9 settembre 2025

Fine ‘500: a Casalmaggiore si giocava già a calcio. E’ il nuovo feudatario D’Avalos a valorizzare le dispute col pallone. Sfide a calcio con i Gonzaga

La ricerca è di Angelo Locatelli, straordinario ricercatore e collega carissimo prematuramente portato via dal Covid nel marzo 2020. La documentazione raccolta da Locatelli testimonia come già cinquecento anni fa nelle nostre terre si giocasse a calcio.

Casalmaggiore, fine `500. Lo sport preferito sembra essere, in quel tempo, il gioco del pallone valorizzato dal nuovo feudatario di Casalmaggiore, il marchese D ́ Avalos. Un gioco completamente diverso dall ́attuale ma altrettanto avvincente che può essere recuperato, nelle sue regole, nel trattato sul gioco della palla scritto nel 1555 da Antonio Scaino di Salò, arciprete di Quinzano. 

Il calcio attuale deriva, infatti, da “un ́invenzione” inglese della fine del ́800 che predilesse l ́uso dei piedi a quello delle mani come era, invece, precedentemente. Erroneamente viene attribuita l ́invenzione ex novo agli inglesi perché il gioco del pallone con i piedi è già documentato in Cina nel sec. IV avanti Cristo e, nello stesso periodo in Grecia. 

A quest ́ultimo proposito basterebbe accennare ad una stele marmorea poco conosciuta, presente presso il Museo archeologico di Atene, che raffigura un giovane che sta insegnando a palleggiare ad un bambino. 

Il gioco del pallone affascinò, nel periodo accennato, gli abitanti del capoluogo casalasco che lo videro mettere in pratica, in più occasioni, grazie alla nobiltà locale. Alla fine del `500 la vita di Casalmaggiore si era andata vivacizzando per merito dei nuovi feudatari del luogo, di matrice napoletana e dei nobili, originari della medesima località, giunti al loro seguito. 

Fu grazie alla “napoletanità” di questi uomini giunti dal sud, unitamente ad una parte di spagnoli, ad imprimere uno spirito più giocondo e a vivacizzare la vita di Casalmaggiore con feste e giochi tra i quali, principalmente, quello del pallone. Il tutto durò per una cinquantina d ́anni, dal 1568 al 1618. Fu infatti con atto del 24 luglio 1568 che il nobile Francesco Ferdinando (o Ferrante) D ́Avalos di Aquino, marchese di Pescara, acquistò dalla Regia Camera il feudo di Casalmaggiore al prezzo di 45.109 scudi d ́oro d ́Italia. Detto feudo comprendeva anche le località (riportate come scritte nei documenti del tempo) di Agoiolo, Brugnolo, Caminata, Capella, CasalBellotto, Gambellone, Fossa Caprara, Quattrocase, Rivarolo del Re, Breda, Roncadello, Stafolo, Vico Bellignano, Vico Bonghisio, Vico Moscano e Villanuova. Il 29 ottobre dello stesso anno il nominato marchese ne entrava effettivamente in possesso. Tra i beni feudali erano compresi i diritti già assegnati ai Marini, precedenti feudatari, e cioè i redditi derivanti da dazi, pedaggi, pesche, cacce,pascoli, il reddito detto “della Lunga del Po”, che rendeva lire 3952 all ́anno, e altri redditi non inerenti al feudo. Quest ́ultimo fu possesso dei D ́Avalos fino al 15 marzo 1618, data in cui venne "redento" a favore della Regia Camera ... 

In quei tempi il territorio casalasco era piuttosto florido e i nuovi proprietari fecero di tutto per non annoiarsi. La fine del ́500, come scriveva l ́oratore casalasco Ettore Lodi, fu uno dei più allegri del territorio specialmente grazie al soggiorno del feudatario Alfonso Felice D ́Avalos, marchese del Vasto che, nel 1583, si era stabilito con la sua famiglia in Casalmaggiore. Famiglia “piena invero di nobilissimi cavalieri napolitani” e “di altri gran signori”. 

