8 marzo 2022

L'Italia vuole potenziare i depositi di gas a Bordolano, Sergnano, Ripalta Guerina. Proprio 70 anni fa la grande fiamma di Bordolano

In queste sere diversi inviati delle televisioni nazionali hanno mandato in onda servizi da Bordolano dove la Stogit stocca nella pancia della terra, dove un tempo vi erano i giacimenti di metano ormai esauriti, un miliardo e 200 milioni metri cubi di gas (fino a una profondità di 1800 metri) con una capacità di erogazione di 20 milioni di metri cubi al giorno. La crisi Ucraina, la guerra e il rialzo delle materie prime, fanno ipotizzare di poter ampliare i depositi italiani. E i servizi dei vari telegiornali indicavano proprio Bordolano come uno dei possibili luoghi di superstoccaggio. Val la pensa ricordare che nella nostra provincia già stocchiamo circa il 40% di tutto il gas di riserva italiano. Oltre a Bordolano maxi depositi sono a Sergnano (2 miliardi e 500 milioni di metri cubi) e a Ripalta Guerina (2 miliardi ma già al massimo della capienza). Altri si trovano a poca distanza: a Settala, a Brugherio, nel Lodigiano e a Cortemaggiore quindi a pochi chilometri da qui. Tutti ex giacimenti di metano di cui la pianura padana è ricca. Alcuni erano anche nel piadenese e qualche anno fa si ipotizzarono sondaggi per la ricerca anche a Gussola

"La provincia di Cremona stocca il 40% del gas nazionale. Il problema è già serio e se si facessero altre attività, diventerebbe più che serio". Lo ha detto all'Adnkronos Ezio Corradi, del coordinamento No Triv Lombardia. "Occorre molta prudenza su queste cose: sotto il territorio lombardo ci sono delle sorgenti sismiche naturali e l'attività di stoccaggio può provocare della sismicità indotta, quindi un minimo di precauzione ci dovrebbe essere. Al momento, invece, le cose sono molto vaghe: il governo e i Ministeri avrebbero dovuto fare una mappatura di quello che c'è nel sottosuolo, andando a vedere nel dettaglio cosa succede e recuperando la storia dei singoli territori, ma queste cose non sono state fatte", avverte Corradi.

Quindi è così scontato che si possa riempire ancora di più la pancia della terra del paese di Bordolano (ma anche quello di Quinzano e Castelvisconti) con altro gas? Non serviranno altri studi? E i problemi sismici del territorio? Tanto più che proprio in questi giorni ricorre il 70° anniversario della grande esplosione al pozzo N.2 di Bordolano. Così la rievocazione su "Mondo Padano" del 1983 di quell'esplosione. 

Venerdì 21 marzo 1952, ore 23, 45. Un grande boato scuote Bordolano, Quinzano, Corte de' Cortesi ed altri paesi vicini. Una colonna di fuoco alta 80 metri si alza dal pozzo N.2 dei giacimenti metaniferi di Bordolano. Una quindicina di tecnici dell'Agip e un ingegnere che stavano lavorando attorno al pozzo per permettere la sua entrata in funzione per il sabato, sono riusciti a mettersi in fuga qualche istante prima della tremenda esplosione. Avevano avuto il sentore di quanto stava succedendo grazie ad una scossa del terreno e ad una prima esplosione che ha portato al blocco dell'illuminazione del cantiere. L'ingegnere, intuito il pericolo, lanciava il "si salvi chi può" ed immeditamente tutti partivano a gambe levate verso la campagna, gettandosi pancia a terra. Alcuni istanti dopo, un nuovo tremendo boato precede la grande fiammata che si alza dal castello in metallo del pozzo n.2. In pochi istanti della struttura in metallo rimane ben poco, risucchiata dalla forza delle fiamme. Tutta la zona è illuminata a giorno dal bagliore della fiamma bianca, dando all'ambiente una visione apocalittica. Gli abitanti di Bordolano cominciano ad uscire dalle case, atterriti, con gli occhi sbarrati osservano quella lingua di fuoco che nasce dalle viscere della terra e che si alza per ottanta metri.

