24 luglio 2022

Ecco la piattaforma Biglieme sull'ex Snum , il restauro rivela l'imponenza delle antiche mura di Cremona

Guardate che meraviglia. E' la "plataforma spagnola" come emerge nell'area ex Snum dopo lo scavo e il restauro della muratura da parte di una cooperativa incaricata dalla Soprintendenza archeologica di Mantova e di cui si è fatto carico la FinDonati, l'azienda che ha acquistato l'area e su cui, a sinistra guardando la zona da via Giordano, realizzerà un supermercato. Dopo 4 anni di polemiche e di attese il risultato permette di valorizzare l'unica area cittadina ancora dotata di Baluardo, Porta e Piattaforma laterale attigua. Si tratta dell'intero complesso di Porta Mosa.

Da qualche mese la Sovrintendenza Archeologica di Mantova lavora per valorizzare e rendere fruibile ai cittadini la cosiddetta Piattaforma di Biglieme utilizzata per collocarvi cannoni a scopo difensivo.

Gli scavi hanno messo in luce una muratura antica in mattoni compatti e con buone malte interstiziali a scapito di uno scempio eseguito a metà del 1900 per costruire sulla piattaforma il deposito Snum. Anche le volte della Cremonella hanno dato conferma di come le mura difensive fossero interamente circondate da acque canalizzate.

I lavori archeologici restituiranno ai cremonesi una parte importante della piattaforma militare di Biglieme che sarà visibile e che non sarà area commerciale. Le notizie storiche e architettoniche devono ancora essere indagate a fondo dagli addetti ai lavori che, con professionalità, stanno compiendo lo scavo. 

Può tornare utile riprendere quanto già avevo scritto nel 2018 e che lasciava intravedere cosa potesse esserci nel sottosuolo e restituiva alla zona il nome, ancora da indagare sul perchè, di Piattaforma Biglieme, dedotto da carte militari del 1707 .

Agostino Cavalcabò, ad inizio del 1900 scrisse: molta storia della città è rispecchiata nei nomi delle vie o, meglio, in quelli delle vecchie contrade...in una parola, l'ambiente dei nostri antenati”.

Tale pensiero ormai è stato scavalcato dall’assenza di memoria, e la memoria è stata ricoperta spesso col cemento, e Cremona è una città fatta da mattoni da almeno 2000 anni.

È il caso di menzionare quindi l'ex deposito Snum (Servizio di Nettezza Urbana Muncipale) di via Giordano che sta per essere smantellato e adibito a zona commerciale, poiché nulla resta del passato che fu.

Ora, sia chiaro che di interessante sembrava non fosse rimasto nulla, poiché già interrato, livellato, rimosso e spianato ad inizio del 1900, ma sotto vi scorre ugualmente un colatore medioevale.

Il progetto è stato voluto primordialmente da Albricus de Sale nel 1180, come biforcazione della Cremonella, allo scopo di circondare le mura della città di Cremona con un sistema idrico che seguisse le pendenze e sbarrasse lastrata delle mura alle fanterie inimiche”. La Cremonella, deviata e biforcata alla Porta Po Vecchia, seguiva quindi l'attuale via Giordano, rendendosi parallela alla sovrastante via Cadore, vero muro sud della città già con il Podestà Bernardo De Orlando Rosso che le fece rinforzare, sfruttando il dislivello tra le attuali due vie. 

Le mura, lunghe per intero 5,5 km, divennero quindi dal 1250 il limite tra Cremona ed il Po (sul lato a sud) e tra Cremona e i Corpi Santi (su lati ovest, nord ed est).

Alla Cremonella si aggiunge, proprio nella area dell'ex deposito snum, il Marchionis (da via  Melone a Via Cadore) e la Fossa Civica, in grado di recuperare le acque in discesa dal tridente composto da via 20 Settembre, via Bonomelli e via XI Febbraio, nonché dalla zona di via Aporti.

Nella Fossa Civica confluivano quindi vari colatori del tridente, tra i quali: la fossa dei preti, la fossa viandina e il forcello. L'energia delle acque era così importante da mantenere attivo, sin dal 1211, un mulino presso Porta Mosa. Tale mulino era del Comune e nel 1447 fu deviata parte della corrente del Marchionis per alimentarlo sino alla fine del 1700, quando fu chiuso e demolito.

Tutto il sistema convergeva in uscita dalla città presso Porta Mosa tramite il Cavo Morta.

La Mosa era appunto una zona paludosa, fangosa, spesso interessata dalle piene del Po e lo stesso Quartiere, detto“del Diavolo” (ora conosciuto come Quartiere Nuovo e composto da via Pedone, via Santa Maria in Betlem…), soffriva fino a fine 1800 delle acque di rigurgito durante le piene.

