Dopo tanti anni, finalmente è partito il cantiere (fondi PNRR) per la sistemazione della scalinata e dell'esedra del cavalcavia per il cimitero
Dopo tanti anni di abbandono, finalmente si è aperto il cantiere per la sistemazione della scalinata che dal cavalcavia scende all'ingresso del cimitero. L'intervento del comune finalmente arriva grazie ai fondi del PNRR. Le due scalinate erano un vero percorso di guerra, chiuse da tempo con transenne, con i marmi divelti, le lastre in pietra di Botticino sono rotti, saltati anche i parapetti e i reggimano. Si metterà mano anche alla storica esedra dell'esedra di fronte al cimitero, quella con tutte le tessere del mosaico dedicato ai martiri fascisti ormai interamente sollevate e su cui si intravede solo la scritta "Roma". Ricordiamo che si tratta di monumento inaugurato il 28 ottobre 1930 insieme ad altre 132 opere pubbliche di città e provincia per esaltare il primo podestà fascista Giovanni Bellini.
Insomma si mette mano ad uno scempio autentico protrattosi per troppi anni e che, di fatto, impediva l'accesso pedonale al cimitero. L'impatto di questo disastro ha richiamato una poesia di Alfredo Pernice: "El panouramma, ahimè! el fà végner frèdd. El diis a j occ e al coor:..."Chi l'è finìda". Così Alfredo Pernice in "Bàgoule rimàde" del 1935 nella sua "Dal lougiaat del semiteri" parlava del panorama che si vedeva arrivando al cimitero di Cremona.
L'intervento non rigurderà tutto il cavalcavia bisognoso comunque di intervento in tutto il suo percorso. Un monumento che ha già superato i novant'anni che andrebbe comunque tutelato. Un tempo quando qualcuno moriva si diceva "L'è 'ndàt ài plàten", cioè è andato ai platani perchè quando ancora non esisteva il sovrappasso sulla ferrovia, da via Dante si arrivava al cimitero percorrendo via Platani, come ricorda Luciano Dacquati nel suo "Te'l dìghi in cremunées". Poi nel 1910 il primo progetto previsto da via dei Platani, poi il traffico sulle strade di via Dante e viale Trento e Trieste ne consigliò lo spostamento nella sede attuale che ha anche il vantaggio di portare i pedoni davanti al portone d'ingresso del cimitero. L'opera era stata progettata dall'architetto Aldo Ranzi e dall'ingegner Contuccio Contucci ed è dedicata ai Caduti in guerra e quindi pensato come monumento. Il progetto venne illustrato nel 1926 durante la III Biennale d'arte cremonese e, insieme ai quadri di Arata, Vittori, Busini ecc, venne effettuata una mostra sul “progetto monumentale del cavalcavia del cimitero" a cura dell'Ufficio Tecnico comunale. Durante la costruzione fu necessario addirittura incanalare provvisoriamente le acque del Naviglio Civico. Anche per questo il sovrappasso va sistemato e tutelato.
fotoservizio Gianpaolo Guarneri (Fotoservizio StudioB12)
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commenti
Michele de Crecchio
8 marzo 2024 22:53
La costruzione del "cavalcavia" (più corretto sarebbe stato forse chiamarlo "cavalcaferrovia"), progettato dal toscano ingegnere comunale Contuccio Contucci, fu, purtroppo, un disastro ambientale per la città in quanto impedì ai cremonesi di ammirare la bella facciata del Cimitero Monumentale dalla via Dante e la cittadinanza, allora molto più attenta al paesaggio urbano di quanto non lo sia oggi, non mancò di manifestare apertamente il suo disagio, nonostante che alla guida della città si fosse ormai insediato un personaggio autoritario come il molisano Roberto Farinacci, arrivato dalle nostre parti come "capostazione" di Malagnino.
L'idea di dare un assetto architettonico dignitoso al geometricamente problematico raccordo tra il cavalcavia vero e proprio, proveniente dalla via Dante e le ripide rampe carrabili che, al suo termine settentrionale, discendevano ad ovest verso Sant'Ambrogio e ad est verso San Bernardo, fu brillantemente elaborata dal neo assunto, come semplice disegnatore comunale, architetto romagnolo Aldo Ranzi che vi inserì, senza eccedere in retorica, sia il Monumento ai Caduti Fascisti che le due scale destinate a favorire il collegamento pedonale tra l'ingresso al Cimitero e la testata settentrionale del cavalcavia vero e proprio.
Il progetto dell'opera, originariamente elaborato dal bravo Aldo Ranzi, molto risentiva della sua particolare preparazione accademica, chiaramente influenzata dal gusto tardo "secessionista" che allora si impartiva agli aspiranti architetti. Il tempo trascorso tra l'ideazione originale del progetto e la sua effettiva realizzazione, l'influsso del gusto "novecento" sostenuto da Margherita Sarfatti, intima amica del "duce" Mussolini nei primi anni della sua avventura politica e, probabilmente, anche l'esigenza pratica di contenere significativamente il costo complessivo dell'opera, determinarono poi una realizzazione finale dell'opera decisamente più semplificata rispetto all'originale e decorativamente complessa impostazione ideata dal Ranzi.
I tristi e terribili ricordi legati al particolare periodo politico nel quale l'opera fu concepita hanno, probabilmente, contribuito al grave degrado nel quale la costruzione oggi si ritrova.
enzo
9 marzo 2024 09:20
"Le due scalinate erano un vero percorso di guerra, chiuse da tempo con transenne..." Si vede che non è vostra abitudine frequentare a piedi lo storico ingresso del Cimtero, sennò non avreste scritto una simile sciocchezza. Ad essere da tempo transennata, perchè totalmente impraticabile causa dissesti era la scalinata est! Ma quella bella testa dell'Assessore competente ha lasciato che l'impresa chiudesse ermeticamente anche quella di ponente, intatta , che almeno una volta la settimana (come molti frequentatori anziani e no) scendevo agevolmente per curare le tombe dei miei defunti. Adesso per quanti mesi (anni?...) mi toccherà allungare la "passeggiata" di cinquecento metri tra andare e tornare, avendo a lato l'intenso traffico veicolare? Mestèer cremunees, altro che sbeffeggiare i cremaschi !