Intorno al grande fuoco l'aria diventa irrespirabile, la colonna di fuoco continua ad alimentarsi dal pozzo di metano mandando rumori terrificanti. Muti, attoniti, i mille abitanti di Bordolano si riuniscono in crocchi: il gruppo più numerose è davanti alla chiesa, qualcuno comincia a pregare. Poi le prime notizie notizie: "non si tratta della fine del mondo ma del pozzo di metano, che ha preso fuoco - dice qualcuno - l'ingegnere assicura che non c'è pericolo". Ed allora inizia il pellegrinaggio ai terreni dell'Agi, qualche metro fuori dal paese. Le pareti delle case sono rossastre, i volti, illuminati dalla grande colonna di fuoco, hanno un colore terreo. Il carabiniere di guardia al pozzoed i tecnici tengono la folla ad alcune centinaia di metri dal pozzo.

Attorno al fuoco il terreno scotta. Il bagliore è visto anche a Cremona e, dalla città, oltre che dai paesi intorno a Bordolano, cominca ad affluire gente. Con loro arrivano anche i carabinieri, i vigili del fuoco, la polizia. Il servizio d'ordine è imponente. L'Agip di Cortemaggiore manda materiali e tecnici a Bordolano: arrivano trattori, argani, vestiti d'amianto. Si abbozzano subito le prime ipotesi di intervento. Lo schema è quello classico, già sperimentato in altre situazioni simili, non ultima quella accaduta l'anno precedente ai pozzi di Cortemaggiore: si sva aun pozzo a fianco di quello in fiamme e si iniettano, una volta raggiunta la quaota necessaria, cemento e fango...

Vista l'impossibilità di riuscire a spegnere il fuoco in tempi brevi l'agip chiede l'intervento di Mister Mjron Kinley, il famosissimo "mangiafuoco", portato sullo schermo da John Wayne, protagonista dello spegnimento di centinaia di pozzi di petrolio in tutto il mondo...

L'arrivo in Italia di Kinley è seguito da radio, televisione e da tutta la stampa del nostro paese...Molti attendono un superman, ed invece Kinley è un uopmo di mezza età, di poche parole, con una gamba di legno. I tecnici dell'Agip lo accompagnano subito a Bordolano. Mister Kinley si pone di fronte al pozzo in silenzio, lo scruta, lo studia, lo esamina nei dettagli, come un avversario da battere di cui si vogliono prima conoscere tutte le caratteristiche...

Nei giorni successivi proseguono le ispezioni di Mister Kinley al pozzo in fiamme. Protetto da una tutta di amianto e con il testa il caratteristico berretto rosso, si è immerso tra le fiamme. Terminata l'esplorazione, ha sostituito, come vuole un ritale scaramantico ormai consolidato, il berrettino rosso con un altro bianco e nero...Finalmente il 13 aprile il grande annuncio: l'indomani Mister Kinley tenterà di bloccare col tritolo l'uscita della fiamma...

Alle 11 del 14 aprile, Mister Kinley si accinge a portare a termine l'operazione. Protetto da una tuta di amianto e dai getti d'acqua dei pompieri, si cala fiun dentro le fiamme, verificando se il tubo di metallo da cui sgorga il metano ha resistito al fuoco. Terminata questa verifica, Mister Kinley fa approntare uno speciale carro sul quale è posta una carica di esplosivo di ben tre quintali di tritolo, collegata con una apparecchiatura elettrica che permette il comando a distanza dell'esplosione. Il carro viene spinto fin verso il cratere: le proprietà del tritolo sono tali che il calore, anche quello più elevato, non è in grado di farlo esplodere...Alle 11,40 ha premuto il pulsante mentre tutti i curiosi avevano trovato rifugio nei fossati attorno al campo dell'Agip e tutte le finestre di Bordolano erano state lasciate aperte su disposizione del prefetto. Si alza una gran nube di fumo nero, subito seguita da una detonazione. Una volta che il fumo si è diradato ecco il miracolo di "mangiafuoco Kinley": la fiamma è sparita e al suo posto esce dal pozzo con gran sibilo una colonna di gas purissimo...". 

Guarda il video dell'Istituto Luce

Mario Silla


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti