reggiani.

Nel 1292 i cremonesi costruirono un potente castello a Dosolo a difesa della sponda sinistra del Po e successivamente ne eressero un altro a Luzzara. Così il passaggio del fiume venne ad essere difeso da una testa di ponte sulla riva sinistra e da due forti, Guastalla e Luzzara, sulla destra; nello stesso tempo i due forti difendevano la bocca ed il porto della Tagliata.

A partire però dal 1300, Cremona perse la sua importanza militare; nel 1304 Azzo VIII d’Este conquistò Luzzara che perse nel 1306 e nel 1307 Gilberto da Correggio, signore di Parma, prese e spianò le fortificazioni di Guastalla e Luzzara.

Nel 1310 ebbe definitivamente termine il dominio di Cremona su queste terre. L’imperatore Enrico VII assegnò a Gilberto da Correggio Guastalla, Luzzara venne assegnata a Passerino Bonaccolsi, signore di Mantova che poco dopo ebbe pure Dosolo. Era cominciato il declino dei Cremona. Nel 1322 la città, in preda alle lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini, perse definitivamente la sua indipendenza e si consegnò ai Visconti di Milano.

Nele foto il Monastero di Chiaravalle della Colomba

Luigi Silla


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