15 luglio 2023

E' tornato libero dal cantiere il palazzo tra via Guarneri e corso Campi. La facciata restaurata è un gran colpo d'occhio. L'intervento è di Palù. Al pianterreno lo store di una catena

Uno degli angoli più caratteristici di Cremona, l'angolo tra corso Campi e via Guarneri di fronte alla Galleria 25 aprile, è tornato libero dalla staccionata e dal grande telo che per mesi ne ha impedito la vista. Il palazzo, restaurato, da Giorgio Palù (dello Studio ArkPabi), è davvero magnifico nella sua facciata. L'impatto è da togliere il fiato. Il Palazzo è riemerso in tutta la sua bellezza. L'immobile aveva conosciuto negli anni Sessanta una profonda ristrutturazione interna. E' uno dei tanti palazzi su cui ha messo mano uno dei genii cremonesi del Liberty, quell'ingegner Luigi Cabrini che, forte della collaborazione con Cornelio Bregonzio, ha dato il meglio di sé su via Dante, via Mercatello, viale Trento e Trieste e la casa Brusati all'angolo tra corso Campi e via Virgilio, un tempo sede di una magnifica salumeria e ora di una libreria. Il palazzo è stato ribattezzato "I Giardini del corso" ed è un misto tra residenza e spazi commerciali con il cortile interno diventato una sorta di giardino verticale abbinando la bellezza dell'immobile, la sua posizione centralissima e il bel vivere con spazio verde. Dopo le traversie del centro odontoiatrico Dentix (che aveva occupato la parte un tempo della farnacia Centrale e prima ancora della Casa di Bianco-Casa Sovrana) e l'abbandono del palazzo da parte di molti inquilini (studi professionali, le Assicurazioni Generali e la Regione Lombardia che qui teneva i corsi di formazione professionale) e negozi (tra cui l'ampio spazio della Benetton), tutto l'immobile è stato acquistato tempo fa da un fondo internazionale (l'Acs) specializzato nella gestione del credito e già protagonisti di restyling in diverse città del nord Italia. Secondo il tam tam che da settimane sta girando tra i negozianti di corso Campi al pianterreno dovrebbe trovare collocazione lo store di una catena che da tempo cercava in città uno spazio prestigioso. 

 


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commenti


michele de crecchio

16 luglio 2023 17:29

Tutto bene, anche se l'articolo non segnala se, come si temeva, siano state poi effettivamente realizzate quelle autorimesse sotterranee di cui originariamente si era sentito parlare, autorimesse il cui accesso sarebbe stato particolarmente inopportuno in quanto posto proprio nel cuore di una delle zone pedonali più interessanti del centro storico cittadino. Personalmente mi sento inoltre di contestare l'attribuzione al gusto "liberty" di questa facciata che presenta invece le caratteristiche tipiche del gusto "tardo eclettico" (talvolta detto anche "umbertino"). Il gusto veramente "liberty" (termine inglese che oggi tende, purtroppo, nel linguaggio corrente a sostituire l'originale termine italiano, a mio parere ben più pertinente ed espressivo, di gusto "floreale") è infatti caratterizzato, oltre che da decorazioni di ispirazione vegetale, soprattutto dall'utilizzo di linee curve e fluenti e dall'abbandono di elementi architettonici di tradizione classica (come fregi, cornici, capitelli ecc.). Per intenderci, a mio parere, può definirsi sicuramente "liberty" (o, meglio ancora "floreale") l'edificio di corso Garibaldi sorto, a suo tempo, poco distante da Palazzo Raimondi, per ospitare il magazzino di mobili "Gran Galileo" (oggi al piano terra è occupato da un grande negozio per la vendita di detersivi e altri prodotti per la pulizia). Non può invece definirsi liberty o floreale, ma piuttosto tardo-eclettico o umbertino l'edificio di cui tratta l'articolo recentemente restaurato in corso Campi, all'angolo con via Guarneri.
Poiché i due gusti architettonici sono stati utilizzati in periodi storici molto vicini tra di loro e, in parte, coincidenti, l'errore di definizione è largamente giustificabile. Analoga confusione si sta ormai da tempo determinando anche da quando molti edifici realizzati dagli anni trenta in poi vengono definiti "razionalisti", mentre in realtà sono di gusto "littorio". In estrema sintesi, assistiamo al medesimo fenomeno per il quale una definizione, nata in realtà per individuare un certo "gusto", viene poi nella pratica utilizzata in modo estensivo, erroneamente comprendendovi anche molti altri edifici che a tale "gusto" non sono correttamente riferibili, ma che sono sorti, praticamente, nello stesso periodo. Nell'uso comune, per concludere la mia, temo troppo lunga "sbrodolata", termini nati per individuare un certo stile o gusto, vengono sempre più, a mio parere inopportunamente, utilizzati per individuare anche il periodo storico nel quale tali "stili" o "gusti", pur non essendo stati utilizzati dalla maggioranza degli edifici allora realizzati, costituirono tuttavia la novità culturalmente più significativa.