In quel periodo confluirono a Casalmaggiore “da ogni parte personaggi per loro sollazzo” spesso ospitati dalla nobiltà locale. Vi fu pure una crescita culturale e, ogni tanto, venivano “recitate comedie, battute moresche, fatti balletti ed altre digne di quei signori”. 

Ogni giorno, scriveva il Lodi, giungevano a Casalmaggiore molti forestieri “come ad un teatro di piaceri”. Alfonso Felice D ́ Avalos organizzava per i suoi cavalieri giostre e combattimenti e promuoveva l ́addestramento alle armi per i giovani della nobiltà locale che, ogni tanto, davano saggi della loro bravura in occasione di visite di “gran signori”. Nelle stalle del marchese Alfonso Felice, al pari dei principi, si allevavano bellissimi cavalli che divennero pure oggetto del contendere nelle varie partite di pallone. Uomo di vasta cultura il D ́Avalos ebbe intorno a sé uomini d ́ingegno e virtuosi tenuti in gran conto dal nominato signore che fungeva da vero mecenate. Egli, nato nel 1564 e deceduto a Roma a soli ventinove anni nel 1593, deteneva numerosi titoli di prestigio tra i quali quelli di 3° principe di Francavilla, 5° marchese di Pescara, 4° marchese del Vasto, conte di Monteoderisio, patrizio napoletano, gran camerlengo del Regno di Napoli, cavaliere del Toson d ́oro. Dal matrimonio con Lavinia della Rovere, figlia di Guidobaldo II duca di Urbino e di Vittoria Farnese dei duchi di Parma e Piacenza, ebbe tre figlie ed un figlio, nato a Casalmaggiore nel 1587 e morto, a neppure tre anni, nel 1590. 

A quest ́ultimo era già riconosciuto il titolo di patrizio di Napoli... A Casalmaggiore era deceduta pure, nel 1579, la nonna materna margherita Paleologa, dei marchesi del Monferrato. 

Fu durante le reggenza dei D ́Avalos, e cioè nel 1577, che il ducato di Milano iscrisse i rappresentanti di Casalmaggiore alla classe e ai privilegi dei cittadini milanesi e questo in riconoscenza degli aiuti avuti dal Casalasco in occasione della carestia e della peste subite dalla città l ́anno precedente. Il giovane Alfonso Felice De Avalos amava, tra le altre cose, il gioco del pallone, passione che condivideva con il duca Vincenzo Gonzaga di Mantova (1562 - 1612) suo cugino. I due oltre che dalla parentela erano legati da grande amicizia e non potevano "l ́uno star molto senza dell ́altro". Spesso allora si scambiavano vicendevolmente le visite sempre all ́insegna del divertimento. I due, in molte occasioni, portavano con sé dei bravi giocatori di pallone ("da ballone"). 

Alcuni "d ́eccellenti" abitavano allora in Casalmaggiore. Le partite si svolgevano quindi, parte in Mantova e parte nel capoluogo Casalasco, in appositi sferisteri o presso le fosse delle fortificazioni come si faceva altrove. Tra i giocatori protagonisti figuravano gli stessi nobili cugini che, come posta del gioco, mettevano in palio "chi un cavallo, chi un cane da caccia, chi un falcone, chi una cosa chi un ́altra da principi pari suoi, cose in vero da gran gusto, e degne".

Il duca (Gonzaga) e il marchese (D ́Avalos) erano presenti in tutte le partite "vedendosi due gran signori in giuoco correre, e travagliarsi" dietro ad una palla. I due nobili erano sempre accompagnati dai propri trombettieri : il "Cingaro", lo Zingaro, trombettiere del Gonzaga e il "Moro", trombettiere di Alfonso Felice D ́ Avalos, feudatario di Casalmaggiore. 

Anche loro, alla fine, gareggiavano ma a suon di musica per celebrare la vittoria dell ́uno o dell ́altro dei contendenti. Una bella tradizione che, se recuperata, darebbe nuovo lustro alle due città. 

Angelo Locatelli


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