Le vie vennero livellate col materiale di riporto della demolizione di S.Domenico, spostate da una parte all'altra della città con carretti trainati da ronzini.

I canali vennero tutti tombinati in varie epoche e con varie modalità, sino a sparire definitivamente agli occhi, destinati spesso a divenire parte dei sottoservizi urbani. Lo stesso paleoalveo del Po cambiò rotta col passare dei secoli e si scostò dalla vicina città.

A quel punto furono il Morbasco e il Cerca a portare via le acque reflue da est e da ovest e a riconvogliarle al grande fiume presso il Mento”.

Dopo aver toccato il sistema idrico in zona, scendiamo ora nello specifico della area dell'ex deposito snum.

La zona muraria da Porta Po Vecchia a Porta Margherita (Romana) era chiamata nel 1400 Muri Cinture e seguiva le vie Cadore e Pedone.

Solo nel 1700 fu modificata chiamandosi Bastioni Porta Po e poi nel 1800 Bastioni di Porta Romana, sino al toponimo moderno in epoca fascista di via Cadore. E lungo via Cadore le mura erano intervallate da baluardi o bastioni e, tra un baluardo e l’altro, correva un elemento di muro detto Cortina. 

Se la cortina risultava troppo lunga ed esposta si costruiva un elemento intermedio che poteva essere di diverse tipologie.

La piattaforma ad esempio era una specie di terrazza allargata sul muro dalla quale si poteva dominare la scena, oltre che posizionare per esempio dell’artiglieria.

Ecco che, da alcuni documenti letti da me su altri testi di studiosi, emerge una stampa militare del 1707 di tale Giovanni Battista Sesti, ing. Militare.

Su tale stampa si analizza la cinta muraria con i vari elementi che vengono indicati con lettere. Vi sono almeno tre lettere che vanno analizzate per derimere il punto esatto dell'ex deposito snum e per risalire appunto alla sua importante valenza passata.

Alla lettera M figura Porta Mosa e la sua mezzaluna: si parla della Porta antica detta della Mosa.

Alla lettera L figura il Baloardo Carazena, e qui bisogna aprire una breve parentesi: Don Luigi de Benavides, Carillo, Toledo, Marchese di Fromista e Caracena, Conte di Pinto, era il Governatore dello Stato Milanese in epoca spagnola e rinforzò il complesso di Porta Mosa nel 1648 durante assedio dei Francesi.

La struttura che noi ora chiamiamo Porta Mosa, quella adibita a parco e concerti e manifestazioni, è il Baluardo di Caracena che il Sesti descrive appunto 50 anni dopo la sua costruzione e rinforzo.

Alla lettera N figura la Piattaforma di Biglieme ed è tale piattaforma ad occupare l'esatta posizione equivalente al nostro ex deposito Snum.

Si trattava di un elemento molto importante a tutela della punta di lancia rappresentata dal Baluardo Caracena. Un eventuale nemico, interessato a varcare la Porta Mosa, si sarebbe trovato in una area in basso, sovrastato dalle mura in alto, intrappolato in una sorta di corridoio della morte, bersagliato da tre lati. 

Nessuna analisi ha chiarito origine del toponimo Biglieme. Nessun testo letto e riletto ha, al momento, chiarito tale nome che non viene mai citato.

Ma è chiaro da varie mappe, tutte dopo il 1700, che tale elemento esisteva ed esiste oggi, ed ha una forma così particolareggiata da essere sovrapponibile alla attuale costruzione.

E se allora esiste sovrapposizione esiste anche l'esatta collocazione della sottostante Cremonella Nuova, che proviene da via Cadore e da Porta Po e scarica a Porta Mosa secondo lo schema precedentemente descritto.

Ed allora, se sotto tale fabbricato vi è un antico canale, sarebbe buona cosa citare gli statuti del 1388 riguardanti Stratarum, Arzinorum et Aquarum

...”che debbano esser tenuti mondi da sporcizia e qualsivoglia ingombro, dai proprietari latistanti e da chi ne ricava vantaggio...(tintori, candeggiatori,confettori,macellari).

E dopo 500 anni dagli statuti sarebbe anche giusto citare nel 1910 l’ing. Lanfranchi che durante lo studio del nuovo piano regolatore con abbattimento delle mura ed espansione edilizia sulle mura stesse disse: si propone di lasciare facoltà ai singoli proprietari di portare le nuove costruzioni fino sulle mura, con obbligo peraltro di rimborsare la spesa per la copertura del Cavo”.

Ed allora, così come alla Coop di via del Sale, con il Morbasco, perchè non riesumare un tratto di Cremonella/Marchionis che i cremonesi non vedono più da almeno cento anni?

Le foto con il drone sono di Riccardo Maverick Rizzi

 

Maurizio Mollica


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