Da San Vito di Casalbuttano a Venezia, la storia di Primo Lanzoni. E' il "padre" della Ca' Foscari e si reinventò il porto veneziano
L'Unità d'Italia aveva compiuto poco più di un anno quando a San Vito di Casalbuttano Primo si presentò come nuovo ospite a casa di papà Giovanni e mamma Carolina. A est di San Vito quella Repubblica Serenissina, che aveva dominato per secoli il bacino del Mediterraneo con i suoi fanti del mar, aveva concluso il suo ciclo vitale da qualche decennio diventando parte del neonato Regno d'Italia.
Venezia non era solo galee o galeoni, con i suoi soldati si era espansa “Per Mare, Per Terram” portando gli uomini della laguna con i labari del Leone Alato ad assediare a volte Cremona e San Vito al grido di battaglia Viva San Marco!
Primo Lanzoni restò come “ospite” a casa di Giovanni e Carolina fino al 1880 quando, al termine degli studi liceali compiuti a Cremona, si iscrisse alla Scuola superiore del Commercio di Venezia, la prima realtà di studi economici italiana nata proprio per garantire alla Serenissima che quella espansione “Per Mare, Per Terram” non fosse solo di natura militare ma, soprattutto, di natura economica.
Economia, lingue straniere e diritto rappresentavano i punti di forza di una struttura che doveva confrontarsi con il commercio nel Mediterraneo, commercio sempre più veloce e selettivo. Primo ha innegabilmente talento e una visione moderna della vita economica, non è veneziano ma sa leggere bene di come in quella laguna, dove le calli raccontano secoli di conquiste e commerci, si stia consumando una sorta di crepuscolo degli Dei.
In quell'istituto studia economia e lega i suoi studi al fatto che, alla fine del XIX secolo, il commercio e gli spostamenti diventano sempre più parte di un mondo il quale, lanciato dalla rivoluzione industriale e dalla aperture di nuove vie di comunicazione, corre verso uno sviluppo che sembra tagliare fuori i poetici angoli della città sospesa sull'acqua. Primo dimostra di saper vedere avanti e di apprendere molto alla svelta, si diploma e ottiene la cattedra di geografia economica, ma non basta, ha capito che diventa necessario cambiare il concetto di studio applicato alle materie economiche.
L'istituto economico di cui fa parte è del 1868, però ricorda una sorta di piccola barchetta da pesca davanti agli enormi galeoni di marina rappresentati da molte Università europee, troppa differenza e troppo divario qualitativo spostano gli interessi degli allievi verso altre strutture dedite all'insegnamento di quella scienza, la economia, ancora tutta da scoprire.
Il ragazzo di San Vito non ci pensa due volte e raggiunge il suo scopo, fa trasformare la Scuola Superiore in una Università vera e propria dando origine a quella struttura, oggi chiamata Cà Foscari, dove “il pane quotidiano” per le matricole sarà rappresentato dagli studi economici e linguistici.
Il pensiero del cremonese è chiaro: se Venezia vuole restare al centro di quegli interessi che ne avevano determinato la grandezza fin dal Medioevo doveva investire in collegamenti e nelle persone. Crea l'Associazione degli studenti dell'ateneo veneziano con il preciso scopo di mantenere, nella laguna, quei contatti e quelle persone che avranno spazio nel mondo imprenditoriale o politico, capisce il binomio per il quale le idee nascono dalle teste e viaggiano sulle strutture. Senza una delle due gambe la strada da percorrere diventa sempre più ardua.
Il canale di Suez ha circa gli stessi anni della sua Scuola ma lui, grazie alle sue pressioni sul rettorato, parte per un viaggio di tre mesi verso l'India per fare in modo che le navi commerciali si fermino sotto la bandiera del Leone Alato invece che a Istanbul o Marsiglia.
In geografia economica Primo è un “mago” nel vero e proprio senso della parola, propone lo sviluppo di ferrovie che oggi conosciamo come quella del Sempione, vede nelle risorse africane un bacino enorme di potenziali prodotti da trasportare e lavorare in Italia, è un convinto sostenitore che le infrastrutture di trasporto rappresentino il potenziale economico per lo sviluppo italiano e veneziano. Per fare questo serve influire attivamente sull'ambiente, nodo cruciale e punto debole della sua visione, infatti fare gallerie, togliere campi per rotaie o strade per il trasporto merci non piace ma, come va ripetendo a tutti, i paesi europei stavano andando in quella direzione. Seguire o fermarsi, non c'erano alternative.
Venezia non poteva svilupparsi solo grazie ai gondolieri che cantavano “La biondina in gondoleta” ad estasiate coppie di turisti che fremono per una foto sul ponte di Rialto, serviva un cambio di passo per rendere la laguna appetibile anche alle merci. Lanzoni ottiene che il porto di Venezia non funzioni più come quel luogo dove, una volta arrivate le merci, i prodotti venivano venduti sulla darsena come ad un mercato rionale, fa potenziare magazzini e possibilità di stoccaggio per arrivare a creare una struttura da cui far partire i prodotti con qualsiasi destinazione. Creare un valore aggiunto dalle persone e dalle strutture è la visione di quella “new economy” che si affacciava al XX secolo. Da San Vito, passando per Olmeneta, si arriva in un batter d'occhio a Brazzuoli, incrociando i luoghi dove sono nati Primo Lanzoni e Felice Guindani, ex studente di economia della Cà Foscari e futuro ministro negli anni '30 nonchè allievo di Primo ad inizi del '900.
Un percorso economico tutto cremonese.
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commenti
FL
21 novembre 2021 08:02
Tutto molto interessante.
Se può essere di interesse pubblico, ho personalmente ricostruito l'albero genealogico di Primo Lanzoni, in quanto appartenente ad un ramo collaterale della mia famiglia in linea diretta paterna.