3 febbraio 2025

Da Torricella del Pizzo al Museo Galileo di Firenze. L'antico orologio del XV secolo protagonista di “Torri, Campane e Orologi", la prossima pubblicazione del Museo Uomo Tempo di Medesano

Sono probabilmente in ben pochi a saperlo, ma un pezzo di storia di Torricella del Pizzo si trova conservato al Museo Galileo di Firenze (straordinaria realtà storica e culturale con collezioni uniche al mondo). Si tratta di un antico orologio, risalente al periodo compreso tra il XV ed il XVI secolo che apparteneva al vecchio convento del paese ed era parte integrante della collezione di Giancarlo Del Vecchio. All’importante museo toscano è stato invece donato da Patrizia Del Vecchio. L’orologio, di particolare prestigio, sarà anche tra i protagonisti del libro fotografico  “Torri, Campane e Orologi", edito quest’anno (di prossima uscita) dal Museo Uomo Tempo di Medesano (Parma) e Consorteria Dimore Storiche Minori con il contributo della Associazione Vicus Petiatus di San Secondo Parmense. A curarlo è Luca Grandinetti, grande esperto di antichi orologi, fondatore sia del Museo Uomo Tempo che della Consorteria Dimore Storiche Minori.

Gradinetti ha tenuto innanzitutto a evidenziare le connessioni tra l’orologio da torre della Rocca dei Terzi di Sissa (PR) e l’orologio da torre del Convento di Torricella del Pizzo, rimarcando che è “pressochè sconosciuta la produzione di una tipologia di orologi da torre con caratteristiche affini che investe l’area parmense tra la metà del ‘400 e la metà del ‘500. Sono macchine che presentano elementi talmente ricorrenti da ricondurli ad una vera e propria corrente o scuola. Parlo dell’orologio del mastio della Rocca dei Terzi di Sissa in provincia di Parma, e dell’orologio da torre del convento di Torricella del Pizzo (CR) luogo in linea d’aria poco distante dal presidio parmense e già con esso gemellato nel corso del ‘900. Il primo elemento che accomuna i due strumenti – spiega Grandinetti -  è il telaio che si differenzia da altre produzioni del periodo non essendo a gabbia, ma costituito da una base quadrangolare da cui si ergono quattro montanti curvilinei terminanti con una corona, più o meno vistosa. Il secondo elemento è la disposizione dei treni al suo interno, affiancati e mobilitati da tamburi in legno con corde e pesi. Terzo elemento in comune è il sistema di suoneria, con la ruota partiore con numero di rintocchi in ordine crescente e ribotta dopo pochi minuti dal verificarsi dell’evento principale.

Il funzionamento di questi due orologi - evidenzia Gradinetti - segue un copione affidabile: nel treno del tempo il tamburo è mobilitato dalla caduta del peso legato alla fune, l’energia viene trasmessa ai pignoni e alle ruote degli assi sovrastanti fino a raggiungere lo scappamento che trattiene l’energia per rilasciarla lentamente, permettendo di scomporre il tempo nelle sue componenti. In questo treno, sullo stesso asse del tamburo si trova la ruota maestra munita di due perni che ogni ora sollevano un freno che si estende fra i due treni e che blocca in particolare quello della suoneria. Il freno immobilizza la ruota partiore serrandosi fra gli spazi inclusi tra i vari denti e, con un apposita leva, nello scasso di una piccola ruota che in genere, in base al modello di orologio, assume la forma di cuore o di ellisse. Quando il freno viene sollevato il treno del tempo è libero di scaricare il peso che attiva la ruota partiore; il freno quindi si muove su di essa e in particolare sui suoi denti di differente lunghezza, che danno l’indicazione del tempo necessario alla realizzazione del numero di rintocchi previsti, in abbinamento alla ruota a cuore/ellisse che, ruotando su se stessa movimenta il freno con condotta ondulatoria e il cui giro completo corrisponde allo spazio compreso tra i due perni della ruota preposta all’attivazione del leveraggio che tira e rilascia la corsa legata al martello battente sulla campana; quindi a ciascun dente della ruota partiore corrisponde un numero definito di rotazioni della ruota a cuore/ellisse da 1 a 12”.

