E' morto Kissinger. Quando nel 1976 il Segretario di Stato volle sulla sua scrivania un dossier sulla strana e "dialogante" politica a Cremona e sull'Amoco
Si è spento nella sua casa in Connecticut l'ex segretario di Stato americano e consulente per la sicurezza Henry Kissinger che lo scorso maggio aveva spento 100 candeline. Per diversi decenni ha segnato la politica estera americana e la diplomazia mondiale. Nel 1976 Kissinger volle un dossier sulla politica cremonese "stranamente" dialogante rispetto alle liti romane. Una ricerca di Marco Bragazzi
A volte veniva definito come “il Presidente mancato”, nel senso che tanto era il suo potere negli ambienti politici mondiali da mancargli solo l'elezione a Presidente degli Stati Uniti. Henry Kissinger, anche volendo, non avrebbe mai potuto sedere davanti alla scrivania dello studio ovale, per il semplice motivo che, nel 1923, “scelse” di nascere a Furth, in Germania, quindi non sul suolo americano, primo fattore necessario per poter ambire a diventare l'inquilino della Casa Bianca. Un secolo lungo quello attraversato da Henry Kissinger, un secolo di enormi trasformazioni, di drammi e di cambiamenti epocali. Un secolo in cui la sua figura è stata, comunque, spesso al centro di scelte importanti e a volte controverse, guidata da un pragmatismo politico che raramente troverà uguali. Si dice che un vero statista è attento anche alle piccole cose, perché da quelle piccole cose possono nascere grandi soluzioni o grandi problemi. Kissinger era attento e voleva essere informato anche di una città che lui, nato in Germania e attento all'Italia, conosceva di certo, del resto i commentatori politici statunitensi degli anni '70 raccontavano che Henry parlava con la brillantezza di un violino Stradivari.
Siamo a Washington nel freddo gennaio del 1977 quando, nel suo ufficio, il potentissimo statista comincia a leggere il resoconto sulla città di Cremona redatto dai suoi inviati tramite l’ambasciata americana in Italia. Per Kissinger, che nel suo studio poteva vantare tra le altre cose il diploma come premio Nobel per la Pace nel 1973, capire la città di Cremona poteva rivelarsi un’impresa ardua quasi come la guerra in Vietnam. Era il segretario di Stato del presidente Gerald Ford, allora, dopo aver ricoperto lo stesso ruolo anche con Richard Nixon, ma la città di Cremona, a prescindere dalla sua storia e dalla cultura che la accompagnava, rappresentava un mistero. Kissinger inarca le folte sopracciglia mentre sfoglia il telegramma appena arrivato dalla ambasciata statunitense a Roma, un paio di fogli e diverse righe sulla città di Cremona per cercare di capire come le cose, a volte piccole e quasi insignificanti, possano andare diversamente in un luogo rispetto alla quasi totalità delle città italiane. Ad un cittadino cremonese verrebbe da chiedere “Per quale motivo Henry Kissinger poteva essere interessato a Cremona?”.
Bella domanda ma, visto il profilo molto materiale dello statista, il suo interesse non era di certo rivolto direttamente soltanto ai violini, alla cultura o alla gastronomia. Semplicemente nel 1976, periodo con la politica nazionale italiana in una sorta di stato confusionale, Cremona sembrava un’isola politicamente felice dove le principali coalizioni di governo della città, il Partito Socialista, il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana dialogavano tranquillamente, per cui, da Washington, si rendeva necessaria una analisi dello strano fenomeno.
Gli inviati dell’ambasciata arrivano in città e parlano con molte persone legate alla vita locale – i referenti politici, il prefetto, il direttore generale della raffineria Amoco, gli editori – e si informano su come si viveva in città e sui punti dolenti o di forza all’ombra del Torrazzo. Kissinger leggerà uno spaccato della città dove la criminalità è quasi assente e la povertà assoluta sembra non aver ancora fatto capolino, ma dove i problemi non sono direttamente legati alla città ma alle leggi troppo leggere per i criminali, quasi a confermare di come la città di Cremona fosse una stranezza nella vita sociale italiana, lontana da quei problemi che attanagliavano il resto d'Italia. Il telegramma raccontava la forza della agricoltura cremonese a livello nazionale, ma anche i problemi legati alla concorrenza di alcuni Paesi europei, la posizione della raffineria che, con 300 dipendenti circa, rappresentava l’industria più grossa, anche se il sistema industriale cominciava a muovere i primi passi.
Tra le righe si scorge la vita quotidiana di una città di quasi novantamila abitanti con problemi ben diversi da quelle statunitensi, nonostante alcuni episodi di cronaca nera. Le forze politiche cittadine dialogano tra di loro e dialogano con i cittadini, il sindaco in forza al Psi Zanoni discute tranquillamente con il Partito Comunista così come con la Democrazia Cristiana che era all’opposizione. Sul resoconto viene anche segnalato che aveva aperto i battenti la prima radio locale, Radio Cremona, fatto che integrava l’informazione quotidiana e rendeva la cittadinanza più consapevole di come si viveva nella loro città. Kissinger aveva bisogno di informazioni locali per capire le evoluzioni a livello nazionale, la città non era un caposaldo di qualche partito come potevano essere quelle emiliane o venete, la ricchezza sembra diffusa, così come le aperture di dialogo tra le varie forze politiche, quasi a conferma che il benessere accessibile a quasi gli abitanti tutti rendeva i rapporti sociali e politici molto più tranquilli.
A questo punto Kissinger, magari togliendosi i pesanti occhiali e grattandosi la nuca per la stranezza del rapporto, aveva forse capito solo alcuni dei “perché” di Cremona, di certo poteva tornagli utile la storia del medioevo cremonese scritta a fine 1700 dal presidente John Adams; di certo la stessa analisi sulla città del Torrazzo verrà richiesta, pochi mesi dopo, anche dal Presidente Carter e dal sostituto di Kissinger, Cyrus Vance.
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commenti
François
30 novembre 2023 12:03
In Paradiso con Pinochet ed altri compari canteranno le lodi del Signore fra schiere di Angeli ed Arcangeli, Cherubini e Serafini...
Michele de Crecchio
1 dicembre 2023 14:41
Con ogni probabilità l'interessamento di Kissinger derivava allora dalla circostanza che, con l'avvento al governo della città di Cremona di politici più attenti che in passato alle questioni urbanistiche, la pericolosissima posizione della americana raffineria Amoco (collocata sopravento rispetto alla città e in piena zona già golenale!) veniva finalmente contestata e fatta oggetto di accese discussioni nello stesso consiglio comunale!