Come spiega ancora Luca Grandinetti “le specifiche differenze tra i due meccanismi in esame vanno rintracciate nella completezza e nella presenza dei vari elementi e nel sistema di scappamento. L’orologio di Sissa, rintracciato come rottame negli anni ’90, venne consegnato al Maestro Alberto Gorla di Cividale di Rivarolo Mantovano, che ne curò il restauro andando a sostituire gli elementi compromessi e restituendo una macchina con scappamento a caterina, verga e bilanciere e un nuovo freno coerente con tutto il sistema. Tale impostazione viene storicamente compresa tra la nascita dell’orologeria meccanica e la metà del ‘600. L’orologio del convento di Torricella del Pizzo invece pare presentare tutti i pezzi originali ma con scappamento a caterina e ragionevolmente verga e pendolo, questi due ultimi mancanti. Va ricordato che lo scappamento a pendolo viene introdotto dopo la metà del ‘600 in una forma di transizione composta da verga, caterina e pendolo, successivamente la verga e la caterina verranno sostituite dall’ancora e dalla ruota di scappamento con denti radiali, quindi è corretto pensare che la macchina cremonese sia stata aggiornata con il nuovo scappamento nella seconda metà del sec. XVII.

Nell’orologio di Torricella del Pizzo manca anche il sistema di freno della suoneria, il leveraggio mobilitante il martello sulla campana e la ruota a cuore/ellisse. Oggi – ricorda l’esperto -  l’orologio della Rocca dei Terzi è esposto, funzionante all’interno del mastio, mentre quello di Torricella del Pizzo si trova nel museo Galileo di Firenze donato da Patrizia Del Vecchio, inventario n. 3932. Accanto a questi due orologi ne esistono almeno altri due affini, uno conservato in una collezione privata in Svizzera e un altro presso il Museo Arte Tempo di Clusone (BG) il quale riporta sul telaio una incisione trecentesca considerata però apocrifa legata al Maestro Rolando Rogolli, “casualmente” parmigiano”.

La presenza di questo orologio al museo fiorentino non può che essere motivo di vanto per la piccola comunità di Torricella e l’occasione per aggiungere nuovi tasselli agli studi dedicati alla storia locale. Tra l’altro, proprio a Torricella del Pizzo, nella sala del consiglio comunale si conserva un altro orologio, di origine ottocentesca, realizzato da una ditta di Casalmaggiore che un tempo funzionava nel municipio stesso. Infine l’uscita del libro “Torri, Campane e Orologi" rappresenta una ulteriore e bella occasione per approfondire la storia dei territori di fiume ed è la prima di una serie di pubblicazioni che saranno dedicate agli antichi orologi posti di qua e di là dal fiume, che Grandinetti intende portare avanti con la speranza di trovare le “porte aperte” e quindi la disponibilità di parroci, sindaci e, in genere, di proprietari di antichi orologi conservati in terra cremonese, casalasca e cremasca. Nel frattempo, andando sul sito museouomotempo.it tutti possono prendere conoscenza della bontà e dell’importanza del lavoro che Grandinetti sta facendo nello studio e nel recupero degli antichi orologi dei nostri territori. 

Eremita del Po

La foto dell’orologio del convento di Torricella del Pizzo è tratta dall’archivio del Museo Galileo di Firenze

 

Paolo Panni


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commenti


Jim Graziano Maglia

3 febbraio 2025 19:38

Torri,campane e orologi e tanta storia locale che non si conosce..Io per primo. Sei veramente straordinario Paolo Panni,... Eremita del Po ...o "Segugio della Storia?" (Scusa la licenza).E pensare che possediamo veramente una Storia,un Arte,un Artigiano e degli "attori interpreti" straordinari ..Altro che social o altre " monnezze" mass-mediatiche" che circolano nel web e "trappole' soprattutto per I più indifesi , deboli e non necessariamente giovani.Non che non tutto sia da buttare,ci mancherebbe.Ma quando si legge e si impara "la Bellezza" grazie ai tuoi articoli(termine un pochino ristretto), qualche domanda emerge dallo sciatto quotidiano culturale.Basterebbe conoscere e amare le nostre Storie ,le nostre Tradizioni,i nostri Paesaggi,i nostri vari Personaggi.. ecc...ecc.,per "assaporare" al meglio le nostre Radici(...dal gusto non certamente amarognole..,anzi!)??? Chissà...Intanto grazie Paolo e grazie ancora a Cremonasera per questo quotidiano, gradito e continuo nutrirci storico -giornalistico...